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Poco dopo, quando tutti caddero addormentati per la mancanza di sonno, Jungkook era tuttavia in forze. Stava per sorgere il solo ed era uno spettacolo che non si sarebbe di certo perso ma non voleva farlo da solo così andò a cercare Jimin. Lo cercò per tutta casa ma non lo trovò, andò fuori e immediatamente vide un ombra seduta fra la fresca erba della collinetta in cui era posta la casa. Rientrò in casa per prendere una coperta e poi uscì un'altra volta. Si avvicinò lentamente per non intimorire il ragazzo ma alcuni singhiozzi perturbarono il suo udito così si affrettò e si sedette al suo fianco. Lo abbraccio con forza trasmettendogli il suo maggior calore e affetto poi coprì entrambi i loro corpi con la coperta per riscaldarsi insieme.

«Perchè piangi, ragazzino? Non ti piace l'alba? È così bella...» accarezzò dolcemente il viso del minore per raccogliere quelle lacrime che sfiguravano quelle adorabili guanciotte.

«A-Avevo bisogno di sfogarmi...» sussurrò contro il suo petto.

«Perchè non mi hai chiamato prima? Voglio essere il tuo cuscino su cui puoi piangere, voglio essere la tua consolazione o la tua alba di un giorno nuovo... Permettimi di esserlo. Condividi quello che hai dentro con me» supplicò il maggiore.

«Non devi preoccuparti per me, sto bene così. Tranquillo» disse Jimin d'improvviso allontanandosi anche dal corpo dell'altro.

«Vuoi ancora seguire la minchiata che ha detto quel decelerato, Jimin? Allora dovrà uccidermi perché io a te non ti lascio e tu tanto meno, mi hai sentito?» pronunciò seriamente ogni singola parola.

«No, non ti ho sentito»

«Tu mi hai sentito! Tu devi ascoltarmi! Non finirà tutto quel che si è creato tra di noi per quel fottuto bastardo! Non lo permetterò, mi hai capito? A costo di scappare dall'altra parte del mondo ma noi non ci lasceremo. Perché mai dovrei smettere di combattere per la mia felicità, per la mia libertà? Non riuscirà a buttarci giù. È un fallito»

«Sei ancora di quest'idea? Cazzo. È riuscito a far del male a tre persone a distanza di poco e mi dici questo?» sbottò arrabbiato.

«Davvero? Ancora? Sto cominciando a credere che l'amore che dici di professare per me non sia poi così grande... Io solamente sto cercando di salvare tutto questo, tu no! Porca puttana!» controbattè il rosso in preda all'ira.

«Non ti permettere, Jungkook! Non ti permettere a sminuire quello che provo per te! Perché c'è ed è molto ma molto forte tanto da portarmi a prendere decisioni così gravi per il nostro bene!» indicò con rabbia.

«Per il nostro bene? Ma che cazzo dici? Ci stiamo solamente distruggendo! Il tuo amore non me lo dimostri agendo in questo modo, agendo da solo e senza di me! Stai soffrendo? Anch'io lo sto facendo e maledettamente! Cazzo ma almeno facciamolo insieme! Ti stai arrendendo ed io non voglio una persona al mio fianco che si abbatte al primo ostacolo, che non combatte per non perdere il suo amore più grande! Perché per me me tu sei questo! Sei il più grande amore della mia vita, l'unico vero e sincero ma a quanto pare per te non è lo stesso...»

«Allora vattene a fanculo, non mi importa, hai capito? Non me ne frega più un cazzo!» urlò distrutto al suo interno.

«Hai visto che ho ragione?» rise sarcasticamente «Non mi ami abbastanza, ragazzino... Sono un illuso ma un illuso contento. Io continuo ad amarti malgrado tu ti stia comportando in questo modo»

Jungkook guardò poi intensamente quella linea d'orizzonte dove stava per nascere il nuovo sole di un nuovo giorno. Jimin, seduto a pochi centimetri da lui, pianse con la testa fra le sue ginocchia. Il suo cuore era dolorante e la sua gola bramava di gridare al mondo quanto amasse quell'uomo dai capelli rossi, rossi come l'amore che provava per lui.

«J-Jungkook...» richiamò il minore.

«Che c'è, Jimin?» rimase totalmente serio.

«Io t-ti amo...» sussurrò a stento.

«Non credo o almeno, non come ti amo io» inghiottì voracemente senza neanche girarsi a guardarlo.

«Non p-puoi dire questo...» singhiozzò rumorosamente ma all'alto non importò.

«Si che posso dirtelo invece! Non voglio ripetere sempre le stesse cose ma sono io quello che vuole lottare ancora per quest'amore e non tu!» disse già stufo.

«Ti s-stai comportando p-proprio da stronzo, c-cattivo adesso...» l'altro rise e in un attimo imprigionò il minore sotto di sé, facendolo distendere su quel prato verde con riflessi dell'alba nascente.

«Ma secondo te come cazzo dovrei comportarmi? Come cazzo dovrei comportarmi, eh? Cosa dovrei dirti?» ringhiò ferocemente «Il Jungkook di prima è sempre qui, non potrà mai scomparire! Quello stronzo, freddo, strafottente sempre qui è! Sì è solo attenuato perché prova un sentimento tanto forte verso una persona, verso di te, porca puttana! Non posso restare impassibile quando vedo te che cerchi di distruggerti in questo modo, dannazione! Quando vedo che cerchi di allontanarti da me, di lasciarmi... Jimin non è questo il nostro bene!»

«Ma se facesse del male a tua figlia, io morirei perché la colpa sarebbe solo e solo mia! Non voglio che le accada niente, non voglio che quel fottuto bastarda le tocchi anche solo un misero capello! Non posso permetterlo! Lo capisci?» affermò senza mai smettere di piangere, non riusciva a trattenersi.

«Se mia figlia sta con me, non le accadrà nulla! Prima di toccarla, devono passare sul mio cadavere, mi hai capito? Cazzo, siamo quasi in un'altra città! Non ci raggiungerà perché la polizia lo troverà per prima con le prove che ho fornito. Jimin perché ti ostini a voler dargliela vinta? Non ti capisco, maledizione»

«Ho fottutamente paura! Paura, timore! Paura di perderti, di perdere tutti i nostri cari. Ho paura...» Jimin strinse il corpo di Jungkook contro il suo. Quest'ultimo pose il suo volto contro il collo contrario dove depositò un tenero bacio ma subito dopo si scostò ferito e quasi furibondo.

«Mi fa rabbia il fatto che tu non mi creda, che tu non abbia fede sulla mia parola. Mi fa fottutamente incazzare, Jimin e sinceramente parlando, mi sono rotto il cazzo di tutta questa merda! Di dover sempre ribadire le stesse cose, di dover sempre rassicurarti... Non puoi solo credermi, stare con me e insieme risolverlo? No, devi tenere il suo cazzo di gioco di merda! Sai che ti dico allora, vaffanculo! Sto cercando in tutti i modi possibili ed immaginabili di dimostrarti che ti amo, che non voglio mandare a puttane tutto questo e tu continui... Vaffanculo, mi sono rotto davvero» Jungkook si alzò dal suo corpo per ritornare in casa. Voleva calmarsi e stare lì, ancora vicino a Jimin, non lo avrebbe aiutato per niente.

«K-Kook...» pianse ancora senza riuscire a dire altro.

«Kook un cazzo, ragazzino. Non voglio perdere la calma più di quanto già non lo abbia fatto quindi vado dentro. Tu schiarisciti le idee che mi sembri un po' confuso»

𝑳𝒊𝒕𝒕𝒍𝒆 𝑩𝒐𝒚 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora