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Jimin aprì i suoi occhi improvvisamente. Si mise seduto sentendosi all'istante stordito quasi perso. Guardò la finestra vicino a sé e vide buio totale. Aveva dormito così tanto? Ad un tratto sentì bussare con insistenza alla porta della sua camera. In cuor suo sperava fosse Jungkook ma no, da lì vide spuntare la signora Min Dae con un caldo sorriso.

«Oh, tesoro. Stai bene?» domandò la donna dallo stipite della porta.

«Si, si... Mi scusi se non sono più venuto in terrazza... Credo di essermi addormentato» raschiò la sua nuca con imbarazzo.

«Non c'è nessun problema! So che non è un momento facile questo... Guarda lì» segnalò il comodino, Jimin fissò quel punto e notò un piccolo vassoio con del cibo «Ho pensato avessi fame»

«O-Oh, grazie tante» arrossì con un breve sorriso.

«Ora vado... Mangia tutto, tesoro» Jimin annuì silenziosamente e l'adulta uscì, lasciandolo un'altra volta solo.

Si tirò più su appoggiando la sua schiena alla spalliera in legno del letto e sospirò, uno di quei tanti e tanti sospiri malinconici fatti in quei giorni così duri. Prese quel piccolo vassoio e lo posò sopra le sue gambe. La osservò più volte ma la voglia di mangiare quella cena preparatagli non c'era, il suo stomaco era totalmente chiuso. Ma prima di mettere quel vassoio nuovamente al suo posto e rinchiudersi sotto le coperte, notò un piccolo particolare che face riaprire in un battibaleno il suo appetito.

Una barretta di cioccolato al latte sbucava da sotto il tovagliolo.

Sorrise per la prima volta con sincerità dopo quei momenti infelici passati.

Sperava con tutto se stesso che Jungkook fosse stato l'artefice di quel gesto e di fatti, il suo istinto non si sbagliava. Solo lui comprava appositamente quella determinata marca di cioccolato per Jimin, fra l'altro una delle migliori in commercio.

Malgrado la situazione, malgrado le cattive e dolorose discussioni avute con il rosso, Jimin amava con vita il fatto che quest'ultimo si preoccupasse ancora per lui, che lo amasse ancora nonostante tutto.

Entrambi erano dannatamente orgogliosi, dannatamente ostinati con le loro ragioni ma Jimin decise in quel momento che quei lati del suo carattere sarebbero stati messi da parte per far spazio solamente all'amore che provava per l'altro.

Capì solamente in quell'istante che Jungkook stava agendo in quel modo per un unico motivo.

Spingerlo a lottare e non ad
arrendersi.

...

Jimin guardò l'orologio del suo telefono che segnava la mezzanotte ormai passata e il suo pensiero seguiva su quell'uomo dai capelli rossi così tanto orgoglioso. Non era ancora rientrato in camera e il timore che potesse essere successo qualcosa cresceva già dentro il corvino che decise così di alzarsi ed andarlo a cercare, magari avrebbero anche risolto. Infilò le ciabatte ai suoi piedi e scese giù in salotto dove trovò Hara e Min Yuk seduti sul divano abbracciati l'un l'altro.

«H-Hara, Min Yuk...» chiamò e i due menzionati si girarono immediatamente guardando con confusione il minore difronte a loro.

«Dicci pure, Jiminie. Hai bisogno di qualcosa?» sorrise il più grande.

«Mi dispiace disturbarvi ma, ma volevo sapere dove fosse Jungkook... Sapete dov'è? Non è ancora rientrato in camera e mi sto preoccupando» chiese con le sue guance leggermente rosate.

«Non devi preoccuparti. L'ho visto uscire fuori con un cuscino e qualche coperta. Non ho voluto fargli domande perché non mi sembrava affatto di buon umore...»

«O-Oh, capisco... Vado da lui i-io» Jimin segnalò l'uscita con le sue dita ma la voce di Hara fermò il suo passo.

«Jiminie mettiti un giubbotto o una coperta sopra, fa freddo lì fuori a quest'ora» avvertì alzandosi lentamente dal divano insieme al suo compagno «Noi adesso andiamo a dormire, il nostro piccolo vuole riposare» toccò il suo pancione e sorrise con amore «Buonanotte, tesoro e mi raccomando risolvete! Non voglio che mio cognato si ammali con un febbrone per stare lì fuori» ridacchiò.

«Si, andate pure. Buonanotte!» esclamò il più piccolo che prese un giubbotto più pesante e corse fuori.

L'aria gelida della notte colpì il pochi secondi il volto di Jimin che amò particolarmente respirare quell'aria così pura, fresca, limpida tipica di quei luoghi di campagna immersi nella natura.

Strinse le mani attorno alle sue braccia per trasmettersi un altro po' di calore e si avviò verso la sua metà. Sapeva che lo avrebbe trovato nello stesso punto in cui era stato lui in mattinata.

Di fatti, era lì, sdraiato su un plaid con le braccia incrociate dietro la nuca e solo un misero lenzuolo copriva il suo corpo. Guardava quel cielo notturno soprastante colmo di piccole luci brillanti e sembrava star pensando ad qualcosa di profondo. Magari pensava a lui, credette il più piccolo mentre sorrideva. Successivamente, Jimin si catapultò al suo fianco. Adesso uno accanto all'altro.

«Jungkook...» sussurrò il più piccolo che fece intrecciare la sua mano a quella del più grande, stringendola con forza.

«Ti stavo aspettando...» ammise Jungkook sorridendo attraverso la luce della notte. Jimin sentì il suo cuore fare grandi e catastrofici salti di gioia.

«Abbracciami» sentenziò il corvino.

«Dovrei farlo?» dubitò osservando quel bellissimo ragazzino al suo fianco.

«Si, devi farlo. Mettiamo da parte l'orgoglio, le discussioni, le brutte parole, i pianti, il dolore... Voglio solo stare con te» Jungkook lo trascinò sopra di sé e lo abbracciò come se la sua vita dipendesse da quell'atto di amore «Non voglio più che ci sia questo clima di tensione tra di noi. Non lo sopporto. Non lo reggo. Mi fa soffrire» il rosso accarezzò la sua schiena con delicatezza «Voglio solamente amarti e non lasciarti mai... Credimi...»

«Io ti ho sempre creduto...»

𝑳𝒊𝒕𝒕𝒍𝒆 𝑩𝒐𝒚 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora