Capitolo 10

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L'appuntamento era per le 19:00 alla piazzetta della fontana, in cui ci eravamo fermati a parlare l'altra sera. Ma sono le 19:11 e sono riuscita a trovare parcheggio solo un paio di minuti fa, così mi sto incamminando velocemente verso il luogo dell'incontro sperando che nel frattempo non se ne sia andato.

Fortunatamente lo intravedo da lontano, è di spalle e indossa un paio di jeans neri con un giubbotto di pelle color cammello. Ma dopo pochi istanti mi rendo conto che sta chiacchierando con una ragazza. Rallento immediatamente il passo, non voglio interromperli e non voglio dover interagire con questa tizia bionda.

Pochi secondi dopo si salutano, lei lo guarda come se fosse un angelo e quello sguardo mi causa un'improvvisa e inspiegabile fitta allo stomaco. Devo sicuramente aver mangiato qualcosa che mi avrà fatto male!

Quando lei scompare, mi sento decisamente sollevata e decido di presentarmi all'appuntamento, così accelero il passo, mentre lui controlla il suo orologio da polso, probabilmente chiedendosi che fine io abbia fatto. Quando si accorge della mia presenza, alza lo sguardo e mi sorride, ma io sono arrabbiata e non so più nemmeno io per quale dannato motivo.

- Sei in ritardo! - mi rimprovera ironicamente.

- Lo so, non riuscivo a trovare parcheggio. - rispondo.

- Sai, per un attimo ho creduto che mi avresti dato buca! - dice ridendo.

C'è poco da ridere, te lo saresti meritato!

- Non è mia abitudine, in ogni caso avresti potuto passare il resto della serata con la tua ragazza! - rispondo con un tono più acido di quanto avrei voluto.

Ok, adesso mi sento molto stupida, perché diamine l'ho detto?!

- La mia ragazza? - corruga la fronte. - Non ho una ragazza. - dice trattenendo un sorriso.

- Non mi dirai che tutte le ragazze ti guardano in quel modo! - sorrido fingendo di prenderlo in giro, ma non mi sto divertendo e dovrei smetterla di comportarmi così.

- Quale modo? - chiede incuriosito, non penserà che io sia stupida.

- Comunque non mi riguarda, cosa volevi dirmi? - chiedo incrociando le braccia sul petto, adesso vorrei solo andarmene.

Non dice nulla, mi osserva attentamente per diversi secondi, costringendomi a sostenere quello sguardo maledettamente attraente.

- Non sarai mica gelosa! - esordisce poi con un sorrisetto compiaciuto.

- Non dire assurdità, Ermal! - lo rimprovero.

Come si permette? No che non sono gelosa, non ne avrei alcun motivo.

- D'accordo, ok! - ride, che cavolo ci sarà da ridere poi?!

- Allora? Volevi parlarmi? Sono qui, fai in fretta! - non riesco a controllare il mio tono.

- Si può sapere perché continui a mantenere questo atteggiamento nei miei confronti? - mi chiede indicando con la mano le mie braccia conserte.

- Ah, io?! - non credo sia al corrente di aver appena sganciato una bomba. - Chi dei due continua a rivangare il passato ricorrendo a stupide ripicche da bambocci? - tiro fuori con una certa liberazione quello che penso, sono giorni che me lo tengo dentro.

- Ok, non hai tutti i torti, infatti volevo spiegarti, ma comportandoti così non fai che rendermelo difficile. - ribatte.

- Mi aspetto delle scuse, Ermal! - dico come se fosse un ordine.

- Io non devo scusarmi proprio di niente! - si spazientisce.

- Allora posso anche andarmene!

- Bene, conosci la strada di ritorno! - risponde indicando la via alle mie spalle.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora