Extra 6 - Riferimento a Capitolo 5

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Mio fratello e mia sorella sono venuti a trovarmi per qualche giorno. Tutte le volte che vengono qui mi sembrano giorni di festa, passiamo così tanto tempo divisi che rivederli mi rimette sempre il cuore a posto. Mi sento in pace e non spreco neppure un minuto lontano da loro, passiamo insieme intere giornate a ridere e ricordare i vecchi tempi nel modo più spensierato possibile.

Questo pomeriggio le vie cittadine sono più affollate del solito, ma mia sorella ha deciso di andare al centro commerciale e mio fratello non ha potuto fare altro che accompagnarla, mentre io sono rimasto in città perché avevo lezione con Ivan.

La lezione adesso è finita e sono andato al negozio di fiori a passare un po' di tempo con Valerio. Mi sta raccontando un aneddoto divertente riguardante un nostro amico comune che gioca a calcio di merda quasi quanto me, così a un certo punto scoppiamo a ridere e mi sento bene. Finalmente un pomeriggio spensierato tra le risate e le chiacchiere di un amico che per me è come un fratello.

Lui c'è sempre stato, soprattutto quando al mio fianco non c'era nessuno. C'è stato quando sono arrivato in Italia e non parlavo con nessuno, quando ho sofferto a causa della mia prima cotta, quando ero pieno di sensi di colpa per un matrimonio annullato all'ultimo minuto. Tutte le volte in cui mi sono sentito perso, lui era lì, pronto a offrirmi la sua spalla, a consigliarmi e ad appoggiare qualsiasi mia scelta purché mi rendesse felice.

Gli devo molto, non smetterò mai di volergli bene e credo che la cosa sia reciproca.

- Che schiappa! - commento continuando a ridere.

- Non hai idea, al confronto tu sei Ronaldo! - esclama.

- Sì certo, prendi pure per il culo! - rispondo con una smorfia.

La vibrazione del mio telefono interrompe le nostre risate, lo tiro fuori dalla tasca e leggo il nome sullo schermo.

- Jenny! - dice Valerio leggendolo.

Blocco il mio cellulare e me lo riporto in tasca.

- Non rispondi? - mi chiede.

- Non ho voglia. - mi guardo intorno scocciato.

- Ermal, sei sicuro che non sia innamorata?

- Beh, non sarebbe colpa mia, non l'ho mai illusa. - spiego.

- Oggi è venuta a cercarti Martina. - dice.

- Cosa? - mi giro di scatto.

- Ha detto che doveva parlarti e che non le rispondi al telefono, si può sapere che combini?

Mi porto una mano tra i capelli con fare nervoso, forse non avrei dovuto chiamarla l'altra sera.

- Niente, io... L'ho chiamata qualche giorno fa, avevo bisogno di... Sai, di...

- Di scopare! - conclude.

- Non è così, è solo che... Sì, ok, è così! - ammetto infine.

- D'accordo, posso capirlo, ma tu le confondi Ermal, non le chiami più, poi all'improvviso ti viene voglia di scopare e ne inviti una a casa. Che ti prende, non eri tu a dirmi che non sono giocattoli? - mi ricorda.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora