Extra 20 - Riferimento a Capitoli 22 e 23

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Io e Giulia stiamo ancora cercando di riprendere a respirare in maniera regolare, lei si è abbandonata su di me, non ha le forze per scostare il suo corpo dal mio ed io non voglio che lo faccia. Voglio che resti ancora così, un tutt'uno col mio corpo, mentre mi respira addosso, col cuore che batte contro il mio petto.

Riprendiamo lentamente fiato, lei solleva appena il viso e mi lascia un leggero bacio sulla guancia. La sua dolcezza mi spiazza, mi chiedo quante cose mi sono perso di lei in tutti questi anni e la osservo scivolare via e lasciarsi cadere, stanca, sul materasso.

Giulia si sdraia su un fianco, rivolta verso me e appoggia il naso sulla mia spalla, dandomi la sensazione che voglia, in qualche modo, respirarmi.

Il suo corpo nudo si rilassa completamente, a un certo punto non riesco neanche più a sentirla respirare. Forse si è addormentata.

- Dormi? - sussurro.

- No. Mi godo il tuo profumo. - risponde.

Sorrido, sembra una stronzata, ma ciò che ha detto ha la sua importanza.

Apre gli occhi sui miei, mi osserva per qualche istante.

- Sei così bello! - mormora accarezzandomi il viso con leggerezza, quasi potesse rompermi.

- Hai battuto la testa? - le chiedo perplesso.

Bello? Da quando?

- Perché?

- Davvero? Mi trovi bello? - avrò di sicuro qualcosa che attrae, non saprei spiegare cosa in particolare, ma bello non lo sono mai stato.

- Ti trovo molto bello, Ermal. E i tuoi occhi sono i più belli che abbia mai visto. - spiega liberandomi il viso dai ricci.

- Addirittura! - la prendo in giro.

Cavolo, deve essere davvero innamorata se vede tutte queste cose in me.

- Sono seria. - chiarisce. - E l'ho sempre pensato.

In che senso?

- Sempre? Che vuol dire?

- Non lo so, Ermal, ero veramente convinta di essermi dimenticata di te, ma quando ti ho incontrato, un paio di mesi fa, il mio cuore ha fatto uno strano rumore. Mi sono ricordata di come mi avevi guardata la sera della festa...

- La festa?

Cosa significa, che sta dicendo? Sono confuso.

- La festa a casa di Francesco Ranieri. - specifica.

Ok, credo di non aver capito niente o di aver capito anche troppo. C'è stato un periodo in cui lei ha pensato a me? Le piacevo?

- Non capisco, credevo di non piacerti. - rifletto ad alta voce.

- Lo credevo anch'io, ma i tuoi occhi non mi sono stati esattamente indifferenti. Mi sono spaventata che tu potessi piacermi davvero e non mi andava di ammetterlo. - confessa.

Continuo a guardarla senza sapere cosa dire, mentre la mia mente va veloce con pensieri e frasi scomposte che dovrei rimettere in ordine.

Sta dicendo che mi ha evitato perché frequentarmi le sarebbe costata la reputazione. Sta dicendo che le piacevo, che si è accorta di me non solo perché mi reputava un tipo strano o magari sì, magari si è accorta di me proprio perché quella mia stranezza le piaceva.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora