Capitolo 15

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Ieri sera sono andata a cena fuori con Alessandro, "Una pizza tra colleghi, che male c'è?" mi ha detto quando, alla sua proposta di uscire, ho esitato a rispondere. Con questa frase ha voluto sottolineare il fatto che non fosse un appuntamento, ma a questo punto credo fosse una semplice strategia per convincermi ad andare.

In effetti ci è riuscito e sembrava realmente una pizza tra colleghi finché, mentre ci incamminavamo verso le nostre rispettive macchine, ha cercato di baciarmi.

Inutile dire che decisamente non mi andava, così mi sono scostata suscitando, ovviamente, l'imbarazzo di entrambi. Ale si è scusato dicendo che pensava di piacermi ed io gli ho risposto che in effetti mi piace, che lo trovo un bellissimo uomo, ma che non mi sembrava il momento adatto. Lui mi ha guardata sospettoso, ma alla fine è stato cortese, si è scusato e mi ha comunque accompagnata alla macchina per poi augurarmi la buonanotte.

Stamattina, però, mi ha salutata in maniera fredda e distaccata e questo mi ha fatto pensare che, a quanto pare, non l'ha presa poi così bene.

Il fatto è che avrei anche potuto baciarlo, in fondo sono single e non vedo né sento Ermal da due settimane, ma qualcosa, quella cosa dentro me continua a dirmi che è sbagliato baciare un uomo che non sia lui ed io non riesco a fare a meno di ascoltarla.

Quella cosa poi, perché non la smetto di chiamarla così? È tanto difficile ammettere a me stessa che sono innamorata di quell'uomo coi capelli ricci e gli occhi più profondi che esistano?

Sospiro rumorosamente mentre scruto il paesaggio che appare alla finestra della 2^ B, i cui alunni sono impegnati a finire il compito in classe di inglese che ho assegnato oggi.

Improvvisamente suona la campanella, destandomi dai miei pensieri.

- Tempo scaduto ragazzi, portatemi i compiti datati e firmati! - dico ai miei alunni mentre gioisco mentalmente ricordandomi che è ricreazione.

Raccolgo i compiti e il resto delle mie cose e vado in sala professori. Quando entro nella stanza, appoggio la mia borsa vicino alla macchinetta del caffè e digito dei tasti su di essa in maniera automatica.

- Ah, eccola! - esclama Laura parlando con la professoressa Carli.

Parlano di me?!

- Professoressa Clarke, buongiorno! - esclama la Carli.

Wow, mi sta salutando, è ubriaca?!

- Ehm, buongiorno! - rispondo dubbiosa, l'ultima volta che ci siamo parlate è stato quando l'ho mandata a quel paese in maniera velata, al pranzo coi colleghi.

- Ti cercavamo! - dice Laura.

- Ah e come mai? Ho combinato qualcosa? - dico ironica.

- Innanzitutto volevo scusarmi per i miei modi dell'altra volta, non era mia intenzione offenderla. - la Carli si rivolge a me in maniera gentile ed io corrugo la fronte.

- Accetto le sue scuse. - rispondo gentilmente, mi sento sempre in colpa quando qualcuno si scusa con me.

- Allora! - Laura Pace prende parola. - A breve partirà una sorta di progetto musicale a cui gli alunni potranno liberamente aderire per dilettarsi a cantare o suonare e studiarne le basi. - spiega gesticolando. - Si tratta di sei ore settimanali, ovviamente pomeridiane, ma divise in due giorni. Pensiamo che tu sia la persona adatta a seguire il progetto. - conclude.

- Davvero? E perché lo pensate? - alzo un sopracciglio.

- Perché il professore esterno che verrà a dare lezioni, ha fatto il tuo nome. - risponde.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora