4 aprile 1994
Il primo giorno di scuola in questo nuovo paese non sta andando granché bene. Nonostante io abbia imparato un po' di italiano in Albania, devo dire che parlarlo realmente in Italia è tutta un'altra cosa. Credo sia una delle lingue più difficili da parlare e, al momento, per quanto mi riguarda, anche da comprendere.
Ho anche la sensazione che alcuni dei miei compagni di classe mi stiano guardando come se fossi quello strano o forse, più semplicemente, quello straniero col passato difficile.
Le ragazze sono tutte molto belle, ma non ho ancora parlato con nessuna di loro. Dubito che mi rivolgeranno la parola, non penso di essere un ragazzo di bell'aspetto, soprattutto se mi metto a confronto con gli altri maschi della classe, compreso il mio compagno di banco.
Si chiama Valerio ed è molto gentile con me, ha detto che vuole imparare l'albanese e che in cambio mi insegnerà meglio l'italiano. Mi ha anche regalato una delle sue penne e ha insistito perché io andassi con lui in cortile per la ricreazione.
Così l'ho seguito svogliatamente e adesso mi ritrovo seduto su un muretto a fissare le persone che mi stanno intorno, cercando di studiarle il più possibile. Nessuno sembra accorgersi di me e, allo stesso tempo, ho la sensazione che molti stiano commentando il mio arrivo come se fosse l'evento dell'anno. Eppure non mi parlano, non mi parla nessuno tranne Valerio che, tra l'altro, ho appena perso di vista.
Sbuffo annoiato, vorrei solo tornare in classe e starmene per conto mio ed è proprio quello che ho appena deciso di fare. Ma nel momento esatto in cui mi accingo a farlo, una ragazza fa ingresso all'interno del cortile ed io mi sento improvvisamente incapace di muovere un solo muscolo.
È bellissima, ha i capelli castani, lunghi, mossi, raccolti in una mezza coda che le libera il viso. Un viso splendido, composto da due bellissimi occhi marroni e una bocca di un colore che stento a credere sia naturale. Sorride a una sua amica e il mio cuore reagisce istantaneamente al sorriso più bello che abbia mai visto: inizia a battere velocemente e non riesco a controllarlo, completamente folgorato dalla vista di questa ragazza che ha appena scombussolato il mio primo giorno di scuola in Italia.
- Tutto ok? - mi chiede Valerio affiancandomi.
Lo riconosco dalla voce, non mi sono voltato verso lui, non riesco a smettere di guardarla, immobile e imbambolato come un completo idiota.
Con la coda dell'occhio vedo Valerio seguire la traiettoria del mio sguardo fino a lei, poi mi passa una mano davanti agli occhi per attirare la mia attenzione ed io scuoto lievemente la testa.
- Sembra tu abbia adocchiato qualcosa... O qualcuno! - dice divertito.
- Chi è? - chiedo tornando a guardarla.
- Giulia Clarke, 3^ B! - risponde.
Giulia, si chiama Giulia... D'improvviso mi sembra di non aver mai sentito un nome più bello di questo. In realtà l'ho sentito molte altre volte, ma mai mi era parso così perfetto.
- Giulia... - ripeto tra me e me.
- Lascia perdere! Quella se la tira e basta! - mi avvisa.
- Giulia Clarke... È straniera? - gli chiedo ignorando ciò che ha appena detto.
- Per metà, ma è nata in Italia. - mi informa.
Abbiamo qualcosa in comune, insomma, io non sono nato in Italia, ma sono straniero e lei lo è per metà, forse potrei provare a parlarci. Cavolo, è così bella, perché dovrebbe voler parlare con me?
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Voce del verbo Sbagliare
FanfictionERMAL META FANFICTION Cosa accadrebbe se il destino facesse in modo che due persone apparentemente lontane, si rincontrassero dopo anni? Una storia piena di sbagli, a volte commessi per il semplice terrore d'amare. N.B.: La storia non parla dei Meta...