Sono dell'idea che gettare la spugna proprio adesso sia da stupidi.
Non è vero che per lei è stato un bacio senza significato, lei lo ha desiderato, ha bramato le mie labbra quanto io ho bramato le sue, poi le ha fatte proprie, le ha baciate, le ha leccate, le ha morse e una persona che non ti vuole, non ti bacia in questo modo.
Una persona che non ti vuole non si lascia nemmeno avvicinare, non fa in modo di restare sola con te, non si lascia accarezzare la pelle sotto al proprio maglione, non ti accarezza il petto come se fossi roba sua.
Giulia ha solo paura, paura di me o paura di soffrire, non so ancora di che genere di paura si tratti, so solo che, qualunque cosa riguardi, io farò in modo che svanisca, che lei si lasci andare a me. Perché deve farlo, perché se lei non decidesse di amarmi, io potrei non essere mai felice con nessun'altra donna.
Questa è la mia condanna, amarla è una cosa che faccio da così tanto tempo che ormai mi sono convinto di essere nato con questo scopo. Lo faccio in maniera del tutto naturale, come se avesse sempre fatto parte della mia vita e, in un certo senso, è davvero così. È una sensazione che ha sempre fatto parte di me, Giulia è dentro di me da sempre e non ci si è infilata da sola, ce l'ho infilata io di colpo, in un istante, senza nemmeno poter decidere se la cosa mi stesse bene o meno.
Non ho potuto farlo, non ho potuto scegliere, ho dovuto arrendermi, ho dovuto amarla perché il mio cuore aveva già deciso senza chiedermi consiglio, quel bastardo traditore che palpita nel mio petto con aria innocente, infliggendomi una pena dopo l'altra.
Qualche giorno fa mi è arrivata una telefonata dalla sua scuola, mi proponevano un progetto musicale da svolgere con alcuni ragazzi dell'istituto. Mi hanno scelto come insegnante esterno, mi hanno chiesto se ero disponibile ed io ho risposto di sì, a patto che mi affiancassero a un'insegnante di mia conoscenza che reputo molto competente: Giulia Clarke.
Così questo pomeriggio sono diretto lì, pronto per iniziare quest'avventura in una scuola che non conosco granché, affiancato da lei che, se un po' la conosco, sarà arrabbiata perché l'ho deciso senza chiedere il suo parere.
Ma cosa mi avrebbe risposto? Mi avrebbe detto di sì? No, si sarebbe rifiutata, avrebbe preferito non dovermi vedere quasi tutti i giorni, invece dovrà farlo, lo farà perché io l'ho deciso, perché io la voglio più di quanto abbia mai voluto qualsiasi cosa nella mia vita.
Entro nell'edificio e la prima persona che vedo è Alessandro Marchi, quel coglione patentato che prenderei a calci nel culo se non fosse il cugino del mio migliore amico.
- Professor Meta, che ci fai qui? - mi sorride, che cazzo te ne frega?
- Lavoro, Marchi, non si vede? - rispondo tentando di sorridere in maniera convincente.
- Il progetto musicale, giusto? - perspicace!
- Tu che ci fai qui a quest'ora? - gli chiedo, non mi piace averlo tra i piedi.
- Informatica, mi occupo di un altro progetto. - spiega.
Fantastico, dovrò incontrarlo in maniera frequente, a quanto pare.
- Capisco. Senti, sapresti indicarmi la classe in cui dovrei andare? - renditi utile, idiota.
- Sarete in aula magna, in fondo al corridoio. - dice indicando un punto dietro di sé. - Trattamela bene Giulia Clarke!
Alzo lo sguardo di scatto.
"Trattamela bene"? Come si permette a parlare di lei come se fosse di sua proprietà?
- Perché, state insieme?
- Non ancora, ma ci sto lavorando!
Ah, lui ci sta lavorando. Non riesco a capire se mi viene più voglia di ridergli in faccia o di rompergli la faccia!
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Voce del verbo Sbagliare
FanfictionERMAL META FANFICTION Cosa accadrebbe se il destino facesse in modo che due persone apparentemente lontane, si rincontrassero dopo anni? Una storia piena di sbagli, a volte commessi per il semplice terrore d'amare. N.B.: La storia non parla dei Meta...