Capitolo 3

156 11 0
                                    

In questa città non fa che piovere!

Da quando sono arrivata non ho mai visto il cielo azzurro, solo grossi e pesanti nuvoloni grigi che mi fanno sentire, se possibile, ancora più sola.

Sbuffo mentre sposto le tende per controllare che tempo fa. Lascio scorrere lo sguardo in punti più lontani in cerca di un pezzetto di mare, ma so bene che per riuscire a vederlo dovrei fare diverse ore di viaggio. Tutto ciò che riesco a vedere da qui è una distesa di palazzi ed edifici e ciò, per un attimo, mi fa quasi mancare l'ossigeno.

Chissà se mi piacerà mai questa città, se avrò il tempo di visitarla, di esplorarla.

Il segnale acustico del forno mi distrae dai miei pensieri, così chiudo le tende e tiro fuori i biscotti con gocce di cioccolato appena cotti. Decido di disporli su un vassoio e portarli con me in salotto, dove stavo lavorando al programma d'inglese che metterò in pratica da domani nelle classi che mi sono state assegnate. Ma proprio nel momento in cui trovo una posizione comoda sul divano, qualcuno suona il campanello.

Chi diavolo è?!

Sbuffo sonoramente, mi alzo e mi dirigo verso la porta d'ingresso, aprendola.

Una ragazza di piccola statura mi sorride a trentadue denti portandosi indietro i capelli neri lisci.

- Ciao, sono Margherita, abito nell'appartamento accanto! - annuncia sorridente.

- Ciao, piacere, sono Giulia! - le porgo la mano e lei me la stringe.

- Ho sentito che ti sei trasferita da qualche giorno, avrei voluto farti visita prima ma il mio compagno mi ha vietato di importunarti, così oggi l'ho mandato a fare la spesa e ho deciso di venire a salutarti! - dice tutto d'un fiato.

È buffo il suo modo veloce di parlare, ma la sua visita mi prende alla sprovvista. Non aspettavo nessuno e ho addosso un vecchio leggins grigio con una felpa nera extra large, mentre lei è così carina nella sua salopette di jeans.

- Hai fatto bene, mi fa piacere conoscere i miei vicini. - le sorrido. - Vuoi entrare?

- Beh, non vorrei disturbare. - risponde incerta.

- Ma no, figurati, ho appena sfornato dei biscotti al cioccolato.

Il suo sguardo si illumina immediatamente.

- Allora ne accetto qualcuno, grazie! - dice sorridendo, così le faccio spazio e la ricevo in casa.

La faccio accomodare sul divano e parliamo del più e del meno sorseggiando caffè e mangiando biscotti.

Mi chiede cosa faccio di bello qui, le spiego che sono un'insegnante di lingue e lei mi racconta che si sono trasferiti qui perché Luciano, il suo compagno, ha trovato un buon lavoro in una fabbrica, mentre lei ha da poco iniziato a insegnare zumba in una palestra in centro.

Sono molto contenta di essere riuscita a distrarmi oggi, in fondo conoscere i vicini può sempre tornare utile. Insomma, sono una donna sola in una città sconosciuta, magari potremmo diventare amiche al punto da poter contare su di lei e il suo compagno.

E poi, sinceramente, negli ultimi giorni non ho fatto altro che pensare a quel pomeriggio al bar.

Non ho più visto Ermal da quel giorno, sono uscita di casa altre volte, ma non l'ho incontrato da nessuna parte e ciò mi ha un po' delusa. Ma ho deciso di fregarmene, sono qui per lavorare, non voglio distrazioni di questo tipo, è stato bello rincontrarlo dopo così tanto tempo, ma è ormai palese che il destino non voglia farci incontrare ancora.

Per cosa poi? Non ci siamo calcolati quando avremmo potuto, che senso avrebbe farlo adesso?

Di certo non è una relazione quella che cerco, non ho bisogno di un uomo, ma di un amico sì ed è sicuramente più facile stringere amicizia con una persona conosciuta in passato che con persone incontrate adesso per la prima volta.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora