Capitolo 23

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Il rumore fastidioso della mia sveglia mi desta dal sonno e, in un primo momento, mi chiedo per quale motivo io non riesca a muovermi, almeno finché non vedo il braccio di Ermal circondarmi la vita.

Mi scosto controvoglia da lui, raggiungo il comodino e blocco quell'aggeggio infernale che ogni mattina tortura il mio cervello.

- Che ore sono? - mormora Ermal tirandomi nuovamente a sé senza nemmeno aprire gli occhi.

- Le 7:00. - rispondo.

Fa una strana smorfia, dopodiché apre prima un occhio e dopo un paio di secondi anche l'altro.

- Cazzo! - mormora. - Ho la prima ora. Tu?

- Oggi inizio alla seconda. - mormoro riaccoccolandomi sul suo petto.

- Giulietta, vorrei tanto restare qui a prendermi cura di te, ma devo passare da casa prima di andare a lavoro. - dice passandosi le dita sugli occhi.

- Devi per forza? - gli chiedo sul punto di riaddormentarmi.

Lo sento ridere mentre fa scorrere una mano lungo i miei capelli, accarezzandoli.

- Vieni da me stasera. - propone. - Cucino io, insomma, non aspettarti grandi cose, una cosa semplice, ecco.

Apro gli occhi e li sposto sui suoi, constatando quanta dolcezza emani il suo sguardo assonnato e quanto sia bello anche in queste circostanze.

- Ci verrei anche se mi lasciassi a digiuno. - rispondo avvicinandomi alla sua bocca e baciandolo mentre gli accarezzo il petto.

La sua mano scivola immediatamente su uno dei miei fianchi, scorre lentamente sulla mia pelle, ma si costringe a fermarsi.

- Giulia, devo andare. - dice tenendo il mio viso tra le mani.

- Che palle! - rispondo alzando gli occhi al cielo e scostandomi da lui per mettermi seduta.

Afferra i miei polsi e mi atterra sul materasso, tenendomi ferma e sovrapponendosi a me, mentre io scoppio a ridere.

- Come, scusa? - mi rimprovera senza alcuna serietà, poi si abbassa e mordicchia uno dei miei seni.

- Te lo spiego stasera! - rispondo ridendo e dimenandomi.









Sono le 7:15 quando lo accompagno alla porta indossando solo una maglietta e un paio di mutandine. La apro, lui la oltrepassa e si volta a guardarmi lasciando scivolare il suo sguardo lungo il mio corpo, con l'aria di chi mi salterebbe addosso.

- Ti concedo un ultimo bacio! - esclamo sorridendo.

Si avvicina rapidamente a me, appoggia le mani sui miei fianchi e mi spinge contro lo stipite della porta, per poi baciarmi. Posa sulla mia bocca piccoli baci umidi che surriscaldano i miei sensi, poi la sua lingua cerca ancora la mia ed io vorrei che restasse qui tutto il giorno a fare l'amore con me.

Qualcuno, d'improvviso, si schiarisce la voce e di colpo smettiamo di baciarci, provando a ricomporci.

- Buongiorno anche a voi! - dice Luciano scendendo le scale e scuotendo la testa, mentre Margherita trattiene a stento un sorriso.

Arrossisco di colpo ed Ermal sorride imbarazzato.

- Ehm, buongiorno! - dice rivolgendosi a Margherita.

- A voi ragazzi! - risponde Marghe. - Anche se mi sa che siete già belli svegli! - sghignazza tra sé e sé.

- Ehm, ci... Sentiamo dopo! - dico a Ermal congedandolo, così lui mi sorride, rivolge a Marghe un cenno di saluto e scende giù per le scale.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora