Capitolo 14

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Cammino sorridente verso la mia macchina, mi fermo davanti allo sportello e inizio a cercare le chiavi nella borsa.

- E così ti piace Alessandro Marchi! - dice una voce facendomi sussultare.

Mi giro di scatto, Ermal è appena apparso al mio fianco con un'espressione infastidita sul volto.

- Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo! - lo rimprovero.

Nel vero senso della frase, non ero pronta a rivederlo adesso, il mio cuore prende a battere come se avessi appena corso da casa mia fino a qui.

- Non dovresti andare in giro da sola in queste stradine deserte, al prossimo appuntamento fatti almeno riaccompagnare alla macchina! - dice con aria scocciata. - Anzi, dovresti farti venire a prendere da lui!

- Non era un appuntamento, abbiamo solo preso un caffè e poi non sono tenuta a darti spiegazioni! - rispondo aprendo lo sportello della mia auto.

Ma Ermal, prontamente, lo spinge richiudendolo in un attimo.

- Ti sbagli, invece, mi aspetto eccome delle spiegazioni, visto che rifiuti ogni mio invito da giorni e poi ti vedo in giro con quello lì!

Il suo sguardo irritato mi intimidisce, non per paura che possa farmi qualcosa di male, ma semplicemente perché so di avere torto.

- Io... Ho avuto da fare. - mi giustifico distogliendo lo sguardo.

- Almeno guardami in faccia quando dici le stronzate! - dice con tono acido. - Ti ho invitata a prendere così tanti caffè in questi giorni che se li avessi presi davvero, non saresti riuscita a dormire per due mesi di fila. Cos'hanno i miei caffè in meno dei suoi? - dice indicando un punto vuoto alle mie spalle.

- Oh ti prego, sembri quasi geloso! - esclamo incrociando le braccia sul petto.

- Beh, magari lo sono! - risponde spiazzandomi.

- Come sarebbe a dire? - lo guardo perplessa.

Mi sta prendendo in giro?!

- Giulia! - dice avvicinandosi pericolosamente a me. - Ci siamo baciati e, ti prego, non venirmi a dire che è stato un bacio qualsiasi perché sono certo che non lo è stato per nessuno dei due!

Le mie emozioni stanno per andare in confusione, nel giro di pochi secondi ho scoperto che è geloso di me e che anche per lui quel bacio ha significato qualcosa.

- Sei tu che hai baciato me! - cerco di minimizzare.

- D'accordo, ma ti è decisamente piaciuto! - dice e non sta ammiccando o cose del genere, è arrabbiato e fermamente convinto di quello che sta dicendo.

- Questo lo dici tu! - rispondo, che cavolo ne sa?

Sorride nervosamente, ancora vicino al mio viso.

- Esatto, lo dico io: ti è piaciuto da morire! - afferma avvicinandosi ulteriormente. - Quindi, se non ti dispiace, vorrei capire per quale diavolo di motivo mi stai evitando da quel giorno. - mormora.

Mi allontano da lui facendo un passo indietro. Non so cosa dire, mi mette in imbarazzo e ho voglia di baciarlo anche adesso, se è per questo.

- Non ti sto evitando. - mento, non so più nemmeno io per quale motivo continuo a farlo.

- Allora ti piace Marchi! - conclude.

- Non mi piace Marchi! - ribatto.

Sospira forte guardando altrove e mordendosi il labbro inferiore in un gesto nervoso.

Per un attimo mi perdo a pensare a quanta voglia avrei di farlo io, di stringere delicatamente quel labbro tra i miei denti per testarne la consistenza.

- Hai detto delle cose l'altro giorno. - dice tornando a guardarmi. - Le pensavi davvero?

Mi ricordo cosa ho detto: gli ho detto che non mi è indifferente e che avrei mentito se avessi detto che non mi piace. Certo che lo penso!

Annuisco timidamente.

- Allora dammi una spiegazione perché, sarò stupido, ma non ci arrivo! - dice.

Se gli dicessi che ho paura di innamorarmi di lui perché sono stata ferita in passato e perché non ho fiducia nei suoi confronti, lui quasi sicuramente comincerebbe a farmi un discorso in cui cercherebbe di farmi cambiare idea, di spiegarmi tutte le ragioni per cui mi sbaglio. È ovvio, chiunque lo farebbe.

Molto probabilmente riuscirebbe anche a convincermi, magari non del tutto, ma certamente in parte sì. In questo momento sono una persona che prova delle forti emozioni nei suoi confronti, non sarebbe difficile persuadermi che fidarmi di lui sia la cosa giusta e, forse, per evitare che lui provi a farlo e che addirittura ci riesca, dovrei continuare a minimizzare quello che è successo come se fosse una cosa di poco conto.

- Ermal, è stato solo un bacio. - cerco di regolare il mio tono di voce in modo da apparire convincente, ma non riesco a guardarlo, non sono mai stata brava a mentire.

Mi guarda come se avessi appena bestemmiato: sembra incredulo, forse ferito e certamente deluso.

- Perché fai così, Giulia?

- Così come? - chiedo facendo finta di niente.

- Perché continui a rifilarmi queste cazzate?

Già, perché continuo a farlo?!

- Forse ti sei convinto di qualcosa che in realtà non è come credi.

Brava Giulia, sei proprio una stronza!

- No, tu hai detto di avere paura, è per questo che fai così? - chiede centrando in pieno il problema.

A quanto pare non è facile mentirgli. Forse sono io che lo sto facendo male o forse, semplicemente, non è un discorso credibile considerando le emozioni che entrambi abbiamo provato su quel divano.

Non riesco più a sostenere questa conversazione, così mi avvicino nuovamente alla mia macchina, con l'unico scopo di andare via.

- Non stare a sentire tutto quello che dico! - esclamo riaprendo la portiera.

- Stai scappando ancora, figuriamoci, non sai fare altro! - mi accusa ed ha ragione.

- Senti, Ermal! - mi volto di scatto infastidita. - Ti ho appena detto che è stato solo uno stupido bacio venuto fuori da una stupida scommessa. Cos'è, non è abbastanza umiliante per te?

Rimane immobile a guardarmi, incassando le parole amare che gli ho appena rivolto. Il suo viso non ha nessuna espressione, ma i suoi occhi mi guardano come se non riuscisse a credere a ciò che ha appena sentito. Poi abbassa lo sguardo e, nel farlo, si sofferma sul mio corpo, concentrandosi un po' di più sui miei vestiti.

- Sei molto bella stasera. - mormora col tono di voce di chi è appena stato ferito. - Spero lui te l'abbia detto.

Dopodiché mi dà le spalle e inizia a camminare nella direzione opposta. Il mio primo istinto è quello di fermarlo, così faccio un passo verso lui, ma mi blocco subito. È meglio lasciarlo andare se voglio fargli credere che non me ne importi niente.

A questo proposito: voglio davvero che ci creda?

Lo osservo camminare con gli occhi lucidi, mortificata per ciò che gli ho detto e turbata dalla sua espressione ferita. Non se lo meritava ed io non pensavo veramente a quello che ho detto.

Lo vedo tirare fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca del giubbotto, portarsene una alle labbra e rallentare il passo per poterla accendere, poi getta fuori il fumo dalla sua bocca e, girando l'angolo, scompare.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora