Capitolo 18

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Sono le 10:30 del mattino ed io continuo a rigirarmi nel letto senza nessuna voglia di alzarmi prima di mezzogiorno. Oggi è domenica e ho intenzione di oziare per l'intera giornata, anche perché onestamente ho l'umore completamente sotto terra per via di ciò che è successo l'altro ieri.

Domani pomeriggio andrò al progetto musicale, dovrò vedere Ermal nonostante sia l'ultima cosa al mondo che desidero, ma è giusto che io lo affronti.

Negli ultimi due giorni ci ho pensato fino a fondermi il cervello, mi sono resa conto che non c'è alcuna ragione per cui io me la prenda tanto con lui. Io ed Ermal non stiamo insieme, non c'era una frequentazione in atto, entrambi siamo single, quindi non vedo perché avrebbe dovuto astenersi dall'andare a letto con un'altra.

Penso di essere solo una povera illusa quando mi ricordo di tutte le volte in cui, con lo sguardo e coi gesti, mi ha trasmesso il suo interesse nei miei confronti. Adesso capisco che non era reale, mi sono semplicemente immaginata tutto o forse lui è stato un perfetto attore.

Avevo ragione, voleva solo divertirsi, lui voleva solo farmi cadere nella sua trappola e prendersi la sua rivincita portandomi a letto. Eppure ci era quasi riuscito, ero convinta che quei baci fossero sentiti, autentici, talmente tanto da suscitare in me la voglia di lasciarmi completamente andare tra le sue braccia.

Anche Margherita aveva torto, Ermal non è innamorato di me, i suoi occhi, quelli che a me appaiono così profondi e sinceri, sono solamente molto abili a ingannare e se io ci fossi cascata, non avrei ottenuto altro che una notte con lui. Sì, divertente, ma non è quello che desidero per me in questo momento, soprattutto non è la sola cosa che voglio da un uomo di cui sono innamorata.

Il suono del campanello mi fa alzare la testa di scatto. Margherita aveva detto che sarebbe passata a vedere come stavo e in effetti mi aspettavo una sua visita stamattina.

Mi trascino svogliatamente giù dal letto, mi infilo la vestaglia e le pantofole e vado ad aprire la porta.

Quando la apro, la figura di Margherita che ero sicura di trovare davanti a me, viene bruscamente sostituita da quella di un uomo alto, coi capelli ricci e una mano appoggiata al muro, che mi fissa con l'aria stanca.

Che diavolo è venuto a fare?!

Non sono pronta a parlare con lui, non avevo intenzione di vederlo oggi, così decido di chiudere la porta, ma lui ha riflessi abbastanza sviluppati da riuscire a bloccarla all'istante con un piede.

Se crede che non sarei capace di spezzarglielo forzando la porta, si sbaglia di grosso, se non fosse che non mi sembra il caso di sporcare il pianerottolo di sangue che poi dovrei ripulire io stessa!

- Per favore, vattene! - gli intimo.

- No, devo parlarti. - scuote la testa.

- Non voglio, rispetta la mia decisione.

- Giulia, ti chiedo solo di farmi entrare cinque minuti, non di più. - mi supplica. - Ho aspettato un paio di giorni prima di venire qui, ho preferito lasciarti il tuo spazio, ma non potevo più aspettare. Non voglio cercare di convincerti di nulla, voglio solo spiegarti.

Ok, è venuto a casa mia nonostante sapesse di aver sbagliato, sta avendo il coraggio di affrontarmi, si sta prendendo le sue responsabilità rischiando di essere persino insultato dalla sottoscritta che, tra l'altro, al momento ha tantissima voglia di farlo.

Oggi o domani, cosa cambierebbe? Anzi, forse affrontarlo oggi è la cosa migliore, almeno domani potremmo metterci a lavoro senza troppo chiacchiere.

Sospiro rumorosamente mentre punto lo sguardo ovunque tranne che su di lui, dopodiché mi sposto leggermente, lasciandogli spazio per entrare.

Chiudo la porta e, quando mi giro, lo specchio mi ricorda come sono conciata: i pantaloni del pigiama di una fantasia leopardata in azzurro, una maglietta con la stampa di una giraffa, la vestaglia grigia e un paio di pantofole bianche di peluche. Ma non finisce qui perché il tutto è contornato da un paio di calzini fucsia, dei capelli orrendi e un viso senza un filo di trucco.

Brava Giulia, adesso sì che si innamorerà di te!

Ermal sembra non farci caso, si ferma al centro del salotto e si volta verso me. Credo non abbia intenzione di sedersi a meno che non sia io a chiederglielo, quindi se ne starà in piedi perché io di certo non farò gli onori di casa!

- Bei pantaloni! - commenta cercando di sciogliere il ghiaccio, ma non mi fa ridere.

- Cosa vuoi, Ermal? - gli chiedo incrociando le braccia sul petto.

- Senti, sono giorni ormai che incappiamo l'uno nella vita dell'altra, a volte accidentalmente, altre volte intenzionalmente ed io... Dio, Giulia, tu mi piaci da morire...

Ah... E dovrei crederci?

- ...Ma sei... Sfuggente. - aggiunge.

- Sfuggente?!

- Sì. Ci siamo baciati due volte ed è stato... - distoglie lo sguardo per cercare le parole, ma poi lo ripunta sul mio. - Tu lo sai com'è stato.

Sì, lo so fin troppo bene.

- Vai al punto! - lo incito.

- Il punto è che l'altro ieri volevo solo mettere fine a queste fughe insensate, ti ho chiesto di fermarti, di stare con me e tu mi hai baciato. Credevo fosse un sì, ne ero convinto, ma poi sei fuggita di nuovo e ho capito che era un no, quindi...

- Quindi ti sei rifugiato tra le gambe di un'altra, è così che si fa! - alzo la voce, mi fa incazzare perfino dirlo.

- Non è andata così, ero... Frustrato. Da quando ti conosco non fai che trattarmi così ed io inizio a pensare che non ti importi un cazzo di me, che non ti è mai importato un cazzo perché non fai altro che rifiutarmi da sempre! - mi punta il dito contro.

Ok, è vero, ma sembra stia rigirando la frittata.

- Incredibile, tu vai a letto con un'altra e cerchi di dare la colpa a me, che razza di uomo sei? - alzo ancora la voce.

- Non sto dicendo di non essere uno stronzo, sono consapevole di esserlo!

- Almeno sei sveglio! - ribatto sarcastica.

- Giulia, quella ragazza non è importante per me, è stata una cosa di una sola notte per entrambi... - cerca di spiegare.

- La vita è tua, Ermal, non sei il mio ragazzo, sei libero di portarti a letto chi ti pare. - dico con poca convinzione.

- Non dire stronzate, non la pensi così, altrimenti non avresti avuto questa reazione. - risponde.

- Il fatto è che tu mi hai illusa. - lo accuso.

- Non l'ho fatto! - alza la voce esasperato. - Cristo, Giulia, sono innamorato di te, non lo capisci? Volevo... Volevo solo distrarmi dal tuo ennesimo rifiuto! Che cazzo, pensi che sia normale pensare a te per una vita?

Non credo di aver capito bene... O forse sì?

Lo guardo stupita, nella mia mente rimbombano le frasi "Sono innamorato di te" e "Pensare a te per una vita". Ma lui abbassa lo sguardo e si porta una mano tra i ricci.

- Cosa... - cerco di chiedergli spiegazioni.

- Devo andare. - dice improvvisamente muovendosi verso la porta d'ingresso.

- Ermal... - mi avvicino a lui bloccandogli il passaggio, ma continua a non guardarmi.

- Senti, ti chiedo scusa per quello che ho fatto, ti ho spiegato i motivi, ho ammesso i miei errori, ma forse è meglio che adesso vada. Ci vediamo domani a scuola. - dice tutto ciò continuando a fissare la porta alle mie spalle, i suoi occhi non incontrano più i miei.

- Ermal, tu hai detto... - provo a parlare di nuovo.

- Giulia! - mi interrompe come se volesse evitare che io ripeta le sue parole.

Lo sguardo basso e il viso di chi non ha più voglia di aggiungere altro.

- Ok. - sussurro, poi mi scosto per lasciarlo passare, così apre la porta e scompare dietro ad essa.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora