Extra 19 - Riferimento a Capitolo 21

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Non è mai stata mia abitudine provare invidia nei confronti di qualcuno, soprattutto nei confronti di amici a cui voglio bene. Ma quella che sto provando adesso è un'invidia sana, sto semplicemente invidiando lo stato d'animo di qualcuno che in questo momento si sente l'uomo più felice sulla terra: Luciano.

Ed è della luce raggiante che emanano i suoi occhi che sono invidioso, della felicità che esprimono, dell'euforia nell'aver appreso che diventerà padre.

Inutile dire che mi piacerebbe molto essere felice come lui, per questo o per un altro motivo, poco importa, purché io possa sentirmi contento per qualcosa allo stesso identico modo.

All'idea di diventare padre ci ho già rinunciato da un pezzo, a meno che non accada accidentalmente (e sto sempre ben attento che non capiti). Fare dei figli comporta una grande responsabilità, perciò preferirei farne per mia volontà, perché sono pronto a farli e non perché non sono stato prudente.

E poi non credo che sarei mai capace di fare il padre, onestamente non ho avuto un grande esempio e dubito che io possa essere in grado di crescere un bambino. Tra l'altro non ho mai desiderato condividere questa gioia con nessuna ragazza, non ho mai pensato a qualcosa del tipo "Vorrei che fosse la madre dei miei figli", forse semplicemente perché ogni ragazza che ho avuto non è stata quella giusta.

Che poi chi stabilisce se una persona è quella giusta o meno? Se fossimo animali ci accoppieremmo senza fare tante storie e metteremmo su famiglia con una femmina o con un'altra, ma la mente umana complica di parecchio le cose: noi vogliamo quella giusta, quella che ci fa battere il cuore all'impazzata, vogliamo innamorarci, vivere un amore da favola, fare l'amore invece che accoppiarci e sentire quelle strane sensazioni allo stomaco che determinano l'innamoramento.

Detto così sembra alquanto stupido, ma in realtà sono cose alle quali non siamo in grado di rinunciare, nessuno di noi vorrebbe mai condividere la propria vita con la persona che reputa sbagliata, semplicemente perché non ci guarda come vorremmo, perché il tocco delle sue mani è poco o troppo gentile per i nostri gusti, perché il modo in cui pronuncia il nostro nome non ha la giusta cadenza, la giusta intensità, non ha quel suono adorabile che vorremmo sentire ogni giorno.

Quante complicazioni, quante stronzate!

E se poi la persona che noi reputiamo giusta, non si rivelasse una compagna perfetta?

Chi può dire che con Giulia avrei una vita felice? E se fosse ingestibile, se avesse strane manie? Se non mi lasciasse parlare, se avesse delle idee strambe sul mondo o sulla vita in generale? Perché la sensazione che mi dà a pelle dovrebbe bastare, quando, con ogni probabilità, non ho fatto altro che passare la mia vita a idealizzarla?

Eppure quando sto con lei sento che non c'è nessun altro posto al mondo in cui vorrei stare, sento che mi basterebbe un suo sorriso al mattino per vivere al meglio le mie giornate. È che quando i suoi occhi mi sorridono, io mi sento una persona migliore, sento che potrei sconfiggere chiunque e qualunque cosa perché ogni sua piccola attenzione mi rende forte, mi dà talmente tanto che non riesco nemmeno io a spiegarmelo.

Sembra che da diciott'anni a questa parte io non abbia fatto altro che coltivare questo amore nei suoi confronti, anche inconsapevolmente, anche quando credevo che lei non esistesse più tra i miei pensieri. La cosa più fastidiosa è che a volte questo mi innervosisce, altre volte mi sconforta, altre ancora mi intestardisce a provarci di più.

- Che farai? - mi chiede Valerio mentre saliamo le scale in direzione dell'appartamento di Luciano e Margherita.

- Che intendi? - in realtà so cosa intende.

- Lo sai.

- Non farò niente, sono stanco di discutere.

- E sarai in grado di ignorare la sua presenza a questa festa? - continua.

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