Capitolo 16

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- Giulia, perché lo fai? - mi chiede Margherita seduta di fronte a me, al tavolo della propria cucina.

Sbuffo sonoramente e mi porto una mano alla fronte.

- Non ha senso, lo capisci? Sei innamorata persa di quest'uomo...

- Non sono innamorata! - mi affretto a precisare.

- Davvero? Ok, allora presumo che tu non lo pensi ogni mattina quando ti svegli e ogni notte prima di andare a dormire, non hai il continuo bisogno di sapere come sta, non vivi le tue giornate sperando di incontrarlo...

- No, esatto! - rispondo con convinzione.

Marghe scoppia a ridere scuotendo la testa.

- Sei proprio cocciuta! - esclama. - Hai una paura fottuta dell'amore, come se fosse la cosa peggiore che ti possa capitare.

- Lo è. - ribatto appoggiando la testa alla mia mano.

- Perché? Solo perché forse, con qualche probabilità, potrebbe farti soffrire?

- Marghe, tu non sai cosa ho vissuto. - le spiego.

- Giulia! - piega il busto in avanti, avvicinandosi a me. - Non mi serve saperlo, quello che so è che sei innamorata di un uomo che, molto probabilmente, ti ricambia e lo stai evitando per una serie di seghe mentali che fai fatica anche tu a stare ad ascoltare.

- L'hai detto pure tu che non è affidabile. - le ricordo.

- D'accordo, l'ho detto, ma se una persona si è sempre comportata in un certo modo, non si può dare per scontato che lo faccia ogni volta. Che ne sai, magari Ermal si è veramente innamorato di te e, fidati, non è da lui stare così tanto dietro a una ragazza senza stufarsi.

- Pensi che mi ricambi? - le chiedo dubbiosa.

- Ricambiare cosa, Giulia? Hai appena detto di non esserne innamorata, no? - chiede con un sorriso sornione.

Sbuffo di nuovo e incrocio le braccia sul petto.

No che non sono innamorata!

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Il primo compito in classe d'inglese della 4^ C mi costringe a osservarli senza potermi distrarre neanche un attimo.

Mentre Ivan ha già consegnato dopo i primi venti minuti, i compagni non fanno che sussurrarsi a vicenda da una fila all'altra.

- Silenzio, teste chine sul compito o ve li annullo! - dico con calma.

Così, per qualche minuto rimangono buoni, dopodiché tornano a lanciarsi occhiate e suggerirsi le risposte sperando che io non me ne accorga.

Ivan, al primo banco a destra, ha la schiena appoggiata al muro, la testa reclinata all'indietro e il cappello abbassato in modo che la visiera gli copra gli occhi.

Non credo stia dormendo, credo semplicemente che si stia annoiando a morte, costretto a stare in classe senza far niente, quando, in altre occasioni, sarebbe scattato in piedi e sarebbe corso a fumare. Per qualche motivo, si costringe a rimanere seduto e immobile e mi chiedo perché lo faccia.

Non dico niente, normalmente lo avrei ripreso invitandolo a sedersi composto, ma Ivan sta già facendo dei grandi cambiamenti e, almeno per il momento, mi va bene così.

Controllo l'ora sul mio cellulare, mancano cinque minuti al suono della campanella e qualcuno approfitta della mia momentanea distrazione per lanciargli una pallina di carta. Ivan sussulta, dopodiché si tira su il cappello e vede Gloria fargli un cenno con la mano e mimare "Aprilo" riferendosi al foglietto di carta appallottolato. Lui si volta verso me per capire se sono distratta quindi fingo di esserlo, così si abbassa, lo raccoglie, lo legge e lo nasconde sotto il banco, dopodiché si gira ancora verso me per controllare che io non lo stia guardando, ma incontra il mio sguardo.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora