Se c'è una cosa che ho sempre odiato è andare a fare la spesa.
Non mi piace cucinare, onestamente non so farlo nemmeno granché bene. Diciamo che mi arrangio e qualche volta combino dei grandi casini nel tentativo di superare me stesso con una nuova ricetta.
Odio fare la spesa perché non so mai cosa comprare e finisco sempre per comprare di tutto, anche roba che non consumerò mai perché prepararla non rientra nelle mie capacità.
Una cosa che mi piace moltissimo mangiare è senza dubbio la pasta, da buon italiano.
Sì, italiano. Mi sento tanto italiano quanto albanese, entrambi i paesi mi rappresentano totalmente perché entrambi mi hanno dato la vita in due modi completamente diversi, ma fondamentali.
Osservo svogliatamente lo scaffale della pasta, quasi certo che, come ogni volta, comprerò solamente spaghetti e pennette, ma improvvisamente, un rumore mi distrae. Abbasso lo sguardo sul pavimento e mi accorgo che a qualcuno è appena scivolato un oggetto che è finito esattamente davanti ai miei piedi.
Mi abbasso, lo raccolgo per educazione, sembra uno specchietto da donna e mi volto verso la figura femminile che appare accanto a me, porgendoglielo.
Quando però la guardo meglio, mi rendo conto che ha qualcosa di decisamente familiare. La ragazza mi sfila l'oggetto dalle mani quasi senza guardarmi e mi ringrazia, ma è in quel momento che mi rendo pientamente conto di chi ho davanti.
- Giulia? - la chiamo e lei alza lo sguardo.
In quel preciso istante il mio cuore prende a battere in un modo che riconosco, ma che non si verificava da una vita. Ci guardiamo negli occhi e, sebbene in un primo istante lei appaia confusa, qualche momento dopo sembra riconoscermi e schiudere leggermente le labbra sorpresa.
- Sì. - mormora.
- Giulia Clarke, 3^ B! - le sorrido, mi sta fissando incredula e devo ammettere che la cosa mi diverte.
- Sei... - prova a parlare, ma sembra in imbarazzo ed è strano, la Giulia Clarke che conosco, non si imbarazza facilmente. - Sei Ermal Meta, 3^ A... Wow, tu... Sei diverso! - osserva e, non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra un complimento.
- Davvero? - sorrido a disagio, so di essere cambiato molto, ma detto da lei ha un certo peso.
È bellissima, forse anche più di quanto ricordassi. È una donna con un sorriso mozzafiato, con le labbra più belle e più rosee di come apparissero nei miei ricordi, coi capelli identici a quando l'ho vista la prima volta, eccezione fatta per una frangia molto carina che le contorna il viso, addolcendo i suoi lineamenti già delicati.
Mi sembra incredibile il modo in cui ci siamo incontrati oggi, esattamente alla stessa identica maniera della prima volta che ci siamo parlati.
- Beh, come stai? - glielo chiedo perché m'interessa realmente saperlo.
- Bene! - risponde semplicemente. - Tu come stai?
- Non c'è male. A quanto pare siamo destinati a incontrarci sempre nello stesso modo! - che strana coincidenza.
- In che senso?
Non se lo ricorda, effettivamente sono passati molti anni e so di non essere mai stato importante per lei perché le restasse in mente questo banale particolare.
- Non so, mi ricordo vagamente la prima volta che ci siamo presentati, eravamo alla festa di un nostro compagno ed io ti ho raccolto lo specchietto da terra. - spiego facendolo passare come un episodio di poco conto.
In realtà adesso lo è, ma allora è stato ciò che mi ha consentito di rivolgerle la parola, troppo timido e introverso per riuscire a parlare a una qualsiasi ragazza senza che mi venisse il mal di stomaco per la tensione. E, tra l'altro, lei non era una qualsiasi ragazza.
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Voce del verbo Sbagliare
FanfictionERMAL META FANFICTION Cosa accadrebbe se il destino facesse in modo che due persone apparentemente lontane, si rincontrassero dopo anni? Una storia piena di sbagli, a volte commessi per il semplice terrore d'amare. N.B.: La storia non parla dei Meta...