Distesi sui sedili posteriori della sua auto, con pochi vestiti addosso e un leggero strato di sudore causato dalla passione consumata qualche minuto fa, ci godiamo il silenzio circostante, mentre lui se ne sta avvinghiato a me, con la fronte appoggiata all'incavo del mio collo.
Accarezzo delicatamente i suoi capelli e parte del suo viso e svuoto letteralmente la mia mente da ogni pensiero.
Non mi preoccupo nemmeno del fatto che siamo in un parcheggio fuori città, al buio e probabilmente non al sicuro, ma quale posto al mondo può essere pericoloso se lui è tra le mie braccia?
La sua mano volta delicatamente il mio viso nella sua direzione, mentre lui solleva la testa e mi lascia un bacio a stampo e un altro... Sorride lievemente prima di lasciarmene un altro ancora, con una leggerezza che mai avevamo avuto prima, sempre troppo impegnati a discutere, a farci la guerra.
- Credo che dovremmo parlare. - mormora.
- Non facciamo che parlare. - sorrido.
- È necessario, Giulia. - si solleva maggiormente, mentre io rimango sdraiata a osservarlo. - È giusto che tu sappia perché non mi sono più sposato.
- Ok, ti ascolto. - dico, impaziente di sapere.
- Io e Giorgia stavamo insieme da tre anni. - spiega. - Lei studiava da giornalista, si stava facendo spazio nella stampa locale, tutti la conoscono in città. La sua famiglia è benestante ed io avevo questo sogno di aprire una scuola di musica tutta mia... - racconta fissando un punto davanti a sé. - Non mi ricordo esattamente quando ho smesso di amarla, sinceramente non ricordo nemmeno di averla mai davvero amata. Le ho chiesto di sposarmi perché i suoi mi facevano pressioni, suo padre avrebbe contribuito a finanziare questo mio progetto, ma per farlo voleva la certezza che io con la figlia stessi facendo sul serio, così ho comprato un anello. Credo di averlo comprato più per lui che per lei, volevo così tanto realizzare il mio sogno che non mi sono nemmeno reso conto del male che stavo facendo a entrambi. Mi sono detto che dopo il matrimonio ogni cosa si sarebbe messa a posto, ma quando la sua figura è comparsa su quell'altare, ogni cosa è improvvisamente apparsa più chiara nella mia mente: io non la amavo e sarei stato infelice, rendendo infelice anche lei. Così...
Mi sollevo, lo vedo in difficoltà e gli prendo la mano. Ermal abbassa gli occhi sulle nostre mani unite e, col pollice, accarezza lentamente la mia.
- ...Così me ne sono andato prima ancora che il prete potesse iniziare a parlare. Ho iniziato a camminare velocemente verso l'uscita della chiesa, sotto gli sguardi stupiti degli invitati, sono salito sul primo autobus di linea e sono tornato a casa mia. Qualche ora dopo suo padre è venuto a sganciarmi un pugno in faccia, lasciandomi dolorante e sanguinante sul pavimento, ma ero ben consapevole di meritarlo. Lei non l'ho più vista né sentita, poi ho saputo che era partita in maniera definitiva e lì ho ricominciato a respirare e riprendere in mano la mia vita. È lì che ho fatto partire i corsi di chitarra, da lì ho conosciuto Ivan. Era così incazzato con la vita ed io ero appena uscito dai miei problemi, così siamo diventati amici.
Non so che dire, mi rendo conto che raccontarlo gli fa un gran male, che il senso di colpa si impossessa di lui facendolo sentire uno schifo.
- Ermal, hai fatto bene a non sposarti se non te la sentivi.
- Avrei potuto pensarci prima.
- Meglio tardi che mai. Le cose... Succedono, non hai ucciso nessuno. - gli faccio notare.
Annuisce lentamente con lo sguardo basso.
- Giulia, io... Io ci credo nel matrimonio, è solo che...
- Non giustificarti, Ermal, io ho capito. - lo interrompo.
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Voce del verbo Sbagliare
FanfictionERMAL META FANFICTION Cosa accadrebbe se il destino facesse in modo che due persone apparentemente lontane, si rincontrassero dopo anni? Una storia piena di sbagli, a volte commessi per il semplice terrore d'amare. N.B.: La storia non parla dei Meta...