Extra 12

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13/07/1997

L'unico momento in cui non soffro il caldo di questa maledetta estate afosa, è quando sono in giro col mio motorino. Quando il vento mi scompiglia i capelli e l'aria mi arriva dritta sul viso, dando sollievo alla mia pelle abbronzata e leggermente sudata.

I capelli, poi, di certo non aiutano. Ho deciso di lasciarli crescere un po', questi maledetti ricci continuano a fare come vogliono ed io non ho più la pazienza di cercare di domarli, così mi sono arreso e ho smesso di tagliarli da un paio di mesi.

Mia madre non è d'accordo, dice che un ragazzo per bene come me dovrebbe avere un aspetto più curato, ma sinceramente non me ne importa granché del mio aspetto.

Credo di piacere a qualche ragazza, non so nemmeno perché, ma c'è una che cerca di mandarmi segnali da giorni, segnali che continuo a far finta di non captare. È molto carina, ha i capelli castani che le arrivano alle spalle e gli occhi verdi.

L'altra sera si è prepotentemente seduta sulle mie gambe e devo dire che il tocco del suo sedere sulla mia coscia, non mi è stato del tutto indifferente e sono dovuto ricorrere a tutto il mio autocontrollo perché la cosa non risultasse troppo evidente.

Credo voglia divertirsi un po', non so perché proprio con me ma ne sono, in un certo senso, lusingato.

Parcheggio il motorino all'interno di un vicolo, sollevo la sella e prendo il pacchetto che mia madre ha comprato, insistendo perché io andassi a questa maledetta festa.

Oggi è il sedicesimo compleanno di Giulia Clarke ed io me ne sarei ricordato anche senza quello stupido biglietto d'invito rosa coi brillantini arrivato solo ieri mattina, come se fossi stato l'ultimo invitato, l'ultimo coglione che avrebbe voluto alla sua festa.

In effetti avrei volentieri fatto a meno di venire qui, ma mia madre mi ha quasi obbligato, ha detto che la sua amica si sarebbe offesa e che io e Giulia siamo stati compagni di scuola, che sicuramente siamo amici.

Non sono mai stato amico di quella stronza, avrei voluto, sì, avrei voluto anche di più ed è per questo che vorrei essere ovunque tranne che qui. Qualche anno fa ero solo un ragazzino, sono stato un ingenuo a pensare di poterle interessare e ho continuato a pensare a lei per mesi, per anni, finché Valerio non mi ha convinto del tutto che stavo sbagliando, che alla fine lei non era questo granché di ragazza e che in giro avrei trovato di meglio.

Ha ragione, c'è di meglio, non ho bisogno di quella lì, sono qui solo per fare contenta mia madre, mangerò qualcosa e me ne andrò prima che possano accorgersi della mia presenza.

Guardo l'orologio sul mio polso, sono puntuale... Sono troppo puntuale, non va bene, penserà che non vedevo l'ora di venire qui e non è così, sono arrivato in orario solo perché mia madre ha insistito dicendo che un ragazzo educato arriva sempre puntuale.

Sbuffo mentre attraverso la strada camminando verso quel cancello rosso. Sono contento che d'estate vivano qui, almeno per tre mesi non sono costretto a vederla tutti i giorni, visto che la casa che noi affittiamo in estate è ben lontana da questa zona.

Mi fermo davanti al cancello, mi rigiro il pacchetto tra le mani, cosa ci sarà dentro?

Alzo lo sguardo sulla casa, è tutta bianca, il giardino è curato e addobbato per l'occasione con delle luci attaccate ai rami degli alberi. Prendo un respiro profondo, alzo il braccio e faccio per suonare il campanello, ma mi blocco d'improvviso quando qualcosa cattura la mia attenzione.

Giulia sta passeggiando in giardino chiacchierando con la sua amica. La sua risata riempie il silenzio circostante, subito seguita dal rumore del mio cuore che rimbomba nel mio petto in un modo che odio profondamente. Indossa un vestito bianco con dei fiori rossi, i suoi capelli castani sono un po' più lunghi, un po' più chiari, forse si sono schiariti col sole, lo stesso sole che ha reso la sua pelle abbronzata.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora