Capitolo 13

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È passata poco più di una settimana dall'ultima volta che ho visto Ermal, questo perché ho intenzionalmente evitato di incontrarlo. Sono uscita poco, ma in compenso ho passato dei pomeriggi spensierati insieme a Margherita che, a quanto pare, si è data alla creazione di dolci di cui io sono diventata l'assaggiatrice ufficiale.

Le ho raccontato quello che è successo con Ermal e lei sostiene che io stia facendo un errore. Dice che non posso andare tanto lontano da qualcosa che desidero così ardentemente perché, prima o poi, questa mi troverà e quando lo farà sarò costretta a farci i conti.

Ma io non mi fido di Ermal, temo voglia solo prendersi la sua rivincita e che Margherita abbia avuto ragione: potrei essere l'ennesima ragazza a cui spezzerà il cuore.

Le ho chiesto di raccontarmi tutto ciò che sa di lui, ma lei ha detto di non sapere granché, solo che Ermal ha spesso qualche storiella di poco conto che dura un mesetto al massimo, dopodiché ha l'abitudine di scaricare la ragazza di turno (non tenendo minimamente conto dei suoi sentimenti) e ricominciarne un'altra nel giro di un paio settimane, sempre per puro divertimento.

Margherita, però, si ostina a sostenere che Ermal sia un bravo ragazzo e che si comporta così solo perché non ha ancora trovato la persona giusta. Il suo consiglio è quello di provare a capire le sue intenzioni, prima di fare qualcosa di cui potrei pentirmi, ma l'unica cosa che mi sento di fare adesso è tenerlo distante da me per paura di cedere al suo fascino.

Ermal mi ha inviato qualche messaggio in questi giorni, mi ha chiesto come stavo e se mi andava di prendere un caffè insieme, ma io ho risposto rifilandogli delle scuse, a volte anche banali. Nonostante ciò, non si è mai arreso, ha continuato per giorni a chiedermi se stavo bene, come andavano le cose con Ivan e mi ha invitata un paio di volte alle loro lezioni, alle quali non sono andata.

Marghe ha ragione, prima o poi dovrò affrontarlo o potrebbe essere troppo tardi, potrei perderlo ed io non voglio assolutamente che questo accada.

Cavolo, non lo so nemmeno io che diavolo voglio! Vorrei solo che non mi piacesse così tanto o forse vorrei piacergli quanto lui piace a me, vorrei sapere con certezza se è solo attratto fisicamente o c'è qualcosa di più.

Sbuffo mentre ascolto il ticchettio dei miei tacchi sul pavimento del corridoio che mi conduce in 4^ C per l'ultima ora di oggi.

Ivan non mi ha dato grandi problemi negli ultimi giorni, a parte qualche alzata di occhi al cielo e qualche sfacciato "Posso andare a fumarmi una sigaretta?" al quale ho risposto fulminandolo con lo sguardo. Certo, ogni giorno ho dovuto ricordargli di mettersi al primo banco, ma quando poi l'ha fatto è rimasto in silenzio, sbuffando qualche volta e lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Vanessa, la sua compagna di banco timida, coi capelli biondi e lunghi che prende sempre ottimi voti. Credo le piaccia, ma fa troppo il duro per ammetterlo a se stesso.

Entro in classe frettolosamente pronunciando il mio solito "Good morning!" e i ragazzi mi rispondono allo stesso modo, prendendo posto coi loro tempi. Sì, da qualche giorno, i ragazzi della 4^ C rispondono ai miei buongiorno, molto svogliatamente e con un'improbabile pronuncia, ma lo fanno e la cosa mi fa sentire fiduciosa.

Mi siedo alla cattedra e inizio a smistare i miei libri, ma mi rendo conto di aver dimenticato il registro della 4^ C in aula professori. Sospiro frustrata e mi sfilo gli occhiali da vista.

- Ok ragazzi, vado a prendere il registro e conto di ritrovarvi esattamente come vi sto lasciando! - annuncio.

Ma proprio mentre sono in procinto di alzarmi, qualcuno bussa alla porta.

- Avanti! - dico ad alta voce.

Alessandro Marchi fa capolino nella classe.

- Ho pensato che questo ti servisse! - dice sorridendomi coi suoi bellissimi occhi verde smeraldo, poi si avvicina e adagia il registro sulla cattedra.

Voce del verbo SbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora