Questa ragazza mi confonde come poche altre cose al mondo.
E con lei, anche i miei stati d'animo e le mie stesse idee mi mandano in tilt. Nella mia mente non c'è ordine, sono arrabbiato perché immotivatamente geloso del fatto esce con qualcuno che non sia io, ma il suo bacio sulla guancia mi ha trasmesso qualcosa, qualcosa che mi fa pensare che sta cercando di illudere il suo cuore di non avere nessun interesse per me.
Ma perché lo fa?
Vorrei soltanto sapere se esiste la possibilità di trovare un piccolo posto per me nel suo cuore. Anche un angolo, un angolo in cui potrei starmene in santa pace aspettando che lei faccia più spazio per me, ma con la consapevolezza di esserci dentro, cullato dal suo battito e circondato da tutte le cose che lei ama.
E se provassi a chiederglielo, se fossi esplicito per una buona volta e le chiedessi "Hey, ti va di frequentarmi?", sarebbe sbagliato? Sarebbe troppo diretto? Sarebbe rischioso ed è la probabilità che mi risponda di no che mi trasforma in un codardo. Se mi dicesse ancora di no mi farebbe male, brucerebbe come una ferita aperta, forse perché in effetti questa ferita non si è mai chiusa.
Ma ho intenzione di medicarla, di ricucirla e se lei non fosse disposta a farlo, lo farò da solo, chiuderò questo capitolo una volta per tutte senza lasciare aperto nemmeno il più piccolo spiraglio.
Oggi è venerdì, siamo di nuovo a scuola insieme ed io sono troppo confuso per tenere una lezione con lei in maniera del tutto lucida. Nonostante io continui a mostrarmi forte e a non darlo a vedere, il suo sguardo addosso mi distrae e pesa come un macigno.
- D'accordo ragazzi, facciamo una pausa di quindici minuti! - dico.
Ho bisogno di fumare una sigaretta, di staccare per un attimo dalla tensione che continua ad accumularsi nel mio stomaco.
Così esco sulla scala d'emergenza, me ne accendo una e mi fermo a osservare il tramonto, i cui colori caldi mi rilassano e liberano per un attimo la mia mente da quel gran casino che mi porto dietro ogni giorno. Appoggio le mani alla ringhiera fredda tirando fuori il fumo dai miei polmoni e ascolto il rumore del venticello pomeridiano che muove leggermente le foglie degli alberi.
- Che fai qui? - una voce che conosco bene interrompe il mio momento di relax.
Mi giro e sorrido davanti alla sua immagine lievemente illuminata dagli ultimi raggi di sole della giornata.
- Sono uscito a fumare. - rispondo.
- Non...
- Sì, lo so, non si usa la scala d'emergenza per fumare! - rido mentre lei alza gli occhi al cielo. - Non mi farai la ramanzina, spero!
- Non vedo perché dovrei! - dice scocciata. - Dopo chiudi la porta, fa corrente. - si stringe nel suo maglione e fa per rientrare.
- Aspetta! - la chiamo. - Resta, finisco la sigaretta e rientriamo. - parlami, parlami dei motivi per cui cerchi di respingermi quando poi mi guardi in questo modo, spiegamelo Giulia.
- Va bene. - mormora avvicinandosi alla ringhiera e appoggiandovi i gomiti, rivolta verso me e non verso il paesaggio.
- Ivan è diverso con me, gli hai detto qualcosa? - esordisce, ma non voglio parlare di Ivan adesso, voglio parlare di noi.
- No. - mento, in effetti qualcosa gliel'ho detta. - Senti, Giulia... - mi avvicino a lei gettando via la sigaretta.
- Ermal, forse dovremmo tornare di là. - mi interrompe.
- Abbiamo ancora qualche minuto. - rispondo mentre la osservo guardarmi appena, quasi impaurita che io possa anche solo sfiorarla. - Cavolo, perché ho sempre la sensazione che tu abbia paura di me? - penso a voce alta, ma in realtà mi piacerebbe che mi rispondesse.
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Voce del verbo Sbagliare
أدب الهواةERMAL META FANFICTION Cosa accadrebbe se il destino facesse in modo che due persone apparentemente lontane, si rincontrassero dopo anni? Una storia piena di sbagli, a volte commessi per il semplice terrore d'amare. N.B.: La storia non parla dei Meta...