Correvo, veloce, a ritmo col vento e a ritmo del battito di ali del piccolo uccellino che volava un po' più sopra della mia testa, un piccolo colibrì blu con qualche sprazzo di rosso.
Finalmente diciotto anni, io, Beatrix Roxanne Watson, avevo finalmente raggiunto la maturità. Non che cambiasse qualcosa visto che sarei rimasta chiusa in quella piccola area recintata da quattro mura di cemento armato per sempre. Sì, abitavo a Los Angeles ma che senso aveva esserci se ero chiusa in una villa attorniata da verde e ancora verde e mura grige che ti privano della tua legittima libertà? Mi sentivo un fiore che cresceva e appassiva allo stesso tempo.
Ero nell' età migliore e la buttavo via?
Il mio vestito lungo fatto di tulle rosa era ingombrante e odioso come tutti i miei vestiti. Come mia madre d'altronde e visto che il vestito per la mia festa lo avevo scelto lei anche esso era odioso. In realtà non era brutto ma mi riusciva difficile scappare con quella bomboniera addosso.
In mezzo a quelle mura c'era una casa in festa con migliaia di invitati che non sapevano nemmeno che fosse il mio compleanno. Con cibo a volontà e casse straripanti di alcolici ma mi era stato vietato bere. La casa era stata addobbata tutta di rosa pallido con nemmeno qualche scintilla di colori vivaci a ravvivare quel colore spento. Sembrava un sogno agli occhi di tutti: un mondo a parte, in una villa stile antico a tre piani, nel verde e in pace. Beh non era così, mi sentivo in trappola, l'unico rapporto che avevo era con la governante e mia madre, in realtà con lei non avevo un vero e proprio rapporto.
Era una donna fredda e severa e anche soffocante che supera di gran lunga Hitler.
Non so se mi spiego.
I piedi mi facevano male a correre troppo, non ero una tipa molto atletica. Così mi ero fermata respirando e poggiando le mani sulle ginocchia per riposarmi. Non si erano nemmeno accorti dell'assenza della festeggiata ma in effetti come potevano se non mi conoscevano neanche? Ironico.
Davanti avevo il solito muro che faceva da ostacolo fra me e un mondo esterno. Mia mamma mi aveva tenuto lì da quando ero piccola perchè mi aveva raccontato, specialmente quando provavo a pregarla di lasciarmi andare, che papà ci era rimasto secco lì fuori, che era un posto pericoloso con oggetti pericolosi. Ma che ne sapeva lei? Ci era mai stata? E io? Avevo provato tante volte a domandarglielo ma lei deviava l'argomento.
Mi poggiai al muro di pietra grigio alto almeno dieci metri se non di più. Chissà se mia madre aveva costruito tutto questo per me? Per tarparmi le ali? Avevo sempre tante domande che non potevo fare mai a nessuno come un bimbo piccolo invadente.
Mi accasciai a terra.
L'umido dell'erba mi faceva solletico come quando qualcuno ti strofina una piuma sotto il naso, non che qualcuno mi avesse mai fatto una cosa così tenera però mi piaceva immaginare la sensazione. Mentre accarezzando i fili d'erba potevi sentire sollievo per il tocco così delicato ma frustrazione per paura di poterli piegare. Alzando gli occhi al cielo cercai di liberare la mente non pensando che probabilmente sarei rimasta tutto il tempo in quello spazio chiuso. Domande sul mondo che c'era al di là del muro mi divoravano sempre di più facendo della mia curiosità un' agonia. Lì fuori si vestivano con questi vestiti lunghi e monotoni?
Cosa erano quelle specie di campane assordanti?
Una volta trovai un buco nella pietra del muro ad un'altezza più su del mio metro e sessantacinque. Ogni volta che fuggivo ci infilavo un mio occhio verde per cercare di vedere cosa succedesse nelle strade di Los Angeles ma ovviamente stando così in una zona verde, sperduta e alta come lì potevo vedere ben poco.
Mi odiavo solo per essere così sottomessa a mia madre ma ovviamente era quello che era.
Una volta mi scappò una parolaccia e mi diede delle bacchettate sulle mani come se fossimo nell' ottocento mentre eravamo appena nel 2014. Ma dettagli giusto?
"Beatrix?"
Mia mamma mi venne a cercare, mai successo da quella volta. Proprio in quel momento che non avevo bisogno di lei? Perché non era venuta a cercarmi quando piangevo alla morte di papà? O alla morte del criceto Squiddy che mi aveva regalato Margaret la governante? O quando avevo provato a scappare da quelle mura e caddi dall' albero? Oppure, porca miseria, solo per chiedermi se stavo bene?
No, non avevo più bisogno di lei.
Corsi lontano percorrendo il perimetro enorme del muro oltrepassando alberi e rovi di more e incespicando nel vestito.
Basta mi stai uccidendo, urlò il mio cuore.Ma era quasi arrivata alla solita meta non potevo fermarmi...
Finalmente arrivai, con il fiatone e il cuore fuori dal petto pulsante..
Infilai come al mio solito l'occhio nel piccolo buco del paradiso. Il buco era grande giusto quanto il mio occhio smeraldo. Fuori era scuro per la notte ma vedevo luci correre in lontananza. Cos'erano? Mi ricordavo di averle già viste..
Poi in orizzonte c'era una linea blu scuro in cui la luna rifletteva la sua luce brillante.
Oceano.
In una parola così piccola, di sei lettere, c'erano cosi tante cose: essere viventi, metafore, bellezza...
I miei pensieri saettavano dal più piccolo oggetto alla più grande metafora collegate all'oceano.
Una parola liberatoria 'OCEANO'.. lo avrei disegnato sul mio diario nascosto sotto il materasso del mio letto.
In lontananza si intravedevano i palazzi alti della città e molti rumori che a mio parere tranquillizzavano, che ti assicuravano che non eri sola nel mondo, che c'erano tante altre persone che soffrivano. C'erano state mattine in cui mi svegliavo di soprassalto per paura che fossi rimasta solo io sulla Terra.
In effetti lo ero anche se c'erano altre persone dietro quella barriera, il mondo continuava anche senza di me.
Nessuno sapeva che esistevo o che vivevo, o meglio che sopravvivevo. Perchè lì dentro, in quelle cazzo di mura non vivevo ma continuavo semplicemente a far battere il mio cuore giovane per troppa paura di uccidermi.
Ritornando alla realtà, il buco era diventato di uno strano azzurro con un pallino nero e strane venature al centro e senza neanche ragionare saltai all'indietro per la paura, urlando "Oh cazzo"...
SALVE RAGAZZE QUESTA È NUOVA STORIA. HO CANCELLATO L'ALTRA PER FARE SPAZIO A QUESTA CHE SARÀ MOLTO PIÙ BELLA. SPERO VI PIACCIA.. COMMENTATE E VOTATE PLZ PER FARMI SAPERE. Baci
Mikey x.
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Between || Luke H.
FanfictionBeatrix Roxanne Watson è una ragazza da poco raggiunta la maturità che viene costretta dalla madre a vivere nella parte alta di Los Angeles esclusa dal mondo. Ci sarà qualcuno che la aiuterà a fuggire? A rompere il muro che c'è fra di loro? riuscirà...