8. Gioia svegliati!Era la terza volta in questa settimana che Gioia usciva senza dirmi nulla e tornava stravolta, sembrava stesse attraversando un brutto periodo, ma facevo davvero fatica ad avvicinarmi.
La prima volta che uscì e tornò stravolta fu il giorno in cui litigammo perché le imposi di mettere in ordine il mio armadio nel modo che faceva comodo a me. Mi dispiaceva davvero tanto trattarla così, non lo merita, non meritava davvero tutto il brutto trattamento che stava avendo da parte mia, ma purtroppo ero diventato così, uno stronzo con le ragazze.
La mia ex mi aveva fatto soffrire, trovarla stretta nel letto di casa nostra con un altro mi aveva squarciato il cuore e da quel giorno mi ero imposto di diventare assolutamente freddo con tutte le ragazze che incontravo durante il mio cammino. Non avevo intrapreso la carriera del play boy da strapazzo perché non mi piaceva affatto ingannare le donne, mi sarei sentito un uomo sporco. Le donne non sono mai state degli oggetti da manovrare a proprio piacimento, ho sempre pensato che meritano un trattamento con i guanti bianchi, trattamento che riservavo solo a mia madre, la donna che non mi aveva mai tradito e non mi aveva mai fatto mancare nulla.
Ma tralasciando questo particolare del mio passato ero davvero preoccupato per Gioia, lei credeva che io non lo notassi, credeva che fossi così distratto da non capire che lei stesse attraversando un momento buio nella sua vita.
Ogni sera tornava a casa con gli occhi colmi di lacrime, rossi come se piangesse per ore e non aveva nemmeno più le forze per litigare con me, sembrava diventata un'altra persona e, senza sembrare invadente, volevo iniziare ad indagare per capire come farla stare meglio anche in silenzio, non ci sopportavamo, era vero, ma non ero un insensibile, non ero una persona alla quale divertiva vedere soffrire le persone.
"Gioia cosa ti va per cena?" Era tornata nuovamente da un luogo misterioso, usciva molto presto il pomeriggio, quando non doveva andare all'università e tornava sempre per ora di cena. Anche quando andava all'università non tornava presto a casa, sembrava andasse in qualche luogo misterioso.
"Vorrei solo dormire, grazie." La sua voce era flebile, non aveva nemmeno voglia di parlare.
"Non voglio insistere, ma in questi giorni sai mangiando poco, so che non sono affari miei, so che non ci parliamo quasi mai se non per urlarci contro, ma mi dispiace vederti così."
"Non voglio essere scortese Niccolò, grazie perchè ti stai preoccupando per me, ma stasera davvero non mi va."
"Non vuoi nemmeno la pizza di un napoletano trasferitosi a Roma?"
"Se la fa a pezzi sì, non mi va intera." Facevo anche fatica a sentire le sue risposte, sembrava una persona sconfitta, una persona che stesse perdendo una battaglia interiore.
"Dimmi come la vuoi che la vado a prendere." Rispondendo a monosillabi non potevo fare altro che farle una specie di interrogatorio.
"Prendi una margherita, non mi vanno cose complicate." Uscii di casa per andare a prendere la pizza per Gioia, se l'avesse fatta stare bene mi avrebbe fatto piacere, ci avrei scommesso che dopo questa piccola parentesi di pace saremmo tornati a litigare e ad urlarci contro, ma in quel momento ero fiero di ciò che stavo facendo.
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𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/
Fanfiction[COMPLETA] Una ragazza campana si trasferisce a Roma per frequentare la Sapienza, cerca disperatamente un coinquilino per far sì che possa sostenere le spese. Dopo una lunga ricerca riesce a trovare un nuovo inquilino. Chi busserà alla sua porta? Tu...