Capitolo 27

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27. Per stasera stiamo in pace

Eravamo arrivati alla festa e, dopo un pomeriggio di preparazione sentivo che saremmo riusciti a convincere l'avvocato, Niccolò avrebbe avuto tutto per sè il locale

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Eravamo arrivati alla festa e, dopo un pomeriggio di preparazione sentivo che saremmo riusciti a convincere l'avvocato, Niccolò avrebbe avuto tutto per sè il locale. Prima di arrivare alla festa mi aveva spiegato, in parole povere, che in quel momento mi stava affidando il suo venticinque per cento del locale, ciò significava che un quarto di "Marmo" sarebbe stato nelle mie mani. All'inizio ero leggermente titubante, non sapevo se accettare o meno, ma il fatto che Niccolò mi avesse detto che ciò sarebbe stato temporaneo mi aveva spinta a dirgli di sì. Ci aveva tenuto a dirmi che avrebbe quanto prima acquistato il mio venticinque per cento così che tutto il locale fosse suo, stava facendo tutto quel giro pur di non far finire nelle mani di un estraneo il suo mondo.

Niccolò era leggermente più teso di me, ovviamente sarebbe stato lui a rimetterci se l'avvocato non mi avesse concesso questo venticinque per cento. Sembrava fossimo amici di vecchia data, ma non lo eravamo, sembravamo persone che si volevano bene e non si scannavano, ma non lo eravamo, ma nonostante tutto Niccolò aveva deciso di affidare a me una parte di locale e io non potevo ancora crederci. Ci avevano fatto molte foto insieme, ma una era particolarmente bella, non avrei mai pensato di poterlo dire, ma in quel momento mi sentivo di voler pubblicare quella foto. Eravamo felici, come non lo eravamo mai stati, sembrava ci fossimo conosciuti quella sera e le precedenti non fossero mai esistite e ciò mi faceva stare davvero bene.

 Eravamo felici, come non lo eravamo mai stati, sembrava ci fossimo conosciuti quella sera e le precedenti non fossero mai esistite e ciò mi faceva stare davvero bene

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gioi.aesposito Per stasera stiamo in pace😌
adriano.cassio cosa vedono i miei occhi!😳
ludovica.bio sarà l'alcol...🥂 P.S. Mamma che eleganza ragazzi
moriconi_nic @ludovica.bio tutto merito mio cara...

I ragazzi si erano sbizzarriti a commentare la foto che avevo postato, ovviamente Adriano aveva avuto una delle sue reazioni tipiche e allo stesso tempo Ludovica non aveva tutti i torti. Nel nostro corpo, almeno nel mio, circolava fin troppo alcool; avevamo brindato talmente tante volte che nemmeno ricordavo quanto spumante avessi bevuto. Niccolò fortunatamente aveva convinto l'avvocato, mi aveva presentato come la sua compagna e il venticinque percento del locale era diventato mio. Non credevo andasse a finire così, nonostante sapevo ciò che sarebbe potuto accadere, non pensavo si potesse realizzare in così poco tempo tutto ciò, ero socia di un locale e mi sentivo di dire che questo ragazzo mi stava leggermente scombussolando la vita. Niccolò mi spiegò in breve che, nonostante io fossi sua socia, nel caso in cui non avessi voluto, non avrei dovuto svolgere alcun compito all'interno del locale. Ovviamente avrei lasciato tutto nelle mani di Niccolò senza cambiare nulla ma da quel momento avrei potuto, se avessi voluto, influire nelle scelte.

Ciò che mi tormentava maggiormente, però, era il motivo per il quale lui avesse scelto proprio me, si doveva fidare di me più di chiunque altro. Aveva numerose amiche femmine, poteva tranquillamente chiedere ad una di loro, invece, aveva affidato a me il venticinque per cento di ciò che reputava il suo mondo, la sua vita. Rimasi sconvolta, ma allo stesso tempo mi sentii importante. Nonostante litigassimo di continuo, con quel gesto, lui mi aveva dimostrato di tenerci tantissimo a me. E proprio per questo motivo che mi ero imposta di cambiare. Mi sarei comportata meglio nei suoi confronti.

"Giò, che ne dici di andar via?" Mi chiese Niccolò.

"Ma io non voglio tornare a casa." Non ero ubriaca, ero leggermente alticcia, Nonostante non fosse il mio ambiente, non volevo che la serata finisse lì.

"Ma infatti ho detto andar via, non andare a casa." Appena sentii quelle parole annuii, Niccolò mi portò con lui a salutare l'avvocato e gli altri suoi conoscenti e, dopo avergli propinato a dir poco una scusa leggermente ridicola, ci incamminammo verso l'auto.

"Dove mi stai portando?"

"Ti va di andare a festeggiare nel nostro locale?" Sentire nostro affiancato a locale mi faceva strano, quel posto non era mio, era suo e doveva continuare ad esserlo, aveva speso tutte le sue forze per crearlo e io, che ero da pochissimi mesi nella sua vita, non me la sentivo di definirlo mio.

"Nicco il locale è il tuo, una firma su un pezzo di carta non ha alcun significato, tu hai buttato sangue per farlo diventare ciò che è, non io." Era la semplice verità, il locale era suo e suo sarebbe rimasto. Se avesse avuto bisogno di qualcosa non mi sarei di certo tirata indietro, ma non mi andava di prendermi meriti non miei.

"Beh, se non avessi accettato il mio invito adesso il locale non sarebbe mio, come dici tu, ma mio e di un'altra persona che di certo non avrebbe ragionato come te."

"Sono contenta di averti aiutato." Mi sentii di dirgli. Appena pronunciai quelle parole l'auto si spense segno che eravamo entrambi arrivati a destinazione. Scendemmo tutti e due ed entrammo dalla porta del retro, mi faceva strano essere una privilegiata. Appena entrammo Niccolò aprì una bottiglia di spumante e lo versò in due bicchieri. Facemmo l'ennesimo brindisi e stuzzicando patatine a destra e manca avevamo bevuto mezza bottiglia. Niccolò si avviò verso il pianoforte e iniziò ad intonare una delle canzoni più celebri di Vasco Rossi: Un senso. Rimasi colpita dalla sua bravura, non lo avevo mai sentito né cantare e né suonare, era una magnifica scoperta, la sua voce era leggiadra, mi permetteva di esplorare con la mente luoghi a me ignoti.

"Sei bravo sai?!" Dissi appena terminò la sua esibizione, in una sola serata stavo scoprendo lati di Niccolò che non pensavo esistessero. Forse se avessi evitato di litigarci per tutto questo tempo lo conosceresti meglio. Anche nei momenti piacevoli la mia coscienza mi ricordava i miei sbagli e, purtroppo, aveva ragione.

"Grazie." Rispose semplicemente lui, mentre io mi avvicinavo sempre di più.

"Penso però che staresti meglio senza quella cravatta." Appena mi accorsi che ciò che era passato nella mia testa non lo avevo solo pensato mi maledissi mentalmente, ma maledissi soprattutto l'alcol che avevo in corpo. Nonostante ciò iniziai ad avvicinarmi verso di lui e iniziai a slacciargli la cravatta, dopo aver completato il mio gesto ne approfittai per aprire anche due bottoni della sua camicia.
Nel locale si percepiva un'alta tensione sessuale, l'aria si era surriscaldata e non comprendevo il perché, Niccolò era un ragazzo attraente senza alcuna ombra di dubbio, ma non avevo mai fatto pensieri poco casti su di lui. Decisi di allontanarmi dalla sua figura, ma lui non me lo permise bloccandomi il braccio e attirandomi verso di sé, ci guardavamo e le nostre bocche si avvicinavano come fossero due calamite, sentivo sarebbe successo e in quel momento lo desideravo più di qualsiasi altra cosa al mondo. I nostri visi si avvicinavano mano mano passava il tempo e io perdevo sempre di più la lucidità, mi appoggiai al pianoforte in attesa di quel qualcosa che mi avrebbe migliorato la serata. C'era bisogno dell'alcool per fartelo ammettere? Anche in quel momento la mia coscienza intervenne per darmi fastidio, ma non le diedi peso, anzi non ebbi nemmeno il tempo di darle peso perchè, finalmente, dopo sguardi famelici, Niccolò posò le sue labbra sulle mie e da lì non ci capii più nulla.

Spazio autrice

Finalmente i due ragazzi si sono baciati, le liti cesseranno nonostante questo bacio o continueranno imperterrite a far parte della loro vita?

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina o un commento.

P.S. Ci tenevo a ricordarvi della pagina Instagram dedicata alla storia @/ipocondriaultimo12 nella quale parliamo della storia e pubblico gli avvisi principali, se vi va fatevi un salto, grazie.

𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora