Capitolo 14

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14. Che succede qui?!

"Ciao, sono Niccolò, tu dovresti essere Giuseppe

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"Ciao, sono Niccolò, tu dovresti essere Giuseppe." L'amico di Gioia era appena sceso dal treno, lei mi aveva fatto vedere una sua foto per essere sicura di poterlo riconoscere, forse aveva fatto la stessa cosa con il suo amico. A Roma Termini c'era talmente tanta gente che era difficile riconoscere un conoscente, figuriamoci uno sconosciuto.
Avevo riportato Gioia a casa ed ero andato a prendere il suo amico per esaudire il suo desiderio di medicarle la ferita. Non riuscivo a capire per quale assurdo motivo non potessi aiutarla io, ma dovesse per forza farlo lui. Se non avessi saputo cosa fare avrei chiamato il mio medico, non le avrei fatto del male. Una ferita risanata male le avrebbe dato molti, troppi problemi e non mi andava.

"Sì sono io, piacere Giuseppe, grazie per essermi venuto a prendere." Sembrava essere gentile, anche se non mi era molto simpatico dato che mi aveva dato dell'incapace. "Come sta Gioia?" Mi chiese dopo aver posato la valigia nel bagagliaio della mia macchina.

"L'ho appena fatta mettere a letto, sembrava essersi ripresa subito. Dobbiamo aspettare dopodomani per medicarle la ferita." Cercai di non essere troppo scorbutico, mi avevano insegnato il rispetto e l'educazione, non potevo non onorare gli insegnamenti dei miei genitori.

"Dove l'hai fatta operare? Ti chiedo così perché mi ha detto che sei stato tu a portarla in ospedale con la forza."

"Ho il mio medico al San Raffaele, l'ho portata lì." Maurizio, nonostante avesse anche un contatto privato, lavorava al San Raffaele, quindi avevo pensato bene di portarla lì dato che la prima persona che mi era venuta in mente era stato proprio lui.

"Mi dicono che i medici sono bravi in quella struttura ospedaliera."

"Sì, il mio medico è uno dei migliori." Sembrava voler parlare con me, ma a me non andava molto bene instaurare tutta quella confidenza, lui non si fidava di me, quindi potevamo andare ognuno per la propria strada. "Siamo arrivati. Adesso che entri troverai un salottino e la prima porta a destra è la camera di Gioia, facciamo piano che non so se sta dormendo." Non si lamentava molto, ma un'operazione del genere non poteva non farle male, speravo solamente che dopo averle medicato la ferita si sentisse meglio.

In ospedale mi era sorto un forte dubbio, mi aveva chiesto di chiamare sua madre, ma prima di parlare con lei aveva parlato con un'altra signora, non capivo bene cosa stesse succedendo, in più sua madre le aveva chiesto scusa per non poterla andare a trovare e ciò mi sembrava strano. Non capivo se lei non potesse scendere da Napoli per impegni lavorativi o per altro. Gioia mi sembrava molto apprensiva quando si parlava di sua madre, anche se gliel'avevo sentita nominare due volte solamente. Perso nei miei pensieri non mi ero accorta che Giuseppe era già entrato in camera di Gioia e che io mi trovavo ancora sull'uscio della porta. Il nostro ospite aveva lasciato la valigia in mezzo al corridoio e decisi di spostarla verso la parete così da non inciampare e da non far inciampare qualcuno.

𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora