Capitolo 43

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43. Toccare il cielo con un dito

"Nicco hai visto ce l'hai fatta!" Eravamo appena usciti dal palazzo dell'avvocato che doveva regolarizzare gli ultimi conti per aprire il nuovo locale qui a Milano, con lui era rimasto Christian, dato che la mia presenza sarebbe stata irrilevante,...

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"Nicco hai visto ce l'hai fatta!" Eravamo appena usciti dal palazzo dell'avvocato che doveva regolarizzare gli ultimi conti per aprire il nuovo locale qui a Milano, con lui era rimasto Christian, dato che la mia presenza sarebbe stata irrilevante, non sapevo nulla di giurisprudenza e non potevo contribuire. Il mio compito era terminato e, con tanta perseveranza, ero riuscito a raggiungere uno dei miei tanti obiettivi. Gioia sembrava felice per me, tanto da abbracciarmi e stringermi tra le sue braccia. Non avevamo un contatto così intimo da giorni e non potevo fare a meno di notare questo piccolo particolare. Stavo bene quando stavo con lei, non avrei mai voluto separarmi da quell'abbraccio come se volessi riprendermi tutto ciò che in quei due mesi mi era mancato.

"Grazie per essere venuta." Non sapevo che dirle, ma ringraziarla mi sembrava il minimo dato che se lei non fosse arrivata a Milano e non avesse firmato quelle carte io ora non avrei avuto in mano nulla. Avevo paura non venisse, dato che in quel periodo non ci parlavamo molto, non litigavamo, ma allo stesso tempo non riuscivamo a comunicare. Io non volevo far vedere la mia gelosia e lei non cercava contatti con me.

"Non potevo non venire, non avevo nessun diritto di rovinarti la carriera." Quando si parlava di lavoro lei non riusciva mai a non essere professionale. Non conosceva il mio mestiere, tanto da non volersi intromettere nelle mie faccende e, anche se poteva essere sinonimo di menefreghismo, io lo vedevo solo come una grande forma di rispetto nei confronti miei e del mio lavoro.

"Adesso credo possiamo andarci a cambiare, ho prenotato in un ristorante per festeggiare." Avevo pensato di fare una piccola festicciola, volevo venisse anche il mio avvocato, ma purtroppo doveva tornare a Roma, anche se non era proprio presto, avrei voluto sicuramente fare una grande festa con i miei amici quando sarei tornato a Roma, ma mi faceva piacere anche passare la serata con Gioia.

"Non ho portato nulla per festeggiare! Come faccio?!"

"Il vestito elegante ce l'hai, il ristorante è elegante, la serata è importante, quindi puoi indossare quello che mi avevi fatto vedere oggi pomeriggio." Ricordavo alla perfezione che vestito era quello che avrebbe indossato, sarebbe stato terribile per me resisterle, ma lo avrei dovuto fare, lei stava con Lorenzo e non potevo metterla in situazioni scomode.
Speravo di non averli fatti litigare, no, non era vero, egoisticamente speravo avessero litigato, lui non faceva affatto per lei, meritava di stare con un ragazzo che la apprezzasse e sì stavo parlando di me, ero geloso marcio di lei e mi maledicevo giornalmente per non aver avuto quel pizzico di coraggio in più che mi avrebbe spinto a fare un piccolo passo verso la felicità.

"Se lo dici tu." Non capivo quale fosse il suo stato d'animo in quel momento, speravo davvero stesse bene, non aveva gli occhi che le brillavano, ma allo stesso tempo sembrava felice per ciò che stavo realizzando. Ero sempre più convinto che avevo fatto bene a chiedere a lei quel favore, tanto da non aver ancora riacquistato le sue quote, non lo avevo fatto non perché non ne avessi la possibilità, ma perché volevo che ci fosse ancora qualcosa, anche se piccolo che ci continuasse a legare in quel periodo particolare.

𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora