Capitolo 26

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26. Hai un vestito elegante?

Non avrei mai voluto porgli una domanda del genere, ma avevo bisogno di qualcuno in questo momento ed, essendo talmente tanto disperato, avevo pensato fosse giusto fare un tentativo

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Non avrei mai voluto porgli una domanda del genere, ma avevo bisogno di qualcuno in questo momento ed, essendo talmente tanto disperato, avevo pensato fosse giusto fare un tentativo. Il detto dice "tentar non nuoce" e questa volta volevo affidarmi ad esso.

"Giò io non te lo vorrei nemmeno chiede sto favore, ma sono obbligato dalle circostanze. Stasera sono occupato con una cena di lavoro."

"Che bello! Mangerò da sola!" Esclamò lei felice, ero convinto che quel sorriso sarebbe scomparso immediatamente, doveva solo sentire la mia proposta.

"Ecco proprio di questo volevo parlarti."

"Tranquillo Niccolò, non è che se mi lasci cenare da sola muoio, è successo tante volte e non te ne sei mai preoccupato, perché inizi a preoccupartene ora?" Mi interruppe la seconda volta per parlare al posto mio, mi stavo innervosendo. Già era difficile riuscire a farle questa proposta, in più ci si metteva lei ad interrompermi.

"Se non mi interrompessi lo capiresti." Lei mi fece segno con la testa di continuare e io l'assecondai. "Io stasera, come ti ho già detto, devo andare ad una cena di lavoro e ho bisogno che... che... che ecco qualcuno mi accompagni." Iniziai ad agitarmi, non era mio solito comportarmi così con lei, anzi di solito era lei che, nel caso in cui iniziassi a farle paura, balbettava.

"Niccolò e dai parla! Nemmeno avessi commesso un omicidio."

"Quel qualcuno sarai tu" Dissi tutto d'un fiato. All'inizio la sua faccia era leggermente perplessa, ma quando comprese che avevo deciso, al posto suo, che saremmo andati insieme alla festa mi rivolse uno sguardo di fuoco.

"Spero tu stia scherzando!" Mi urlò contro, avevo bisogno di qualcuno e, dato che non avevo nessuno, mi sembrava più che ovvio chiederlo a lei. Anche se non avevamo un rapporto meraviglioso non volevo andarci con una ragazza che non conoscevo, non mi piaceva giocare con le donne e in più non avrei potuto far firmare una clausola ad una sconosciuta.
Molte persone pensavano che fossi un donnaiolo menefreghista, dato che ero il titolare di un locale e mi giudicavano davvero male, ma ero certo di aver dimostrato, almeno a Gioia, di non essere così stronzo tanto da usare le donne a mio piacimento. Era stato strano farle trovare in casa quella donna, non avrei mai voluto, ma lei purtroppo era riuscita ad ottenere ciò che desiderava.
Non credevo molto nell'amore dato che avevo sofferto tanto per colpa dei numerosi tradimenti da parte della mia ex, ma non volevo iniziare a ragionare come tutti gli altri maschilisti che, dopo essere stati traditi, usavano le donne a loro piacimento. Nonostante quello, con loro mi rapportavo sempre freddamente cercando più un litigio che una parola di conforto, proprio come era successo con Gioia, un giorno sì e l'altro pure ci scannavamo, ma da quando Giuseppe era arrivato a Roma avevo capito di non potermi comportare sempre male con lei, non comprendevo il motivo, ma iniziai comunque ad essere meno scontroso. Nonostante ciò discutevamo spesso, molto spesso. Entrambi avevamo un carattere forte e non ci bastava essere detti un hai ragione solo per zittirci. "Niccolò non ti puoi arrogare il diritto di scegliere per me, non lo puoi fare! Se me lo avessi chiesto ci avrei anche pensato, ma adesso è ovvio che ti dica di no, non puoi decidere per me, dei mettertelo in testa!" Ero stato egoista, questo era sicuro, ma non potevo fare altrimenti, lei diceva che avrebbe accettato, ma io stentavo a crederci, ero troppo diffidente.

𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora