42. Te lo dico dopo, scaramanzia
Tre ore e un quarto di viaggio erano state leggermente pesanti, non avevo nulla da fare, avrei potuto studiare durante il tragitto, ma leggere mi stancava e mi provocava dei fastidi allo stomaco, Niccolò mi aveva tenuto un po' compagnia per messaggio cercando di spiegarmi al meglio la situazione, mi aveva detto che avrei dovuto firmare più di un foglio per la prassi e che sarebbe stato presente anche il suo avvocato, Cristian, che era stato il suo consulente fin dal giorno in cui aveva aperto il locale, quindi si fidava di lui. Nei momenti durante i quali non parlavo con Niccolò la mia mente andava a Lorenzo, alla scenata che aveva fatto che per me era assolutamente inutile e speravo davvero potesse capirlo al più presto possibile, ma soprattutto speravo mi richiamasse. La mia mente non mi lasciava in pace e non riuscivo a credere che avessimo litigato per una questione poco importante, era anche vero che lui non conosceva il reale motivo della mia partenza, non sapeva che fossi proprietaria di un locale, non sapeva di mia madre, non sapeva molte cose di me, non mi ero aperta con lui sin da subito per diversi motivi, non potevo dirgli di essere co-proprietaria del locale perchè altrimenti le sue idee su me e Niccolò sarebbero diventate certezze, quando certezze non lo erano, ma allo stesso tempo non volevo dirgli di mia madre perchè avevo paura di essere giudicata. Avevo parlato della mia famiglia in generale, ma non ci conoscevamo da molto, quindi alla fine non ero in dovere di raccontargli tutto della mia vita. Il nostro rapporto doveva fare un grosso passo in avanti per poter sapere queste cose davvero importanti.L'altoparlante del treno mi distrasse dai miei pensieri e mi avvertì di essere arrivata a destinazione, su una cosa io e Niccolò non ci eravamo messi d'accordo, non sapevo come arrivare in hotel, ma soprattutto non sapevo quale fosse questo hotel, speravo davvero capisse in che situazione ero e che mi raggiungesse in stazione, anche se davvero non sapevo se fosse impegnato o meno con l'avvocato.
Appena scesi dal treno trovai la faccia di Niccolò con un cartellino, come quelli che si fanno per farsi riconoscere da persone che non si erano mai viste prima sul quale c'era scritto la mia salvatrice e più giù in piccolo mo però nun te gasà. Leggere quel cartello mi aveva fatto sorridere, fortunatamente e, dopo averlo salutato, ci dirigemmo verso la macchina per andare in hotel. Sentivo il bisogno di farmi una doccia, il treno mi stancava e mi faceva sentire sporca, speravo di avere il tempo anche di mangiare qualcosa, altrimenti avrei sbattuto per terra.
"Senti Giò mo nun t'arrabbià ma te devo di na cosa." Quando iniziava la frase con non ti arrabbiare stava mettendo le mani avanti per evitare che iniziassi a sbraitare contro di lui, era come se mi preparasse ad un qualcosa che, secondo lui, non mi sarebbe piaciuto.
"Mi devo preoccupare? No perchè già lo sono abbastanza."
"C'è solo un piccolo problema, l'hotel è pieno e non ce n'è uno libero nell'arco di quindici chilometri, io ho una camera per due, quindi avevo pensato potessi dormire con me. L'ho pensato perché siccome lo avevamo già fatto credevo non ti desse noia." Se mi avessero detto che avrei dovuto dormire con Niccolò mi sarei rifiutata categoricamente, sapevo cosa si provava a stare nel suo stesso letto ed io sinceramente quelle sensazioni non volevo provarle più. I suoi comportamenti erano sempre ambigui, soprattutto da quando stavo con Lorenzo, anzi da prima, quando non aveva voluto discutere su quello che ci era successo nei giorni in cui i miei amici di Napoli erano andati via. Avrei voluto parlare con lui, avrei voluto dirgli che ciò che avevo fatto lo avevo fatto con il cuore, ma che soprattutto che avevo sbagliato a voler lasciar perdere la prima volta che ci eravamo baciati, ma lì per lì avevo avuto paura, avevo avuto paura della sua reazione, se avesse dato una risposta negativa a ciò che desideravo in quel momento ci avrebbe rimesso la nostra convivenza e a me non andava di tornare indietro nel tempo. Poi era arrivato Lorenzo, all'inizio non volevo dargli nessuna confidenza, la prima volta eravamo usciti solo da amici, in seguito, quando avevo capito che Niccolò non voleva avere niente a che fare con me, ho cercato di assecondare la volontà di Lorenzo cercando di fidarmi di lui e di stare con lui, ma ogni volta che Niccolò si avvicinava a me sentivo sempre qualcosa in più di quello che sentivo con il mio ragazzo, ma ovviamente lo reprimevo pensando fosse una semplice fantasia.
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𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/
Fanfiction[COMPLETA] Una ragazza campana si trasferisce a Roma per frequentare la Sapienza, cerca disperatamente un coinquilino per far sì che possa sostenere le spese. Dopo una lunga ricerca riesce a trovare un nuovo inquilino. Chi busserà alla sua porta? Tu...