Capitolo 9

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9. Mamma

Eravamo tornati a casa da poco, lui da lavoro io dall'università

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Eravamo tornati a casa da poco, lui da lavoro io dall'università. Speravo che almeno stasera lavorasse, con Niccolò non c'era mai un momento di calma, era sempre pronto ad esplodere ed io con lui. All'inizio la nostra sembrava una convivenza normale, ma solo dopo una settimana avevamo iniziato a litigare per le cose più futili, ma avevo ben capito che tutti e due eravamo persone con caratteri forti e non ci saremmo mai fatti mettere in testa i piedi da nessuno.

Iniziai a preparare la cena, molte volte avrei voluto prepararla solo per me dato che Niccolò mi faceva davvero irritare, ma non lo facevo quasi mai, mi conoscevo bene e mi sarei sentita in colpa. Ero abbastanza brava a cucinare, avevo imparato sin da piccola grazie alla mia prozia, ma, a parte nel weekend, non potevo sfoggiare le mie arti culinarie data la mancanza di tempo. Decisi allora di impanare delle fettine e fare le cotolette.
Preparai anche le patatine così da fare una cena molto leggera. Avevo appena finito di impanare le cotolette e stavo iniziando a togliere la buccia alle patate, ma suonarono alla porta. Niccolò purtroppo era in doccia e fui costretta ad andare ad aprire. Mi sciacquai le mani e dopo aver guardato dall'occhiello aprii la porta di casa.

"Ciao cara tu chi sei?" Mi chiese una donna sulla cinquantina, non l'avevo mai vista prima di quel momento e forse quella domanda dovevo porla io a lei.

"Abito in questa casa, lei chi è?" Non conoscevo la persona che si trovava di fronte a me e sinceramente mi dava fastidio il fatto che lei chiedesse a me chi fossi, dato che ero in un certo senso io la padrona di casa.

"Oh forse ho sbagliato casa allora, cercavo mio figlio."

"Non vorrei essere invadente, ma suo figlio come si chiama?" Guardandola attentamente assomigliava molto a Niccolò, mi aveva sorriso cordialmente e il sorriso era davvero simile, le si formavano quelle fossette ai lati della guancia simili a quelle del mio coinquilino.

"Niccolò, mi ha detto che abitava a questo indirizzo e a questo numero civico, ma forse ho sbagliato a capire. Lo conosci per caso?" Non avevo sbagliato a pensare allora, mi ero ripromessa di andare ai soliti ignoti, avevo il talento nascosto di vedere bene le somiglianze, ma con il tempo la volontà di andarci mi era passata, soprattutto dopo aver visto i programmi intensi dell'università.

"Beh purtroppo sì, entri, sono la sua coinquilina." Non avevamo un bel rapporto, quindi non mi potevo reputare fortunata nel conoscerlo.

"Non mi aveva detto abitasse con una ragazza, credevo abitasse solo." Si vergognava talmente tanto della mia presenza da non avvisare sua madre che ci fossi, non potevo andarci d'accordo, il suo comportamento mi snervava.

"Non si sarà spiegato bene, come il suo solito. Cosa le posso offrire?" Volevo essere gentile almeno con sua madre, non volevo partire prevenuta e non volevo fare la sostenuta con una persona che non conoscevo, sembrava molto più accondiscendente del figlio e non mi andava di attaccarla senza motivo.

𝑆𝑎𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 /𝑈𝑙𝑡𝑖𝑚𝑜/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora