Cap. XXV

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POV's Gaia

Ad attenderci c'era la professoressa Monica de Bernardis, che aveva preparato per noi un compito speciale: descrivere una persona a piacere all'interno della scuola. Inutile dire che la prima persona a cui pensai fu Martina e alla fine scrissi di lei. Avevamo 15 minuti per descrivere questa persona. Con Martina era molto difficile, parlare di lei in solo 15 minuti significava trascurare alcuni aspetti fondamentali della sua persona, ma alla fine ci riuscì. Finiti i 15 minuti, la professoressa raccolse i nostri compiti e Martina si girò verso di me.
<<Chi hai descritto Bì?>>
<<Lo scoprirai Beltrami>>
Il primo a leggere il suo testo fu Skioffi, che parlo di DevilA, poi Stefano parlò di Jacopo, Giorgia parlò di Martina e infine la professoressa chiamò me.
<<Gaia, ti va di leggere il tuo testo?>>
Mi alzai e mi avviai verso la cattedra, presi il mio foglio e feci un sospiro.

"Ci siamo conosciute e inizialmente mi ha fatto lo stesso effetto della calzamaglia di lana del mercato, mi faceva prurito ovunque, ma l'avevo comunque comprata. Palese dire che non era scattato nulla di positivo fra di noi, ma qualcosa mi attirava alla sua energia, così apparentemente distante da me, ma anche complementare, ognuna al proprio antipodo.
I suoi capelli sempre raccolti in una coda poco ordinata, fa cadere i ciuffi anteriori sul viso, quasi come se dovesse difendersi dal mondo, il suo personale sipario per mantenere la debita distanza con gli sconosciuti. Mi fa sorridere quando arriccia le labbra, preannunciando una smorfia "beleniana", che avrà provato varie volte davanti allo specchio per sentirsi più "figa", rido ma lo faccio anch'io.
È una persona vera, ha fragilità così delicate che mi pongo con lei come con nessun altro, con estremo tatto, con forte empatia.
A volte penso al fatto che il destino ci indirizzi verso il miglioramento di noi stessi. Credo che io serva a lei per crescere e capire che al mondo siamo in troppi per poterci caricare delle ansie altrui e che a volte va bene non essere in sintonia con qualcuno. E penso che anche lei, a suo modo, serva tanto a me, perché spesso non va così male se ci sentiamo senza filtri, se viviamo distratti dalle nostre emozioni che dilatano l'intensità delle nostre giornate.
Martina è una finta incazzata, che ama la vita senza arrabbiarsi per davvero, con le difficoltà che le porta.
Martina è una finta trasandata, che ogni mattina si lava i capelli e se li arruffa apposta perché semplicemente si piace così.
Martina è una donna di 19 anni, che sa vivere da diciannovenne, ma anche da adulta, ed è bello vedere quando questi due lati di se fanno a botte.
Martina è cuore e pancia contemporaneamente.
Martina è speciale.
Martina è troppo da raccontare in soli 15 minuti di tema scritto.
Martina è Martina."

Alzai gli occhi per guardarla e vidi i suoi occhi lucidi per le lacrime che minacciavano di uscire.
Mi avvicinai al mio banco, che era accanto al suo, e lei apri le braccia per accogliermi dentro.
<<Vieni qua Bì>> io non aspettai altro e mi tuffai nelle sue braccia.
<<Mi hai fatto commuovere, scema>>
<<Il mio intento era questo>> e le lascia un bacio sulla guancia.

Tornammo in sala relax e ad attenderci c'erano ceste piene di cappelli e oggetti di Natale e ci preparammo per il quiz di Natale. Purtroppo perdemmo e da decorare ci trovammo l'albero piccolo. Ci divertimmo tanto a decorare l'albero, ci abbracciavamo tra di noi, ridevamo e scherzavamo. È stato un bel momento.

Tornammo subito al lavoro per preparare i duetti che alcuni di noi avrebbero cantato al capodanno di Bari, oltre alla corale. Io ero stata accoppiata con Jacopo e avevamo decido di preparare "Four five seconds". Ci trovavamo molto bene, veniva una figata, ero molto contenta.

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Era finita una giornata piena, intensa, ma molto bella.
Tornai in hotel e rimasi giù per fumare una sigaretta.
<<Posso farti compagnia?>> mi chiese Martina.
<<Certo>>
<<Volevo ringraziarti>>
<<Per cosa?>>
<<Per quello che hai scritto di me in quel testo. È strano come tu sia riuscita a capirmi in così poco tempo. Io ci metto sempre un po' ad aprirmi, ma con te è venuto naturale, come se ti conoscessi da sempre>>
<<Non devi ringraziarmi, ho soltanto scritto quello che ho percepito, ho scritto quello che penso di te>>
<<Grazie, comunque. Andiamo in stanza e mi aiuti a studiare per i test?>>
<<Si, andiamo>>

E andammo in stanza e cominciammo a studiare anche se ogni scusa era buona per baciarci o per scherzare. Alla fine ci addormentammo abbracciare, era diventata un'abitudine, una bellissima abitudine.

Venticinquesimo capitolo. Cosa ne pensate? Fatemi sapere cosa ne pensate.

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