Capitolo 2

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Arrivai da Diego un'ora dopo.

Di certo non era colpa mia se la fila al Mc donald era lunghissima; nonostante la mia poca voglia di rimanere ad aspettare, sapevo che se fossi arrivato a casa sua a mani vuote mi avrebbe fatto scendere di nuovo.

Valutai quindi, che alla fin fine, era meglio restare a fare quella fila che farne un'altra poi.

Quando ebbi finalmente recuperato i nostri sacchetti alla cassa, uscì di lì di corsa. Ci impiegai quindici minuti per arrivare al familiare portoncino marrone.

"Hey Le'." Mi trascinai, letteralmente, addosso al mio migliore amico, che non si trattenne dal fare una smorfia contraria; che io, per il suo bene, feci finta di non vedere.

Che poi, era più che lecito da parte sua: non amava quei gesti, non sembrava essere un tipo coccoloso. Ma in fondo, sapevo che non gli dispiacessero quelle attenzioni da come stringeva le mani attorno al mio busto quando lo abbracciavo o di come mi stringesse la mani quando avevo bisogno di certezze.

"Ma quando te lo trovi un ragazzo così lo rompi a lui il cazzo?" vi giuro che avrebbero dovuto darmi un Oscar per come riuscì a non ridere guardandolo; la sua, doveva essere un espressione esasperata, ma quello che si poteva notare sul suo viso, era una faccia da clown uscita male.

"Stai zitto Die. Lo so che ti piacciono le mie coccole." peggio di una drama queen sculettai fino al divano, sedendomi ed iniziando ad aprire la busta che conteneva il mio amato cibo.

Non passò altro tempo prima che prendesse posto anche lui accanto a me iniziando poi a mangiare.

"Allora come sono?" sputacchiò.

Inclinai la testandi lato prima di guardarlo confuso.

"Intendo il nuovo compagno di tua madre e il figlio, coglione."

"Ah, nulla di che in realtà. Il padre per ora sembra tranquillo, il figlio invece è uno stronzo. Non mi ha rivolto la parola se non per deridermi." confessai deglutendo

"Ed io che speravo di averti trovato finalmente un ragazzo." girò gli occhi al cielo

"Nah, spruzza eterosessualità da tutti i pori Diè. Non credo. Poi è un tale stronzo. Non si è nemmeno presentato." e non sapevo nemmeno perchè fossi imbronciato in quel momento.

"È bello?" e cazzo, io lo sapevo perché mi faceva quella domanda.

Era una specie di test il suo, se ne usciva con quella domanda ogni qualvolta volesse  capire se qualcuno mi piacesse.

E che glielo diceva che in realtà, fisicamente mi attraeva?

"È bello Diè" il suo viso assunse un'aria fiera,  ovviamente tentò di mascherarla con l'esasperazione.

"Siamo rovinati" lo guardai e risi.

Mi persi nei miei pensieri osservandolo; era capace di farmi stare bene in qualsiasi modo. Era sempre stato accanto a me, in qualsiasi momento. Non aveva mai mostrato un cenno di cedimento. E di motivi, per cedere, io ne ho dati abbastanza.

"Giochiamo alla Play?"annuì e sparecchiammo il casino che avevamo fatto con le buste, i cartoni e le lattine di bevande.

Ci risedemmo poi davanti alla Play e ci dimenticano del mondo esterno per qualche ora.

3 ore dopo

"Ti fermi a dormire Le?" alla quinta partita vinta di fifa, Diego, finalmente si costrinse ad ammettere la sua perdita.

"Si. Sta diluviando fuori,dormo con te lo sai."

Se c'era una cosa della quale avevo sempre avuto paura, quella, era il buio. Per non parlare poi dei temporali. Assolutamente la cosa più brutta del mondo. 
Ogni volta che ne prevedevano uno, cercavo sempre di dormire con qualcuno con cui mi sentissi al sicuro.
Era per questo che il più delle volte dormivo con Diego.
Sembrava capire il mio stato d'animo  quando c'era un temporale fuori.

Diego, infatti,  sorrise e annuì.

Si stese sul letto e aprì le braccia.
Io mi ci tuffai dentro.

"Ti voglio bene Diego" mormorai contro il suo petto.

"Ti voglio bene anche io Lelo." mi accarezzò i capelli.

Fino a farmi addormentare.

La mattina dopo

Quando mi svegliai, accanto a me come al solito non c'era nessuno. Ero abituato a svegliarmi solo anche quando dormivo dal riccio. Lui a differenza mia, era mattiniero.

Sbadigliai prima di allungarmi con la mano sul comodino e prendendo il cellulare dove notai due chiamate perse da mia mamma.

Spalancai gli occhi notando l'orario: 13.05.
Probabilmente mi avrebbe ucciso, ma nonostante questo piccolo dettaglio decisi di non farla preoccupare e  mandarle un messaggio.

"Mamma sono ancora da Diego, non ti ho risposto perché ora mi sono svegliato."

A quanto pare stava per richiamarmi,perché aveva già visualizzato il messaggio.

Infatti mi arrivò la sua risposta.

"Ok Lele, venite a mangiare qui  tu e Diego?"

Ci pensai, infondo non era male come idea. Avrei solo dovuto trascinare lo scimmione insieme a me.

"Chiedo e ti faccio sapere."

"Ok."

Mi alzai e mi recai in bagno, feci i miei bisogni, mi lavai i denti con lo spazzolino di scorta che avevo sempre a casa di Diego. Era un'usanza che avevamo sin da bambini dormire insieme, ed ovviamente nel bagno della mia vecchia casa c'era il suo spazzolino giallo; spazzolino che ora tornerà nel mio bagno nuovo.

Appena finito andai in cucina e lo vidi con il telefono in mano, poggiato sulla tavola che scrollare la home annoiato.

"Buongiorno."mi avvicinai e gli lasciai un bacio sulla guancia che lo fece sorridere.

"Buongiorno dormiglione." mi sorrise e ricambiai

"Mamma mi ha chiesto se andiamo a pranzare da noi, così ti faccio conoscere anche il fidanzato di mia madre e suo fi-"

"Il ragazzo che ti piace" mi interruppe divertito. Dico la verità, mi sarebbe piaciuto ridere, ma non era quello che voleva la mia dignità. Fu per questo che lo guardai male, o almeno, feci finta.

"Non mi piace,è uno stronzo." mi impuntai

"Dai Lè, ti conosco meglio di tua madre. So che quel ragazzo ti piace." sbuffai ignorandolo.

Non ribattei perchè infondo sapevo che avesse ragione.

"Comunque va bene,così incontrerò anche il ragazzo che dovrò picchiare se ti farà soffrire. "

Lo guardai scuotendo il capo e sorrisi.

Presi il telefono e avvisai mia mamma.

"Andiamo a vestirci dai, mi presti qualcosa tu." corsi letteralmente nella sua stanza per prendermi  i vestiti che, conoscendolo, sicuramente avrebbe messo lui.

Si, questa, era una specie di vendetta.

"NON TI PERMETTERE DI PRENDERE LA FELPA ROSA LELE DEVO METTERLA IO!" urlò correndomi dietro.

Poco importa se si infuriò.

Infatti dopo un'ora a  litigare per decidere chi doveva indossare quella felpa, uscimmo di casa io con una felpa rosa e dei jeans neri e lui con una felpa gialla e i jeans neri.

"Coglione." continuava a borbottare insulti contro di me mentre io me le ridevo cercando di non fargliene accorgere.

Arrivammo a casa e bussai annoiato da tutto quel lusso.

Ad aprirli fu proprio l'ultima persona che avrei voluto vedere: Tancredi.

"Ciao Diego"

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora