Quel giorno ero dinanzi allo specchio pronto a prepararmi per incontrare la mia famiglia.
Ero a petto nudo, voletti quindi immaginare che lo sguardo di Emanuele fisso su di me fosse per quello.Quando mi girai però, lo trovai sul letto con la schiena contro il muro mentre mi guardava in uno strano modo;quasi preoccupato.
Non ci misi molto prima di infilarmi una una maglia ed andargli vicino."Cos'è quella faccia Le?" mi guardò e sospirò senza rispondermi.
"Sai che odio quando mi ignori. Puoi rispondermi, per favore?" riprovai
"Non farai nessuna sceneggiata vero? Intendo con tuo padre, con la tua famiglia." mi chiese
Mi sorpresi a quella domanda, non perché Lele non mi desse quel tipo di attenzioni, ma perchè mai nessuno si era mai preoccupato per me.
"Non ti preoccupare Le', farò il bravo ragazzo." gli promisi accarezzandogli il collo
"Vuoi che venga con te?"
"In realtà vorrei che tu venissi per me, ma non mi sembra il caso." scherzai
Si fece come un pomodoro; più rosso lui che i pomodori che coltiva mia mamma.
"Dai, stronzo." mi spinse leggermente ed io scoppiai ridere
"È meglio se stai qui Le, sono cose che devo sbrigarmi io." gli risposi poi, sinceramente.
"Si ma a me non da fastidio, lo sai, vero?"
"Nemmeno a me da fastidio, anzi, ma devo imparare a saper reggere anche senza di te." lui annuì e riappoggiò la testa al muro.
"A che ora torni?" mi chiese guardando il soffitto
"Madonna Le non sono ancora andato via che già mi chiedi quando ritorno?" tentai di smorzare la tensione, ma appena vidi che lui non diede nessun cenno di divertimento, gli dissi la verità.
"Per le 23.00 sono a casa, non preoccuparti."
"Allora ti aspetterò sveglio." decise
"Ma no, se vuoi dormire fallo. Non mi da fastidio." gli dissi guardandolo
"Non lo faccio perché può dar fastidio a te Tanc. Lo faccio perché mi va." gli sorrisi sinceramente e lo baciai, tirandolo a me.
Dalle sue labbra scesi al suo collo, dove incoraggiato dai suoi ansimi, continuai fino a rimanere una chiazza arrossata sulla sua pelle.
Finita la mia opera, mi staccai e mi leccai le labbra.
"Stupendo." mi pavoneggiai guardandolo
"Dai, Tanche." si lamentò
"Cosa c'è ora?" gli chiesi confuso
"C'è che ora te ne vai ed io rimango qua, da solo." sottolineò le ultime due parole "Anzi vai, che altrimenti fai tardi."
Tutto d'un colpo si era intristito di nuovo, ed io sinceramente, non ne capivo il motivo.
"Va tutto bene Le?"
"Si che va bene, vai dai. Altrimenti fai davvero tardi." ripeté di nuovo
Gli baciai di nuovo le labbra e poi gli lasciai un bacio sulla fronte.
"Ci vediamo dopo, amore." mi salutò ed io presi il giacchetto per poi uscire di lì.
Accesi una sigaretta e la tenni tra le dita mentre camminavo verso casa mia.
Non riuscivo a non capire perché Emanuele fosse così offeso. Non credevo che fosse perchè gli avevo proibito di venire. Insomma, era una cosa mia.
Ma allora, perchè?