Capitolo 20

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Un'ora dopo l'avvertenza di Diego, chiamai finalmente mia madre mentre ero seduto sul divano da solo.

Passò il terzo squillo prima che rispose.

"Ciao amore."

"Ciao ma, Diego ha detto che mi cercavi."

"Si amore volevo sapere come andava e se fosse tutto apposto."

"Tutto apposto ma', da voi? Che si dice?"

"Tutto bene anche qui, senti ma quando scendete tu e Tanche giù a Roma?"

"Non lo so, dovremmo cercare dei biglietti il prima possibile per scendere, suppongo "

"Ok amore, dov'è Tanche? Voglio parlare anche con lui."

"Aspetta, lo vado a cercare." mi alzai dal divano e andai a cercare quello stronzo del mio fratellastro, che trovai nella nostra stanza occupato a vestirsi.

"Ora te lo passi, ti faccio poi sapere. Ciao mamma, ti voglio bene."

"Ti voglio bene anche io amore." passai il telefono al mio ragazzo, che confuso, mi chiedeva chi fosse.

Mentre loro parlavano liberamente, ne approfittai per mettere in ordine un po' quella camera che sembrava un porcile.

C'erano vestiti dappertutto, perfino un paio di mutande sulla tv, che davvero mi chiedevo come facessero a restare lì, visto che ogni sera Tancredi accende la sua amata
play.
Non mi sarei stupito se ogni sera la spostasse e la rimettesse per la pigrizia di portarle in lavatrice.

Recuperai anche tutti i suoi giochi che sistemai a mo' di piramide accanto alla Play e presi anche un controller era finito sotto al letto che sistemai però, sulla scrivania.

C'era un cartone di pizza che buttai assieme ad un portacenere pieno di mozziconi di sigarette ed infine aprì la portafinestra per far passare un po' d'aria pulita.

Feci poi, il nostro letto.
La camera uscì nuova, quasi non la riconoscevo.

Non mi accorsi che Tancredi avesse finito di parlare a telefono e che in quel momento, mi stesse guardando fissando ogni movimento.

"Beh? Che vuoi?" alzai un sopracciglio, ricabiando il suo sguardo.

"Mi mancavano le tue pulizie da casalinga frustrata." fece un sorrisetto divertito

"Stronzo, la prossima volta aggiusti da solo." mi sedetti sulla sedia accanto alla scrivania.

"Con me non funziona amore, sono il tuo ragazzo. Non uno dei tuoi stupidi amici."  alzai gli occhi al cielo.

Ancora con quella storia?

"Non chiamarli stupidi Tanche, ti ricordo che sei stato anche tu un mio amico. Ti stai chiamando idiota da solo." gli feci notare

"Coglione."

"Stronzo."

"Comunque, cosa voleva mia mamma?" Chiesi incuriosito, per aver messo a posto tutta la stanza, avevano passato un po' di tempo a telefono; e non sapevo minimamente cosa si fossero detti.

"Mi ha chiesto quando saremmo scesi a Roma."

"L'ha chiesto anche a me." lui annuì e mi fece cenno di andare accanto a lui.

"Tanc?" feci come mi era stato detto.

"Mh?"

"Non credi sia il caso di dire di noi?" era un pensiero che mi tormentava da un po'.

"Ai nostri genitori?" mi chiese ed io annuì

"Diciamoglielo. Ma prima devo andare a casa di mia madre Le', voglio fartela conoscere. È una donna dolcissima e tutti dicono che gli somiglio un botto." l'unica cosa che notai mentre parlava di sua madre, erano gli occhi lucidi che facendo risaltare il verde.

"Certo amore, tutto quello che vuoi." gli sorrisi.

"Certo, poi ci sono anche Clarissa e Berenice."

"Chi sono?"

"Sono le mie sorelle, non te ne ho mai parlato. In realtà non ti ho mai parlato della mia famiglia in generale." riflettè.

"Nemmeno io l'ho mai fatto. Ho una sorella e una nipotina che amo, si chiama Giorgia. Quando scendiamo a Roma voglio fartele conoscere." gli rivelai

"Domani cerchiamo due biglietti per Roma. Ora alzati, che andiamo a mangiare fuori."

Fortunatamente, io ero già pronto quindi non mi ci volle altro tempo.

"Dove andiamo?" gli chiesi una volta in auto.

"Da una parte" fece il vago

"Dai Tanche." rise e scosse la testa al mio tentativo di estorcergli la verità.

"Te l'ho già detto Le, con me non funziona." uscì quel sorrisetto che tanto odiavo, quindi sbuffando, mi girai dall'altra parte deciso a non parlargli.

Mi sciolsi però quando posò la mano destra che usava per manovrare cambio sulla mia gamba, quando lo guardai, gli vidi un sorriso in faccia paradisiaco.

Alzai lo sguardo e vidi che eravamo arrivati al mcdrive. La situazione si faceva sempre più curiosa.

Ordinò due menù a caso e pagò; il tutto senza starmi a sentire nemmeno un secondo.

Anche solo sul fatto di dividere per pagare.

"Stronzo perché non mi ascolti mai?" borbottai.

" Fmmi sta tranquillo Le, ti ho invitato io, quindi ora fa la brava ragazza." ghignò all'ultima frase, ed io indispettito, gli lasciai un pizzico sulla gamba.

Quando arrivammo, scendemmo in un parco che a parer mio era bellissimo.

Recuperammo dal bagagliaio una coperta e le buste del Mc che avevo già io sulle gambe.
Mi prese per mano e mi condusse in un posto bellissimo.

Era sera e la luna che rifletteva sul lago dava una sensazione assurda. Ed io mi stavo innamorando ancora di più di lui.

"È bellissimo qui." sussurrai affascinato

"C'è solo una cosa paragonabile a tutta questa bellezza." lo guardai, facendogli segno di proseguire "Tu."

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora