Capitolo 1

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Ciao io sono Lele, pe questa è la mia tragica vita.

Mia mamma mi stava letteralmente trascinando verso casa nuova, dove ci sarebbero stati il suo nuovo compagno e suo figlio.
Quello che sembra diverrà il mio fratellastro.

Non avevo molto da dire, speravo solo che fosse simpatico. Non avevo molti amici e nonostante la situazione non fosse delle migliori, speravo di poterci stringere amicizia, in qualche modo.

Ovviamente, storcevo il naso a quella situazione. Quando eravamo solo io e mamma le cose andavano meglio, non avevo di che preoccuparmi. E nonostante potesse  sembrare un discorso egoistico, la mia paura era mia madre; non sapevo se avrebbe retto un'altra delusione, sopratutto da questo tizio, Alfonso, che sembrava far battere il cuore a mia madre più di quanto abbia mai fatto il mio vero padre..

"Lele mi raccomando, sii educato" nonostante sapesse che suo figlio fosse la persona più socievole del mondo, lei era in continua ansia. Avrebbe mai capito che non avrei mai fatto niente per ferirla?

"Mamma ma qualche volta ti ho fatto fare brutta figura?" girai gli occhi al cielo,era terribile quando ci si metteva. E questo non aiutava me, che paranoico del cazzo, iniziavo a farmi paranoie inutili.

"No scusami amore, ma ci tengo davvero a fare buona impressione. Soprattutto con suo figlio. Che a quanto mi ha detto ha un carattere particolare.
Quindi per favore Lele, non scattare subito come tuo solito." sembrarono pregarmi quegli occhi verdi che ero solito osservare da bambino, prima di dormire.

Si, rra vero; sapevo socievole con qualsiasi persona, anche quelle più scorbutiche. Ma alla prima parola sbagliata, che non mi piaceva, scattavo subito.
Era più forte di me, non sapevo stare zitto.

Non avevo molta voglia di contraddirla, mi limitai solamente ad annuire, prima di recuperare il telefono della tasca dei jeans e mandare un messaggio a Diego, che sicuramente stava aspettando mio notizie.

Forse non avrei dovuto essere così drammatico nei racconti. 

"Diego, aiuto. Mamma mi sta assillando e l'ansia dell'incontro con sti due non aiuta."

Diego era tutto per me.
Era la persona a cui tenevo di più dopo la mia famiglia. Mi era sempre stato vicino, da quando da piccolini tentò di rubarmi la merenda, con scarsi risultati in realtà.

Mi arrivò la sua risposta quasi subito, già sapevo che stesse aspettando un mio segnale.

"Sta tranquillo Lele, non fare  sceneggiate come tuo solito e fa il bravo gattino."

"Sei un coglione. In ogni caso, dopo passo da te."

"Basta che porti da mangiare Le. Non ho voglia di cucinare oggi e sognerei di vederti ai fornelli, quindi."

Sarei stato più che contento di comprare la cena, ero un vero fallimento ai fornelli; e quella sera, l'unica cosa che ci resteva era finire in ospedale per ustione di secondo grado.

"Che palle Die. Passo per il Mc."

"Che Mc sia, a più tardi"

"A dopo"

Chiusi l'app di messaggistica ed aprì quella dedicata alle offerte del fast food. Più si risparmiava più si mangiava, o no?

Non mi accorsi che mia madre gridava, ormai, il mio nome se non quando venne a bussarmi al finestrino, spaventandomi a morte.

Io dico, perchè deve fare queste cose se sa che sono facilmente suscettibile?
Non la capirò mai.

Scesi dall'auto e alzando gli occhi frontalmenente, vidi una villa davvero bellissima. Era su due piani, esternamente era in pietra, scioccamente mi ricordava la casa di uno dei tre porcellini.

Quella storia è sempre stata un trauma per me, soprattutto vedere i quadri del padre che ormai era reso in salsicce. Letteralmente.

Ebbi il tempo di prendere le valigie prima prima venire chiamato da mia madre che si era avviata già all'interno della casa. Ed ora, era sulla soglia con un uomo che, si e no, aveva pochi anni in più di lei. .

"Ciao! Tu devi essere Lele. Piacere di conoscerti, i sono Alfonso. Questo, invece, è mio figlio Tancredi." si presentò sorridendo sornione, volsi lo sguardo alle sue spalle, e quello che riuscì a vedere non fu altro che un divano su cui era seduto un ragazzo che non riuscivo a vedere bene.

Lo guardai meglio quando si alzò, sbuffando, e ci raggiunse salutando mia madre. Evidentemente gà si conoscevano. A me, invece, non mi degnò di uno sguardo.

Ci rivolse le spalle e con nonchalance, lo vidi raggiungere le scale per il piano superiore. Se pensava che lo avrei raggiunto, si sbagliava di grosso.

Inarcai un sopracciglio.
Che antipatico del cazzo.

Se credeva che a me stesse bene la situazione, si sbagliava di gran lunga.

"Ti chiedo scusa da parte sua Lele, ma lui è così. Non si fida subito, è molto scostante. Dagli il tempo di conoscerti." sorrise a mo' di scuse il padre.

"Non fa niente." finsi un sorriso" Mamma io vado a portare queste sopra, poi vado da Diego. Non so se ritorno o se rimango a dormire da lui" mia madre annuì ed io portai le mie cose sopra.

Non conoscendo la casa aprì un paio di porte e scoprì un bagno e uno sgabuzzino.

Aprì la terza porta e trovai finalmente una camera, ma non era spoglia. Sembrava abitata.

Mi affacciai e vidi Tancredi al cellulare.
Sperai di non essere stato visto, con tutto me stesso.
La voglia di parlare con lui era pari a zero.

"Ti ho visto è inutile che scappi."  lui però, parlò prima che potessi andar via, tenendo lo sguardo fisso al cellulare.

"Non sto scappando."

"Se, certo." sbuffò divertito.

"Senti nemmeno a me sta bene questa situazione ma se dobbiamo vivere insieme potremmo anche provare a fingere di voler  andare d'accordo." rimasi calmo.

Cosa che lui non sembrava voler fare.

Infatti mi guardò un attimo e riportò lo sguardo al cellulare

"Quando esci chiudi la porta." disse solo

Lo guardai male ma lo accontentai.

Senza pensarci troppo, uscì di lì e aprì l'altra stanza sperando fosse la mia.

Effettivamente era la mia stanza.
Buttai le valige a terra.
Ci avrei pensato domani.

In quel momento volevo solo andare da Diego e togliermi dalla testa quei due occhi verdi.

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora