Capitolo 8

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"Che cazzo fai?"

Non controllai più nè il mio corpo, nè la mia bocca. Sapevo solo che mi fremevano le mani non appena avevo intercettato le mani dello psicopatico addosso ad Emanuele.

Con non so quale forza, data la mia statura, trascinai Lele lontano dal corpo di quel viscido biondino, che ci stava letteralmente provando, e lo portai fuori con me.

Non bandai molto alle sue condizioni, il mio unico obiettivo era quello di poter trovare un posto in cui potessimo essere soli, dove potevo sfogare la mia rabbia senza gli sguardi dei passanti pesarmi sulle spalle.

L'unico posto isolato, si trovava su un ponte che dava sul mare; era una discoteca aperta solitamente nelle serate estive, ma il nostro, era un evento privato a cui eravamo stati invitati.

Non sapevamo nemmeno chi fosse il festeggiato a dirla tutta.

"Che cazzo stavi facendo?" lo spinsi leggermente contro il muretto artificiale che era posto ai lati del ponte.

"Che cazzo vuoi? E poi tu che cazzo fai che mi stacchi da quello e mi tiri con te? Ho 20 anni so cavarmela benissimo anche da solo!" rispose a tono.

Certo che per sembrare un cucciolo smarrito, di coraggio ne aveva e come.

"TU STAVI BACIANDO QUEL TIPO EMANUELE!" nonostante sapessi che la mia non era una cosa normale, infondo eravamo solo amici, non potevo non pensare a quelle scene che si ripetevano ininterrottamente nella mia testa.

"E quindi? Non mi pare di essere impegnato con qualcuno Tancredi, faccio il cazzo che mi pare!" fronteggiò

Indietreggiai di qualche passo, non mi sarei mai perdonato di averlo toccato in uno dei miei attacchi di rabbia.
Non controllavo quel lato del mio carattere;
erano un po' come gli attacchi di ansia: sapevi che sarebbero arrivati ma non hai la minima idea di come fermarli.

"Dove vai?" non mi resi conto di essermi allontanato se non quando sentì la sua voce chiamarmi da lontano

"Lontano da te." mormorai
In quel momento ci andò sotto il bidone delle spazzatura che era sul lato destro del mio cammino.

"Eh no, tu ora ti fermi e mi spieghi che cazzo hai." a quanto pare non ero andato così lontano, dato la sua presa sul mio polso che usò per girarmi verso di lui.

"Vuoi sapere che ho Lele?" ancora una volta, l'istinto ebbe la meglio sulla mia razionalità, semplicemente gli presi il volto tra le mani e lo baciai.

Aspirai aria da quel bacio manco fosse la mia fonte di vita. O forse mi sbagliavo e lui era veramente la mia fonte di vita.

"Che significa questo?" ci indicò come un pazzo, non era molta la distanza che ci separava, motivo per la quale il suo indice mi toccava ripetutamente il petto.

"Significa che tu mi piaci Emanuele, mi piaci più di chiunque altro."confessai

Sarei stato bugiardo se non ammettessi di aver sentito le mie guance riscaldarsi un po'.

Ne fui più che felice però, quando sul  suo viso si aprì un bellissimo sorriso che inevitabilmente fece sorridere anche me.

"Anche tu mi piaci Tanche." non ero un tipo che credeva molto nella felicità fatta persona.

Credevo semplicemente di non essere fatto per la felicità e mi stava bene. Quel viso però, era quello di quanto più vicino potesse somigliare alla felicità.

La magia di quel momento terminò quando sentì il mio telefono squillare, non avevo dubbi su chi fosse.

Sbuffai staccandomi da Lele che mi guardava curioso e risposi a Gianmarco che evidentemente di vita sociale ne aveva poca.

"Ma dove siete finiti stronzi? Avevamo detto che ci saremmo incontrati tutti fuori!" Okay, forse la colpa era mia, tutta mia.

Avevo tirato io Lele lontano da lì, ma dai, era inevitabile. Come avrei potuto lasciarlo solo con quel depravato?

"Calmati, ora arriviamo." gli staccai il telefono in faccia senza nemmeno dargli il tempo di rispondere e guardai il ragazzo che avevo difronte.

Era uno spettacolo. Le labbra rosse e gli occhi, che lui continuava a dire fossero marroni nonostante le pagliuzze verdi che si vedevano a vista d'occhio, facevano da contorno alla vista del mare che era alle sue spalle.

Tutto meraviglioso.

"Chi era?" chiese

"Era Gian. Ci stanno aspettando, andiamo." lo presi per mano e lo trascinai dietro di me. Feci attenzione a non sorridere troppo quando avvertì le sue dita accarezzarmi le nocche.

Quando finalmente arrivammo fuori la discoteca, vidi daa lontano il viso del mio migliorr amico arrabbiato e Diego, nonostante la lontananza, era  letteralmente ubriaco.

Iniziai a ridere di gusto per la faccia di Gianmarco che la diceva lunga sul suo divertimento di quella sera,  mi beccai anche una gomitata nelle costole da parte di Lele che cercava di farmi smettere, con vani risultati.

"Finiscila non è divertente!"
Volevo fermarmi, ma non potevo.
Era più forte di me.

"Tanche dai basta" mi riprese il ragazzo che avevo ancora per mano, non ci feci molto caso in quel momento.

"Va bene va bene la smetto,andiamo a casa?"  annuimmo e dopo aver aspettato il taxi, che Gianmarco aveva precedentemente chiamato, tornammo a casa.

_____

"Ragazzi stasera dormo io con Diego, lo tengo d'occhio." annuì a Gianmarco, ovviamente d'accordo con la sua proposta.

"Sei sicuro? Se per te è un problema posso starci anche io vicino."

Okay, probabilmente se avessi potuto avrei battuto la testa del mio fratellastro contro il muro grigio del salotto. A volte mi chiedevo se la sua fosse una mania o voleva davvero sembrare il supereroe del problema.

"No non ti preoccupare, andate a dormire voi. Sembrate anche parecchio stanchi." la nota a mo' di presa per il culo era palese nel tono di voce di Gianamrco, ma non me ne cura molto.

Ovviamente, era palese si, ma non per tutti. Perchè giustamente, Lele era talmente ingenuo che nonostante la presa in giro, gli piazzò anche un bacio sulla guancia, avvicinandosi poi al suo migliore amico che baciò invece sul naso.

Che fastidio.

"Andiamo a dormire o dobbiamo aspettare di vederti baciare anche il pavimento?" parlai muovendomi infastidito

Il protagonista della mia domanda girò gli occhi al cielo prima di tirarmi per un braccio e portarmi in camera sua.

Con tutta la calma possibile si tolse le scarpe e si stese sul letto, mentre io rimasi a guardarlo per pochi secondi primandi seguire le sue stesse azioni e ritrovarmi al suo fianco.

"Che serata di merda." mormorò sospirando

D'istinto mi girai verso di lui, sperai con tutto me stesso che non si riferisse a quello che avevamo avuto.
Perchè altrimenti mi sarei buttato di sotto.

"Perchè mi guardi?" chiese

"Niente, buonanotte." mi girai dall'altro lato.

Non era proprio un comportamento da persona adulta, ma non importava. Ero fin troppo puntiglioso e permaloso per quei tipi di giochi.

"Tanc?" mi chiamò "Me lo dai un bacio?" sorrisi, sapevo che non mi poteva vedere.

Tempo due secondi che me lo ritrovai sdriato addosso per metà, uscì la faccia più scocciata che conoscessi e mi girai verso di lui.

"Che vuoi?"

"Un bacio."

"Non te lo meriti." cercai di girare nuovamente il viso dalla parte opposta, ma me lo impedì.

"Se non me lo dai tu, me lo prendo da solo."

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora