Capitolo 12

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L'unica differenza che si poteva notare quando mi svegliai, era che al posto posto Gianmarco, c'era Tancredi.

Se avessi dovuto esprimere un pensiero sul suo umore in quel momento, sarei stato molto probabilmente zitto come un pesce, ed avrei aspettato che una cartomante mi svelasse le carte.
Perchè della sua espressione, proprio non ne avevo conoscenza.

E nonostante cercassi di guardarlo negli occhi, tentava sempre di sfuggirmi. Applicando la sua attenzione sulle parti della stanza, guardandole come se non ne fosse mai stato a conoscenza.
Un po' difficile non conoscere l'utilità delle porte.

"Perchè sei qui?" domandò

Inarcai un sopracciglio.
Fui tenuto di chiedergli se fosse caduto durante il mio riposo. Perchè uno, quella non era una domanda da fare in quel momento; due, dove caspita sarei dovuto essere?

"Che domanda è Tanc? Dove sarei dovuto essere?"

"Nel tuo letto, magari." Dio, dammi la forza.

Le tentazioni quel giorno erano tante. Quella di quel momento era di buttarlo giù dal letto.

"Stai scherzando."sbuffai una risata
"Invece di preoccuparti di me che dormo accanto al tuo migliore amico, preoccupati del tuo comportamento di stamani. Perchè ti  dico, è seriamente preoccupante." continuai

"Non girare il discorso Le'." ed io lo sapevo che tutto aveva un limite, perfino quella pagliacciata. Ma per lui no.

"Non sto girando un bel niente Tancredi! Mi stai facendo una scenata di gelosia per una dormita."

"E quindi? Se mi da fastidio, mi da fastidio." vi giuro che l'avrei baciato quel suo broncio adorabile, se non si fosse però trattato di una questione di principio.

"Me ne fotto Tancredi. Hai presente si, che quelli di la sono i nostri coinquilini e due dei miei migliori amici?" sbottai

Ovviamente, rimase in silenzio. Però la colpa era la mia. Ero io che mi aggrappavo alla speranza di sentirgli dire qualcosa, ma a quanto pare le mie speranze erano vane, parecchio vane.

Sbuffai incredulo di quel comportamento e appena cercai di alzarmi, mi afferrò il polso; facendomi ritornare dov'ero.

"Dove vai?"

"Da Gianmarco."

Beh quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare no?

E certo, forse avrei potuto anche risparmiarmela quella uscita di scena a giudicare dallo sguardo glaciale che mi mandò.
Ciò nonostante, non lo fermò dal succhiarmi letteralmente una parte del corpo.

Avrei dovuto chiedergli se uno dei suoi parenti non fosse Edward Cullen. Perchè se così fosse stato, sicuramente lo avrei lasciato per lui.

"Che hai fatto Tancre'?" diciamo che più che una domanda, la mia era una sorta di sarcasmo.

"Niente che tu non sappia già."
ma quanto poteva essere stupido?

"Lo sai che sei un coglione?"rise leggermente "Ora, mi dici cos'hai o devo seriamente chiamare la cartomante in tv?"
cambiò totalmente espressione, ritornando lo sconosciuto che sembrava poco prima.

"Niente." lo guardai per pochi secondi, prima di incrociare la mia mano alla sua ed accarezzarne il dorso.

"Sai che a me puoi dire tutto amore, vero?" erano rare le volte in cuor usavo quei soprannomi e sapevo che con quelli avrei ottenuto tutto.

Okay era una questione un po' narcisista, ma hey, lo facevo per il suo bene..

"L'agenizia mi ha chiamato, mi hanno detto che devo fare un'uscita con Peia. Te lo giuro che ci ho provato a dire di no, ma non mi hanno ascoltato." lo vidi mordersi il labbro ed abbassare lo sguaddo.

"Qual'è il problema Tanc? È solo un'uscita ed entrambi conosciamo Peia. E come se mi chiedessero di uscire con Diego." Okay, non era proprio la stessa cosa. Però andava bene comunque come esempio.

Ovviamente il fatto di sembrare calmo non era il mio vero e proprio stato d'animo. Ero solo nervoso con tutti quelli dell'agenzia. Non capivo perchè da quando stiamo provando a stare insieme sembrano che i problemi nascano come fottute mosche.

Fastidiose ed irritanti.

E nonostante avessi detto che non ci fossero problemi con Peia, dovevo ammettere, almeno a me stesso, che un po' di timore lo avevo. Era praticamente la versione femminile di Tancredi e quando eravamo solo amici, lui le correva dietro peggio di un cane.

Mi fidavo di lui, ma era come se lui dovesse scegliere tra una cacio e pepe ed una carbonara.

Io davvero non so cosa avrei scelto.

"È solo un'uscita." confermò, evitando però di guardandomi negli occhi.

Il che mi rese sospettoso. Tendeva a non guardarmi mai negli occhi quando doveva tenermi nascosto qualcosa. Una volta ne parlammo e lui disse che secondo la sua testa, quello era un modo per non mentire al cento per cento.

"Tanche se devi dirmi qualche altra cosa fallo ora, non farmelo sapere da qualcun'altro." lo pregai

"Mi hanno chiesto di fingere una frequentazione." mi crollò il mondo addosso.

Non sapevo cosa dovevo dirgli. Era normale che ero contrario a tutto quello, ma dovevo pure vedere le cose razionalmente. E razionalmente lui era giusto che facesse questa cosa, per la sua carriera e per quello che avrebbe voluto diventare.
E per quanto sembrassero meschini quei metodi, tutti sapevamo che erano gli unici modi per raggiungere il successo.

L'unics cosa che speravo era che Tancredi non cambiasse idea su di noi.
Non me lo perdonerei mai. Significherebbe che, fondamentalmente, non abbia mai fatto nulla per renderlo sicuro di noi.

"Mi prometti che questo non intralcerà la nostra relazione?" gli mormorai con la testa bassa.

Se non era facile per me, non sapevo cosa dire per lui che di tutto quel casino, era il protagonista.

Ero un ingrato.

"Te lo prometto, amore mio."

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora