La mattina dopo quando mi svegliai, accanto a me, c'era Tancredi che ancora dormiva.
Allungai una mano verso i suoi capelli ed iniziai ad accarezzarli lentamente. Se non lo conoscessi avrei giurato che fosse un aneglo per come dormiva.
Solo mentre dormiva però.
La morbidezza dei suoi capelli mi fece pensare alla sera prima e al momento esatto in cui mi aveva confessato di piacergli.
L'ultima cosa a cui avrei mai pensato era quella di ricevere gioie dalla vita. Insomma, faceva già molto ridere così
Nonostante io fossi un tipo alla continua ricerca della felicità, un po' di preoccupazione l'avevo impressa dentro di me. Non potete biasimarmi, non sapevo tjtta quella situazione cosa avrebbe comportato. Da quello che sapevo, poteva benissimamente svegliarsi ed ammettere di essernene pentito e lasciarmi così da solo.
"Sento le rotelle nella tua testa girare, smettila; sono fastidiose. E se gentilmente se la finissi di guardarmi miglioreresti la mia giornata." fermai la mia mano, ma con un impercettabile movimento Tancredi mi fece segno di continuare.
"Non ti stavo guardando." mi difesi. O meglio, cercai di difendere la mia dignità.
"Davvero? A me sembra di aver visto un po' di bava ai lati della bocca." mi prese in giro.
"Finiscila Tanche, dai." fortunatamente, si limitò solo ad una smorfia. Continuò poi la pace ed il silenzio.
"Tanche? Ti sei pentito di ieri sera?" al contrario di quanto pensassi, la mia voce uscì come un mormorio.
"No. Tu?" scossi la testa talmente veloce che temetti potesse staccarsi da un momento all altro.
Mi imbronciai quando sentì la risata che uscì dalle sue labbra. Non aveva il diritto di ridere di me.Non mi mossi però quando si avvicinò poggiando leggermente le labbra sulle mie in un veloce bacio a stampo.
Quando si staccò, lo guardai in attesa di una sua ulteriore mossa, che non arrivò.Capì che la sua era vera e propria stupidità quando mi guardò confuso, in attesa della spiegazione per il mio comportamento. Come se non sapesse cosa volessi.
Mi stava prendendo in giro, me lo sentivo."Voglio un bacio Tancredi, ora." dissi ovvio
"Amore mio, con tutta la prepotenza che ci hai messo in questo frase, ora il bacio te lo sogni." si alzò e iniziò a correre in cucina.
Nonostante il nervoso iniziale sorrisi quando capì che quella era una delle poche volte in cui si lasciava andare. Sapevo che non lo facesse con tutti, ed io ero più che lusingato nell'essere uno di quelli.
Con poco ritardo mi alzai dal letto e lo raggiunsi in cucina, dove lo intercettai mentre si nascondeva dietro Gianmarco che non stava capendo niente.
"Gian questo mi vuole mangiare, proteggimi." tutto quello scherzare mi fece capire che quella mattina, il biondino si era svegliato con il piede giusto. Ed io ne avrei approfittato.
"Mangialo subito Lele, ti prego." ironizzò il suo migliore amico.
Non riuscì a non ridere quando Tancredi gli lasciò uno schiaffo dietro la testa."Stronzi, ora vado da Diego." corse verso la stanza di Diego che sconvolto accoglieva il nano tra le sue braccia.
Ed okay, un po' la capivo la sua reazione. Tancredi non era un tipo affettuoso, non lo era mai.
"Diego aiutami." dal tic dell'occhio destro che notai nel mio migliore amico, capì subito che quei fogli che Tancredi aveva buttato, accidentalmente sul pavimento, erano qualcosa di importante. E se fino ad ora, per lui Diego era un rifugio, ora sarebbe stato un inferno da cui scappare.
"MA SIETE TUTTI STRONZI IN CULO IN QUESTA FOTTUTA CASA!" stremato si buttò sul letto, cercavo di evitare una crisi di nervi che era necessariamente l'ultima cosa che ci serviva.
"Che cazzo vuoi Tancredi?" continuò, con la faccia impressa nel cuscino.
"Il tuo amico mi vuole uccidere." era un bambino, un bambino carino.
"A proposito di amico: Lele,sai oggi dove dobbiamo andare?" alzò di poco il viso dal cuscino, giusto quel poco per guardarmi.
Dove dovevamo andare, scusate?
"no?" sbuffò esasperato.
"FUORI DI QUI TUTTI! TU VATTI A VESTIRE, TU GIANMARCO VAI A MANGIARE E TU.. TU TANCREDI SCAPPA PRIMA CHE TI UCCIDA!" okay forse quella non era stata la versione più dolce di Diego, ma era riuscito sicuramente nel suo intento: farci uscire dalla stanza in meno di cinque secondi.
Quando rientrai in camera mia, mi piazzai di fronte l'armadio, non sapevo cosa mettermi. Era tutto troppo: troppo nero, troppo colorato, troppo stretto o troppo largo.
"Non ti vestire troppo bene." Capì che Tancredi mi fosse dietro solo perche parlò. Non credo che ci avrei messo poco per accorgermi di lui appoggiato allo stipite della porta.
"Più del dovuto, amore."
"Tsk, coglione. Ora te li scelgo io, i vestiti." mi spinse leggermente a destra, mentre indisturbato si avvicinò ai miei vestiti, analizzandoli uno per volta.
"Chi sei? Mia madre?" Mi davano fastidio certi atteggiamenti e lui lo sapeva bene.
"No, sono il tuo ragazzo." faceva quasi ridere come il tono tranquillo che aveva usato paragonato alla mia faccia che aveva preso i colori della bandiera cinese.
"Da quando tu saresti il mio ragazzo, scusa?"
"Da quando ci siamo baciati Lele, non dirmi che non vorresti stare con me."
"Se anche volessi stare con te Tancredi, questo non ti da il diritto di decidere cosa devo o non devo indossare." mi guardò talmente male che pensai di essermi sognato tutto e di essermi appena svegliato.
Non mi piaceva quando mi guardava così, non quando stavamo parlando in santa pace.
"Sei talmente sciocco che non ti sei reso conto di cosa hai sul collo. Non mettere la maglia rosa, che ce l'ho io." sussurrò malizioso. Mi rubò un bacio sulle labbra e se ne andò indisturbato.
Che figlio di una gran puttana.