Capitolo 4

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Se avessi dovuto esprimere il mio stato di quel momento, sicuramente avrei detto soltanto una parola: sbalordito.

Non mi aspettavo una reazione del genere da parte sua, non che non lo ritenessi capace. Solo che non sembrava il tipo, ecco.

Ero rimasto sorpreso perchè era la prima volta che qualcuno, oltre Gianmarco, si applicasse così tanto su di me e sul mio comportamento. Non ne avevo mai fatto un problema fino all'ora. Gli altri non si curavano di me, ed io non mi curavo di nessuno di loro; semplicemente.

E andava bene così.

Quello che mi premeva di più però era che aveva ragione. Mi ero comportato da grandissimo figlio di puttana con lui. Ero stato uno stronzo totale.

Anche se non lo ero stato al cento per cento con lui. Mi era sconosciuta la motivazione. Ma era come se lui, con il suo faccino riuscisse a tenere a freno la mia lingua, che molti avevano definito tagliente.

Ero felice però che non se ne fosse reso conto. Quel ragazzo era una lama a doppio taglio.

"Ma che è successo?" Diego  si avvicinò con accanto Gianmarco, entrambi visibilmente preoccupati.

"Ha fatto una sfuriata sul mio comportamento e se ne andato, dicendo che sono uno stronzo e che lui ci stava provando in tutti i modi ad essermi amico ma non lo lascio avvicinare." mi accorsi dalla mia voce che ero ancora incredulo di tutto quello.

"Senti Tanc, io ti voglio bene lo sai ma voglio ancora più bene a Lele. Lo conosco da una vita, non è come pensi. Lui è fragile, lo vedi forte ma è una bomba esplosiva, pronto a scoppiare in qualsiasi momento. Non si merita questo da parte tua, ci sta male un botto. Non fargli del male Tancredi, non te lo perdonerei." non seppi esattamente quale delle sue parole mi fece scattare la scintilla, fatto sta che decisi di alzarmi e senza dare spiegazioni a nessuno decisi di raggiungerlo.

"E ora dove va?" sentì la voce di Gian da lontano, non mi disturbai di rispondere, lo avrebbe fatto Diego.

"Da lui" appunto.

Girai in quel parco che sembrava esser diventato enorme per un quarto d'ora, dopo un po' lo trovai sotto uno dei meli, immerso nei suoi pensieri mentre giocherellava con un filo d'erba tra le mani.

Sospirai prima di sedermi accanto a lui.
Notai che si accorse di me solo quando iniziai a parlare:

"Mi dispiace Emanuele, ma io sono così. Non mi piacciono i cambiamenti, mi fanno paura.
Non ero ancora pronto a tutto questo, non sono abituato. Siamo sempre stati io e papà. Ed avere altre persone estranee in casa mia è strano. Mi dispiace di essermi comportato da stronzo, il mio era solo un modo per allontanare anche te da me." con tutto il coraggio possibile finì il mio discorso, guardandolo poi mentre era immerso nei suoi pensieri. Probabilmente pensava a quello che volesse dirmi.

Poi parlò

"Non piace nemmeno a me questa situazione Tanc. Ma devo, anzi, dobbiamo accettarla. Ormai viviamo insieme che senso ha farci la guerra?
Sei uno stronzo è vero, ma infondo io non sono poi così santo. Credo però che potremmo diventare amici, che dici?" lo guardai, mi scappò un sorriso.

Era proprio bello.

Aveva gli occhi lucidi in quel momento, ed io mi sentì morire per i sentimenti contrastanti che provavo.
Cosa dovevo dirgli? Non diventiamo amici e passiamo direttamente ad essere scopamici?

"Va bene Emanuele. Allora siamo amici." gli sorrisi leggero.

"Chiamami Lele ti prego" mi supplicò ed io annuì scoppiando in una risata tranquilla.

Mi alzai e gli tesi la mano tirandolo su.

"Andiamo dagli altri?" Lui annuì e tornammo da Gian e Diego, che nel frattempo erano rimasti su quella panchina ad aspettarci.

"Allora che sono questi sorrisoni? Avete fatto pace?" ci chiesero, noi annuimmo semplicemente.

Lele si staccò da me e andò a sedersi addosso a Diego che lo accolse a braccia aperte.

"Che c'è mostriciattolo? Hai bisogno di coccole?" gli sentì chiedere

Qualcosa mi si mosse nello stomaco quando vidi Lele annuire. 

"Il lato buono di andare a vivere insieme è che finalmente oltre me avrà qualcuno a cui rompere le palle. Sicuramente non te Tanc, ma tu Gian, sarai messo in croce come me."

Feci un sorriso finto.

Non sapevo il perché ma tutto quello mi dava tremendamente fastidio.

"Aspetta un attimo, che significa vivere insieme?" Lele alzò di scatto la testa, come se di tutto quel discorso l'unica cosa che avesse compreso era 'vivere' e 'insieme'.

Tsk, coglione.

"Prima che arrivaste voi, io e Tanc avevamo deciso di prendere una casa insieme, poi mentre tu e quel tizio laggiù stavate litigando l'ho proposto a Diego e lui mi ha dato una risposta positiva. Quindi a questo punto manchi solo tu Lele. Vuoi venire a vivere con noi?" Se avessi potuto uccidere con uno sguardo, in quel momento Gianmarco sarebbe pieno di buchi.

Odiavo il fatto che non mi tenesse in conto di niente, ero offeso, ma infondo sapevo che  non avrei fatto nessun problema.

"Per te non è un problema?" Spostai lo sguardo addosso ad Emanuele quando mi rivolse la parola.

"Cosa cambia scusa? Dovevo sopportarti a casa di mio padre ti sopporterò anche in quella che era casa mia." sottolineai l'ultima parola.

"Stronzo, mi state dicendo che quindi ci saranno coccole e caramelle in quantità infinite? Dio si. Vengo subito a vivere con voi." sapevo bene che il primo aggettivo era per me. Non persi occasione per guardarlo male, quello che disse dopo però mi fece sorridere immensamente.

Sembrava proprio un bambino.

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora