Capitolo 25

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"Ma che cazzo fai" gli urlai contro quando mi staccai infuriato da lei.

"So che vuoi me Tanc. Non vuoi  Lele. Tua mamma mi ha detto tutto. È solo una cotta, vedrai." e seriamente, per un attimo avevo pensato di essere stato vittima di uno scherzo televisivo.

Avevo tanto sperato che un telecameramen con la faccia da cazzo fosse comparso dal nulla urlando un 'Tancredi, sei stato vittima di uno scherzo!', ma purtroppo la vita non sempre va come si vuole.

"Sono gay cazzo e sto con Lele! Amo lui e tu per me non sei mai stata niente Giulia, NIENTE. Ed ora per colpa tua lo perderò. PERCHÈ SEI UNA FOTTUTA EGOISTA DEL CAZZO. VAFFANCULO NON FARTI PIÙ VEDERE" la lasciai lì piangendo mentre me ne andai cercando un modo per sbollire la rabbia e capire cosa fare. Mi sentì male quando lessi alcuni messaggi di Lele.

Nonostante la mia poca voglia, dovevo tornare a casa, lui si meritava la verità, ed io dovevo dirglielo.

Mi feci coraggio ed imboccai la via di casa. Non mi accorsi di aver pianto. Me ne resi conto solo quando guardai il mio riflesso sullo specchietto di un auto parcheggiata fuori casa mia.

Quando Lele mi aprì, non lo guardai negli occhi. Lo sorpassai solamente.

"Dobbiamo parlare." trovai il coraggio di guardarlo e gli parlai

"Tanche ma che ti è successo." si avvicinò, cercando di posare una mano sulla mia guancia che io prontamente evitai. Notai da come mi guardò che fosse ferito.

"Vieni siediti, devo dirti una cosa." mi fece cenno di parlare

"Prima ho ricevuto una chiamata, o meglio ricevo messaggi da Giulia da questa mattina. A cui io non ho dato minimamente conto, prima però per distrazione, ho accettato una sua chiamata, in cui mi ha chiesto di vederci" mi fermai e lo guardai mentre mi torturavo le mani, mi fece cenno di continuare "Ho accettato con l'intenzione di mettere un fine a questa storia, non avevo idea di ciò che sarebbe successo. Quando sono arrivato al parco lei era già lì che mi aspettava. Non mi ha dato modo di parlare che lei, lei mi ha baciato Lele." sentì solo silenzio.
Un silenzio assordante.

Quando lo guardai, notai di come i suoi occhi fossero lucidi e come il suo respiro sembrava spezzarsi.
Provai a toccargli una mano cercando di calmarlo, ma come schifato dal mio tocco, si allontanò di scatto.

Nonostante sapessi che fosse colpa mia, non potetti evitare di rimanerci male.

"Che cazzo hai fatto Tancredi, che cazzo hai fatto."

"Io, credo di aver bisogno di tempo, Tanc." balbettò.

"Per favore Le, guardami." gli presi il mento tra le mani, cercando di farmi guardare.

"Guardami, amore." riuscì a catturare il suo sguardo solo dopo vari tentativi.

"Io amo solo te, quella troia mi ha tirato lì con l'inganno, voleva che litigassimo.
Io non l'ho baciata Lele è stata lei a fare tutto. Per favore credimi."  forse quella fu l'unica volta dove non mi importava che mi vedessero piangere.

Perchè lui era Lele.

"Io ti credo Tanche, ma ho bisogno di tempo per realizzare. Rispetta la mia scelta, per favore." non riuscivo a vedere nient'altro se non rabbia, delusione e schifo nei suoi occhi.

"Non puoi chiedermi di starti lontano."
Non ebbi il tempo di dire nient'altro che si alzò e se ne andò in camera nostra.

Mi sdraiai sul divano e realizzai ciò che realmente era successo:

Giulia mi aveva baciato.
Lele se ne stava andando.
Per colpa di quella fottuta troia avevo perso Lele.

Mi risvegliai dai miei pensieri quando alcuni rumori si manifestarono nella stanza e lo vidi andare verso la porta con una valigia.

"Dove stai andando?" Mi alzai di corsa raggiungendolo.

"Vado a casa di mia mamma e di tuo padre Tanc, abbiamo bisogno entrambi di tempo. Io per accettare che qualcun'altro ha toccato le tue labbra e tu per capire cosa realmente vuoi." per un attimo avevo pensato che stesse scherzando. Capì che fosse serio solo quando nei suoi occhi non vidi cenni di cedimento.

"Ma che stai dicendo Le? Io voglio te, ho sempre volto te." gli presi il viso tra le mani e feci scontrare le nostre fronti.

"Anche io ti voglio Tanche, ma forse abbiamo bisogno entrambi di questo tempo distanti. Si tratta solo di due giorni, tanto quella è anche casa tua." mi sussurrò non guardandomi nemmeno.

"Dimmi che mi ami ancora Le" lo pregai come un'idiota.

"Ovvio che ti amo ancora Tanche, ora però fammi andare. Salutami tua madre e le tue sorelle. E chiedigli scusa da parte mia se me ne sono andato così. Noi ci vediamo tra un po'." si tolse dalla mia prese ed attraversò il portone di casa.

Rimanendomi lì sulla soglia come un coglione.

Gli occhi pieni di lacrime e la consapevolezza di aver fatto un'enorme cazzata.

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora