Capitolo 18

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Mi hanno sempre etichettato come una gran testa di cazzo. Tendevo a fare stronzate nella mia vita di cui me ne sarei ovviamente pentito. Come quella che avevo fatto con Tancredi.

Ero ancora seduto e con il viso rigato dalle lacrime quando capì che quella sarebbe stata la stronzata più grande della mia vita.
Ero combattuto.

Non potevo lasciarlo andare, ma non potevo nemmeno obbligarlo a rimanere.

Sbuffai mentre mi alzai dal letto per dirigermi nel bagno a sciacquarmi il viso.

Nonostante le tracce delle lacrime fossero scomparse, gli occhi gonfi e le guance arrossate erano ancora lì.

Senza pensarci troppo, mi feci guidare dai miei piedi che involontariamente mi portarono in cucina, dove vidi Thomas e Diego seduti a parlare.

"Diego, possiamo parlare un attimo?" gli chiesi

Annuì, alzandosi.

"Vieni con me." faccio cenno di seguirmi e lo porto fuori, in giardino.

"Cosa c'è Lele? chiede guardandomi attentamente.

"Ho fatto una cazzata Diè; io devo riprendermelo." ammetto, mordendomi il labbro per il nervoso.

"Sai che non sarà facile vero Le?  Tancredi è caparbio, se si mette una cosa in testa una cosa nessuno lo smuove."

Grazie Diego, ma so com'è fatto è il mio ragazzo, cazzo.

"Lo so, ma non voglio perderlo." lo vidi annuire per poi pensare due secondi e ad un certo punto, sembrò illuminarsi.

"Io credo che più che essere infastidito dai ragazzi, lui è geloso di Thomas. Lo odia. Tu devi dimostrargli che per te, oltre ad essere un amico, non è niente."

"Ma non è nulla per me Thoams, cioè potrei paragonarlo ad Ace." dissi confuso, gli volevo bene si, ma non quel bene che volevo a Lorenzo.

"Tu lo sai, lui no. È il tuo ex Lele, è come se si sentisse in competizione. Capisci?" cercò di spiegarmi.

"In poche parole devo fargli capire che è l'unico."

"Esatto." annuì e mi girai.

"Andiamo a far capire a quella testa di cazzo che lo amo più di me stesso."  Diego rise e scosse la testa, però poi saggiamente capì di dovermi seguire.

Quando arrivammo nella sala da pranzo erano quasi tutti a tavola, Thomas appena mi vide cercò di sedersi al mio fianco, ma non appena ricevette una lieve occhiataccia da me, Diego subito mi si sedette accanto.

Beh, era o no mio complice?

"Ok qui sta succedendo qualcosa e come al solito io non so mai niente." Gian parlò nervoso.

"Devo far capire a quella testa di cazzo del tuo migliore amico, nonché mio fratellastro, nonché mio fidanzato,che esiste solo lui per me." dissi a Gian mantenendo un volume di voce basso.

"AH MA SARÀ SEMPLICE" perché dovevo avere dei migliori amici così coglioni?
Sentì subito lo sguardo di tutti su di me e quello che mi bruciava di più, era proprio il suo.

Feci un sorrisino imbarazzato e mi scusai al posto di Gianmarco che rideva a crepapelle.

"Stammi a sentire, fa il coglione con tutti. Fatti fare un po' di coccole dalle ragazze, da Cecilia e soprattutto da Zoe. Vedi come si innervosisce e ti viene a prendere per le orecchie."  per quanto possa sembrare subdola, non era del tutto male quell'idea.

"Grazie Gian." gli battei il pugno.

"Sono o non sono il migliore." si vantò

"Sei solo stupido." scoppiammo a ridere insieme come degli stupidi.

"Smettetela di ridere, che siete insopportabili e rompete il cazzo." sentì la sua voce parlare e subito mi zittì.

Rapporto tossico? No.
Solo mancanza della sua voce.

"Ma che problemi hai? Stai parlando con Martina? E parla con Martina. Non rompere le palle." improvvisamente tutti si zittirono, ed io mi chiesi veramente per quale assurdo motivo Thomas doveva parlare quando non c'entrava.

"E tu perchè non ti fai i cazzi tuoi coglione, eh? Sto parlando con il mio ragazzo e il mio migliore amico. Stanne fuori e vattene a fanculo." la situazione si stava scaldando e sapevo che se non avessi tirato subito Tancredi fuori da quella stanza, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.

"Oh ma davvero? È ancora il tuo ragazzo? Pensavo vi foste lasciati. Sai com'è questa settimana non vi ho visti così affiatati."
Porca puttana Thomas, porca puttana. Sei davvero un coglione.

"Non sono cazzi tuoi quello che faccio io con il mio ragazzo Thomas. Non rivolgergli più la parola. Pensavo fossi il ragazzo che mi piaceva tempo fa. Ed invece sei solo un coglione montato." dopo aver parlato, presi Tancredi per mano e lo portai lontano dal viso di Thomas che sicuramente erano il bersaglio perfetto per le mani di Tancredi.

Appena arrivati in una delle camere, chiusi la porta a chiave, prima di sospirare e girarmi verso il ragazzo che incazzato, mi fissava.

"Quel coglione del cazzo non voglio più vederlo Emanuele. È un coglione che non sa mettersi la lingua nel culo." urlò

"Come cazzo hai fatto a farti piacere uno del genere?" mi aveva parlato dei suoi attacchi di rabbia, ma non mi era mai capitato di viverne uno vero e proprio.

Per questo non mi spaventai molto quando il suo pugno finì contro al muro. Io dal mio canto, preso da un moto di dolcezza, mi aicinai e gli presi la mano tra le mie, portandolo sul letto e baciandogli le nocche fratturate.

"Un anno e mezzo fa, Diego mi fece conoscere Lollo, è sempre stato un bravo ragazzo, cordiale e dolce con tutti. È sempre stato un fratello per me. Un giorno, Diego era un po' giù e per farlo riprendere  uscimmo tutti e tre e Lorenzo decise di farci conoscere una persona. Arrivammo alla pista di Skate e Thomas era lì. Era un bel ragazzo, gentile e carino. E mi piacque subito. Sai com'è, era la mia prima cotta. E anche a lui sembravo non essere rimasto indifferente. Dopo varie uscite con i nostri amici mi chiese di uscire insieme, ed io accettai; mi piaceva, come potevo non accettare?" Presi una pausa e lo guardai
"Quando uscimmo fu il più bell appuntamento che avessi mai avuto; non che ne avessi avuti altri prima di lui. Dopo un po' decidemmo di metterci insieme, infondo avevamo le stesse passioni. La nostra relazione durò sette mesi e mezzo. Quando un giorno andando a casa sua lo scoprì a letto con un altro ragazzo. Da quel momento non lo volli più vedere, infatti quando Gian mi propose di cambiare casa ne fui subito contento. Insomma non volevo più averci a che fare. Rivedendolo ora,non ti nego che non mi abbia fatto nessun effetto. Mi ha fatto un senso di schifo, si certo è un mio amico. Ma solo quello può rimanere Tanche. Nel mio cuore, ma sopratutto nella mia testa, ci sei tu. Costantemente. Io ti amo, e questo nessuno può cambiarlo. Nemmeno questo coglione che si è rifatto vivo."
La mia voce si inclinò, fino a diventare nulla.

Lo guardavo, aspettavo una sua mossa, una sua parola. Qualunque cosa.

Lui era lì, perso nei suoi pensieri. Fin quando alzò la testa e mi guardò.

"Ti amo anche io Lele, ma questo non mi vieta di prenderlo a calci in culo quello stronzo"  era immensamente carino quando faceva l'arrabbiato.

Con un moto di coraggio mi sedetti sopra di lui e iniziai a baciarlo sul collo per poi finire sotto l'orecchio, dove gli lasciai un segno.

"Quello che ho voluto e che mi ha posseduto, sei solo ed unicamente tu Tancredi Galli." gli sussurrai all'orecchio.

Dopo di che non capii niente, mi ritrovavo svestito,con lui che mi lasciava segni da tutte le parti.

Mentivo se non dicessi di aver avuto paura che qualcuno ci sentisse. Ma in quel momento, era l'unica cosa che non mi importava.

Fratellastri- Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora