Capitolo 47

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Vedevo Tancredi pensieroso da qualche giorno, ma non mi ero azzardato mai a chiedergli qualcosa.

Anzi, ci avevo anche provato, ma puntualmente c'era qualcuno che ci interrompeva.

In quel momento ero con Gianmarco, lui e Diego  erano scesi a prendere il cibo d'asporto che avevamo ordinato prima, ossia delle pizze.

"Senti Gian, ma tu sai cosa frulla nella testa di Tanc?" osai chiedere al suo migliore amico

Alzò subito lo sguardo dal suo cellulare fissandomi

"No Lele, non so nulla. Perchè?"

"Lo vedo solo pensieroso, tutto qua." cadde lì la conversazione

Appena sentimmo le voci dei due ragazzi, mi alzai e andai a prendere dei bicchieri con dell'acqua, non avevo voglia né di birra né di altro.

"Dove sei andato?" mi chiese Tancredi ridendo

Lo guardai confuso, ma poi rivolsi lo sguardo a Diego e vidi che rideva anche lui.

Avranno fatto qualcun'altra delle loro.

"A prendere dell'acqua Tanche, non ho voglia di altro." gli confessai e lo vidi annuire strano

Lo capivo, era difficile che bevessi solo acqua, ma non ne avevo davvero voglia.

Mi sedetti affiancando il mio migliore amico e poggiai la testa sulla sua spalla.
Non mi sentivo bene, mi girava la testa.

"Le, che hai? Tutto bene?" mi chiese subito

"Non sto bene Diè." risposi prima di cadere tra le sue braccia

Sentì solo le loro urla, poi, buio totale.

____

"Non sto bene Diè." fu l'ultima frase che sentì da parte di Lele, prima che svenisse

"Cazzo, chiama un medico." urlai dirigendomi subito da lui

Gli toccai la fronte, era bollente.

"Non mi risponde sto coglione di merda, facciamo una cosa mettiamolo nel letto." fece Gian sbrigativo e tentarono di toccarlo

Gli lanciai un occhiataccia e presi il mio ragazzo  tra le braccia portandolo nella nostra stanza

Lo spogliai facendolo rimanere con i boxer e lo misi sotto le coperte

"Andate a prendere dell'acqua fredda in una bacinella, alcune pezze e un termometro." dissi ad entrambi

Li vidi andare chi in bagno e chi in cucina per poi ritornare con ciò che avevo richiesto.

Presi il termometro accendendolo e lo infilai sotto il suo braccio, poi presi una pezza e l'immersi nell'acqua ghiacciata, l'alzai e la poggiai sulla sua fronte

La temperatura segnava i 39 pieni.

Merda.

Ripetei l'azione con l'acqua e la pezza  più di una volta, fin quando fui sicuro che la febbre, anche se di qualche grado, fosse scesa.

Prima era arrivata a 39, ora siamo a 38

"Andate ragazzi, ci sono io qui. Se ho bisogno, vi chiamo."

Era inutile che stessero lì impalati sull'uscio
della porta a mo di bodyguard
Infatti, capendomi, annuirono e andarono via.

Accarezzai la sua guancia, aveva la faccia rossa come un peperoncino, ma era comunque bellissimo.

Lo vidi finalmente aprire gli occhi, ed avvolsi la mano con la sua.

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