12.
I need help
I've gotten myself lost again
I can't do it on my own
I don't know what to do
Please don't go
Just help me
I can't do this on my own
(Dream State-White Lies)Un colpo. Poi un altro. Il sapore metallico del sangue le aveva invaso la bocca. Non volevano ucciderla, lei lo sapeva. Non reagì e urlò il meno possibile. Sentiva così tanto freddo. Troppo freddo. Ma non l'avrebbero uccisa, lei lo sapeva. Lo sapeva.
Rachel si svegliò di soprassalto, urlando. Il corpo le faceva male ovunque.
«Ehi, no. Tranquilla.». Rachel si voltò. Il viso familiare di Alycia le sorrideva, con una punta di sollievo stampata negli occhi. Era contenta che l'amica fosse viva, non le importava di nient'altro.
«Che ci fai qui?» domandò Rachel, confusa.
«Mi ha chiamata Duke. Non sapeva cosa fare e non voleva portarti in ospedale. Ho ehm... Preso in prestito un paio di garze dall'infermeria del set e mi sono precipitata qui.» raccontò l'australiana.
«Alycia Debnam-Carey che ruba delle garze, qua stiamo tornando ai vecchi tempi.». Scoppiarono entrambe a ridere. Poi, d'un tratto, Rachel si rabbuiò. Alycia le si sedette accanto.
«È stato Franklin. Ho saltato un cliente ieri. Gli avrei dovuto consegnare questa roba.» spiegò, allungando un tubetto all'australiana. L'attrice lo aprì. Ossicodone. Alycia non poté nascondere una certa delusione nei confronti della minore.
«Mi dispiace.» mormorò Rachel. Alycia schioccò la lingua. Scosse il capo.
«Che cosa ci è successo in questi ultimi tre anni?». Rachel fece spallucce.
«Siamo sopravvissute.» asserì, lapidaria. Alycia annuì. Una lacrima le rigò il volto. Si alzò e si mise il cappotto. Doveva tornare assolutamente sul set.
«Duke è un buon amico, Rachel. Verrà qui a momenti. Gli ho raccontato di te e della tua idea geniale di lavorare per Eliza e non si è minimamente arrabbiato. Mi siete mancati.»
«Anche tu.» replicò Rachel. «Ti prego, non dire niente ad Eliza. Le ho scritto che ho un po' di febbre e che oggi si sarebbe dovuta arrangiare. Non voglio che...»
«Lo so.» la rassicurò Alycia. Le baciò teneramente la tempia e, dopo averla salutata, uscì da quello squallido appartamento. Si strinse nel cappotto e cominciò a camminare. Avrebbe potuto chiamare un taxi, ma non ne aveva voglia. Aveva bisogno di schiarirsi le idee. Estrasse dalla tasca il tubetto che Rachel le aveva consegnato e se lo rigirò per le mani. La tentazione di gettarlo via era fortissima, ma non voleva correre rischi. Sospirò, continuando a camminare. Dopo circa un'ora arrivò finalmente al set. Controllò l'ora e corse dal truccatore, senza nemmeno passare dal bagno. Le ore si susseguirono veloci, ma Alycia non riusciva a recitare. Era assente, la sua testa continuava a pensare a Rachel in un lago di sangue e a lei che la medicava. Evitò del tutto i suoi colleghi, perfino Eliza. Pranzò in solitaria e per tutto il resto del giorno cercò di restare il più in disparte possibile. Alla fine, una delle segretarie di produzione le chiese di seguirla. Entrarono in una delle roulotte adibite ad ufficio. Un decisamente infuriato Jason e una preoccupatissima Eliza l'accolsero. Alycia si chiese il motivo di tutto ciò. Aveva avuto una giornata no, e allora? Poteva succedere.
«So di non aver dato il massimo oggi, mi dispiace.» li anticipò. Jason e Eliza si scambiarono un'occhiata complice.
«Non ti ho chiamata qui solo per questo. Stai bene? Hai degli strani pensieri ultimamente?». Alycia aggrottò la fronte. Non capiva dove volesse andare a parare l'uomo.
«Quello che stiamo cercando di capire è se ci sono dei problemi. Io sono qua Aly.» provò ad esplicitare Eliza.
«Non vi seguo. Io sto bene e non capisco di cosa stiate parland-... Oh.». Eliza teneva in mano il tubetto pieno di pastiglie che Rachel le aveva dato la mattina. Si sarebbe voluta prendere a pugni. L'aveva dimenticato nella tasca del cappotto e, probabilmente, una delle addette in sala trucco l'aveva trovato e consegnato a Jason.
«Non è come sembra.» provò a giustificarsi.
«E com'è?» chiese Jason.
«Non è roba mia, io... te l'avrei portato, ma mi sono dimenticata.». La situazione stava diventando ingestibile e non poter dire la verità la stava facendo affondare tra le sue stesse menzogne.
«Jessica ha detto di averti vista schizzare in città verso le cinque di mattina con un sacchetto pieno di materiale medico. Perché?». Alycia storse il naso.
«Fatti miei. Piuttosto, non vi siete chiesti che cosa ci facesse lei in piedi alle cinque di mattina?»
«Non sviare il discorso! Per ora non sporgerò denuncia, ma sappi che introdurre droga qui dentro è fuori da qualsiasi contratto che tu hai firmato. Per non parlare del furto di materiale medico! Un'altra cazzata come questa e sei fuori, spero di essere stato chiaro. E ora sparisci.». Alycia non provò nemmeno a replicare e corse fuori. Aveva bisogno di aria. Due mani calde le circondarono le spalle. Si voltò. I suoi occhi si scontrarono con quelli preoccupati di Eliza.
«Non era roba mia, devi fidarti di me.» esordì la mora.
«Fatico a crederlo, mi dispiace.» ammise la bionda. Alycia scosse il capo, sconsolata. Eliza la prese per mano, portandola al suo alloggio. La fece accomodare.
«Non ti preoccupare, Chris è con Marie. Roxy mi ha telefonata dicendo di avere la febbre. Deve essere stato il parco ieri.»
«No, fidati, il parco non c'entra niente.» si lasciò sfuggire Alycia.
«Da quando siete diventate così intime? Come fai a dirlo?»
«Ieri mi aveva accennato a un po' di fastidio allo stomaco.» mentì la mora. Eliza parve bersela e Alycia tirò un sospiro di sollievo. Almeno fino a quando non le prese la mano destra e la strinse fra le sue.
«Spiegami di quel tubetto. Io devo capire, ti scongiuro.» supplicò. Alycia non voleva farle male. Non riusciva a sostenere il suo sguardo, si sentiva troppo nuda e disarmata.
«Non posso.» mormorò.
«Dimmi almeno perché hai rubato delle garze e hai lasciato l'area alle cinque del mattino.» insistette Eliza. Alycia sentì di stare impazzendo. Avrebbe voluto dirle la verità. Si guardò intorno, cercando di distogliere lo sguardo da quei pozzi azzurri senza fondo, ma Eliza la costrinse a fissarla.
«Alycia, rischi una multa e di essere cacciata dal set. È questo che vuoi?». Nessuna risposta.
«Alycia.» la richiamò Eliza, dura. La mora non ne poteva più. Si alzò dalla sedia, fuori di sé.
«Che cosa vuoi che ti dica? È naturale che io non voglia essere cacciata da qui, no? Ma cosa dovrei fare? Vuoi la verità? Va bene. Quella roba non è mia, io non la prendo più.». Le tremavano le labbra. Realizzò solo in quel momento di aver pronunciato un "più" di troppo. "La frittata è fatta.".
«Che significa che non la prendi più?» domandò Eliza, nel panico. Ormai era finita. Si era tradita e non poteva fare altro che raccontare la verità. Alycia chinò il capo.
«Secondo te dove sono stata tre anni fa?». Eliza cominciò a boccheggiare. Non era possibile.
«Mi facevo, Eli. Non era nulla di troppo serio, anche se, in realtà, quando si tratta di quello schifo beh, è sempre serio. Ho passato un anno terribile. La riabilitazione era durata solo sei mesi, ma non riuscivo a trovare il coraggio di tornare a casa e di mostrare la mia faccia.». Eliza non sapeva cosa dire. Provò a parlare, ma la voce le morì in gola.
«In questi giorni ho incontrato una persona a me cara con cui frequentavo certi, come dire, ambienti. Non ti posso dire di più. Le garze erano per lei, aveva bisogno di una mano. Quel tubetto è suo, stavamo parlando e me lo sono tenuto.»
«Per farti?» chiese Eliza, dura.
«No. Devi credermi, sono pulita. Avrei buttato tutto nel water. Te lo giuro.». Eliza non sapeva più cosa pensare. Si alzò e, senza preavviso, abbracciò Alycia. La mora sobbalzò, ma non si ribellò a quel contatto.
«Perché così all'improvviso? Perché non hai detto nulla né a me, né alle tue amiche?»
«Perché dopo quello che è successo quella notte io ho capito che esistono solo due possibilità nella vita: sopravvivere o morire. Non era il tempo per la seconda.»
«Probabilmente la vita non dovrebbe essere soltanto sopravvivenza.» le sussurrò Eliza. Alycia non ce la fece più. Scoppiò a piangere, senza riuscire a fermarsi. Eliza la strinse ancora di più a sé. Ripensò a quello che Rachel le aveva detto. Non doveva lasciare andare Alycia. Non poteva. E così cominciò a cullarla, dolcemente. E, per la prima volta dopo tre anni, Alycia si sentì davvero al sicuro.Angolo del disagio
Capitolo a cui tengo moltissimo. Mi rispecchio molto in questa Alycia per certi versi, non per quanto riguarda l'uso di droghe ovviamente, ma per tutto il resto, per l'impossibilità di andare avanti, di guardare davvero con serenità al futuro. Spero piaccia anche a voi, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!
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Crying Over You
Fanfiction«Ehi, no!» esclamò Eliza, ma non poté fare nulla. La vide gettarsi giù. «Eli, la polizia è qui. Ma che succede? Dov'è?» chiese Alycia, entrando improvvisamente. Quando intuì cosa era successo, si portò le mani davanti alla bocca, inorridita. Eliza s...