19.
Why the hell is it raining so much?
Why are you always clouding my mind?
Why the hell is it raining so much?
I'm just tryna have a good time
(Issues-Rain)La sveglia non la smetteva di suonare. Eliza cercò di attutire il rumore nascondendo la testa sotto il cuscino, inutilmente. Si stropicciò gli occhi e si alzò. Spense quell'aggeggio infernale e si recò in cucina. Tirò fuori dal frigo del latte, lo versò in una tazza e lo scaldò al microonde. Dispose poi dei biscotti al cioccolato su un piattino e appoggiò il tutto su una tovaglietta. Si recò quindi in camera di Christian. Il bimbo dormiva profondamente ed Eliza quasi non ebbe cuore di svegliarlo. Lo accompagnò in bagno e poi a fare colazione.
«Dormito bene?» chiese. Il piccolo annuì silenziosamente. Da quando erano tornati dal Canada era diventato nuovamente il bambino capriccioso e introverso di prima. Eliza aveva deciso di prendersi una pausa e, eccezion fatta per le interviste promozionali riguardo alla nuova stagione di The 100, non aveva accettato più offerte di lavoro. A differenza di Alycia. Lei era ovunque. In Tv con The 100 e Fear The Walking Dead, sulle riviste con interviste e gossip di ogni tipo, addirittura sui muri con i poster promozionali e varie campagne pubblicitarie. Eliza avrebbe voluto sbattere la testa e dimenticarla, ma era impossibile. Le sue labbra, il suo profumo, le sue mani le mancavano. Lei le mancava. Ma ciò che aveva fatto era imperdonabile. Aveva messo in pericolo quello che di lì a un mese sarebbe diventato ufficialmente suo figlio. Eliza non aveva denunciato né lei, né Rachel solo per il bene di Chris. Si mise a sbirciare fuori dalla finestra. Aveva cominciato a piovere. Se non altro, avrebbe avuto una scusa per provare malinconia. Sbadigliò. Aveva sonno, era innegabile. Si avvicinò al bimbo e sparecchiò la tavola.
«Che ti va di fare, oggi?» gli chiese. Chris allargò le braccia, come a dire "non lo so.". Eliza gli fece una pernacchia e, presolo in braccio, lo portò in sala e gli allungò dei giochi. Si allontanò un attimo e andò a controllare la posta. Bollette, pubblicità, pubblicità e ancora pubblicità. Nulla di interessante, insomma. Fece per tornare da Christian, quando si accorse di aver fatto cadere una busta. La raccolse. La carta era molto spessa e Eliza si chiese chi fosse il mittente. La aprì. Era un promemoria per una serata di beneficenza. Si diede della stupida. Si era completamente dimenticata della cena di quella sera. Avrebbe dovuto presenziare con tutto il cast di The 100. Guardò Chris. Non avrebbe voluto lasciarlo, ma non poteva fare altrimenti. Pregò che, almeno, l'assenza di Alycia Debnam-Carey non fosse un rumor, ma la realtà. Esattamente come Lexa con Clarke, lei l'aveva tradita, usata per i suoi fini. Si morse il labbro. "Già, ma poi come va a finire la storia, Eli?" rifletté fra sé e sé, raggiungendo Christian e mettendosi a giocare con lui.*
Alycia corse verso l'auto, cercando di bagnarsi il meno possibile. Il temporale l'aveva colta di sorpresa. Finì di bere il cappuccino che aveva in mano e guardò l'ora. Era in ritardo, di nuovo. L'incontro sarebbe cominciato nel giro di venti minuti e, per raggiungere l'ufficio del suo agente, ce ne avrebbe messi almeno trenta. Tutta colpa della sua insonnia. Era tornata dal Canada da ormai quattro mesi e, da allora, non aveva più dormito in modo decente. Si era buttata a capofitto nel lavoro, sperando di stancarsi di più e di anestetizzare il dolore che provava, ma era stato inutile. Se Eliza fosse stata lì, le avrebbe fatto capire quanto fosse ridicolo quel piano, ma lei non c'era. L'aveva persa quella notte sul set. Avrebbe potuto incolpare Jessica o Rachel per l'accaduto, ma l'unica responsabile era lei. Cercò di scacciare i ricordi e accese l'auto. Doveva sbrigarsi. Guidò il più velocemente possibile fino alla sua meta. Scesa dall'auto, si lanciò verso la porta. Salì velocemente le scale per quattro piani e aprì di scatto la prima porta alla sua sinistra. Il suo agente la squadrò con sguardo severo. Accanto a lui, una donna sulla cinquantina sghignazzava divertita.
«Ma dove eri finita?» domandò l'uomo. Era visibilmente arrabbiato.
«Paul, il temporale mi ha colta alla sprovvista e...»
«E ti sei svegliata tardi, ho capito. Muoviamoci, siamo già in ritardo. Alycia, ti presento Helen Carrel. La sua azienda sarebbe interessata a renderti donna immagine della loro prossima campagna pubblicitaria.» spiegò. Alycia annuì, svogliata. Non stava nemmeno ascoltando. Si mise a sfogliare distrattamente i fogli del contratto, lo sguardo fisso sulla finestra davanti a sé. Pioveva davvero tanto.
«Alycia, ci sei?» la richiamò il suo agente.
«Mhh?» mugugnò l'attrice. L'uomo fece cenno alla donna di attendere per un istante. Prese Alycia per il polso e la condusse in corridoio.
«Che diavolo ti prende? Non so come fossi abituata con il tuo vecchio agente, ma io non lavoro così.» la rimproverò. L'attrice si grattò il mento, imbarazzata.
«Paul, non ho la testa oggi. Dille che per me va bene, accetto il lavoro. Per quanto riguarda il compenso, pensaci tu.» dichiarò poi. L'uomo non poté fare altro che osservarla mentre rientrava nel suo ufficio e prendeva giacca e borsa.
«Arrivederci.» si congedò dalla donna. Si incamminò per il corridoio, avviandosi verso le scale.
«E ora dove vai?» sbottò il suo agente, senza però ottenere alcuna risposta.*
«Bel flip, Rachel, ma forse è meglio che torniamo a casa!» esclamò Duke. La ragazza fece spallucce. Si guardò intorno. Lo skatepark era deserto. Con quella pioggia era il minimo.
«Tu vai, io resto qua ancora un po'.» rispose. Il ragazzo le si avvicinò, costringendola a guardarlo negli occhi.
«Sta diluviando.» osservò.
«Lo so. Per questo devo restare qui.». Duke alzò un braccio, senza rispondere. Era inutile discutere con lei, ne era consapevole.
«Ti aspetto per cena, non fare tardi.» si raccomandò. Le schioccò un bacio sulla guancia e si allontanò. Rachel si mise ad armeggiare con il suo skateboard sotto la pioggia. Sospirò. Da quando Franklin l'aveva costretta a tornare negli Stati Uniti, erano cambiate tante cose. Aveva cercato di dimenticare ciò che era successo durante l'inverno, ma era stato impossibile. In quel mese si era sentita viva per la prima volta dopo tanto tempo e non era in grado di tornare allo stato larvale di prima. Non più. Scosse il capo. Decise di fare due passi, male non le avrebbe fatto. O forse sì, vista la quantità di pioggia che cadeva dal cielo, ma a lei non interessava. Camminò a lungo, senza una vera e propria meta. Ogni tanto saliva sullo skate e si faceva trascinare dalla tavola. Quella città e quelle strade, quanto le erano mancate. Se Franklin non fosse stato il suo aguzzino, l'avrebbe ringraziato per il favore. Certo, non era South Central il quartiere in cui era cresciuta, ma se non altro era a Los Angeles. Continuò a vagare per ore, la testa assente. Non voleva pensare. Non voleva sentire niente, almeno per quel piccolo lasso di tempo. Non voleva chiedersi se fosse possibile ricominciare a desiderare la mera sopravvivenza. Ormai era tardi. Sfrecciò tra la folla che popolava il marciapiede, stando ben attenta a non travolgere nessuno. Poi, si imbucò in un bar. Cominciava ad avere fame. Si sedette al tavolo e ordinò un hot dog. Lo addentò voracemente, attratta nel frattempo dal televisore posto sul muro di fronte a lei. Si mise a guardare il telegiornale. L'inviato parlava di una serata di beneficenza e della probabile partecipazione del cast di una famosa serie tv. Rachel trasalì. «La cena. Eliza! Christian!» esclamò. I presenti la guardarono straniti, ma non se ne curò. Finì di mangiare il suo hot dog e, afferrato lo skateboard, si catapultò per strada, sotto la pioggia.Angolo del disagio
Nuovo salto temporale, nuova fase della storia. Questo è uno dei miei capitoli preferiti, completamente ispirato dalla canzone che cito (Rain degli Issues, consigliata come tutte le canzoni che sto inserendo). Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!

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Crying Over You
Fanfiction«Ehi, no!» esclamò Eliza, ma non poté fare nulla. La vide gettarsi giù. «Eli, la polizia è qui. Ma che succede? Dov'è?» chiese Alycia, entrando improvvisamente. Quando intuì cosa era successo, si portò le mani davanti alla bocca, inorridita. Eliza s...