6.In My Head

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6.

In my head
I hear you calling me
And I can't run 'cause there's nothing left for me
(12 Stones-In My Head)

Eliza stava dormendo beatamente. Christian si era accucciato accanto a lei, la testa appoggiata al suo petto. Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta.
«Mmh... Arrivo.» biascicò. Si stropicciò gli occhi e, facendo attenzione a non svegliare il bambino, si diresse alla porta. Aprì. Lindsey la squadrò da cima a fondo.
«Apri a chiunque vestita così?» esordì. Eliza realizzò solo in quel momento di indossare il pigiama e di essere decisamente impresentabile. Fortunatamente, l'amica l'aveva vista in condizioni decisamente peggiori negli ultimi anni. Lindsey scoppiò a ridere, divertita.
«Mi hanno mandata a chiamarti, ti stavamo aspettando al trucco.». Eliza prese in mano il cellulare.
«Ma sono solo le... Oh, cavolo!» esclamò. Era decisamente in ritardo. Svegliò immediatamente Christian e, sotto lo sguardo vigile di Lindsey, i due andarono in bagno a cambiarsi. La statunitense non poté fare a meno di riflettere sulle condizioni dell'amica. Da quando quel bambino era entrato a far parte della vita di Eliza era cambiato tutto. Niente più feste, niente più serate in compagnia, niente più serenità. Quel piccoletto monopolizzava totalmente la vita dell'australiana, nel bene e nel male. Aveva fatto saltare un matrimonio, aveva allontanato Eliza dalla sua famiglia e dai suoi amici. Ed era palese che la ragazza fosse sempre più stanca.
«Eccoci, scusa.». la voce di Eliza riportò Lindsey alla realtà. Prese il bambino per mano e lo aiutò a scendere i gradini.
«Alycia mi ha detto che hai assunto una baby sitter.». Eliza annuì.
«Non era molto d'accordo. Anzi, diciamo che non lo era per niente, non l'ho mai vista così arrabbiata con te. Si può sapere che è successo?» domandò Lindsey, curiosa.
«Si tratta della cameriera dell'altra sera. A quanto pare, non deve piacere particolarmente ad Alycia, tutto qui.». Lindsey piegò la testa di lato, pensierosa. Chris la seguì con lo sguardo e fece lo stesso. Eliza sorrise, intenerita da quella scena.
«Ti interessa così tanto ciò che pensa Alycia? Sei tu la madre, non lei.». Eliza avrebbe voluto rispondere che sì, ciò che Alycia pensava di lei e delle sue decisioni era importante, ma tacque.
«Per quello che può valere una mia opinione, penso che ti possa fare bene avere qualcuno che ti aiuti con Chris. Ultimamente ti vedo così stanca, Eli. Non ti nascondo che sono molto preoccupata.». Eliza era in profondo imbarazzo.
«Sto bene, davvero. È solo un periodo difficile, tutto qui.»
«Un periodo che dura da tre anni.» osservò Lindsey. Eliza si mise le mani fra i capelli. Non sapeva come replicare. Lindsey aveva ragione. Da quando aveva preso Chris in affidamento non aveva avuto più una vita propria. Era un bambino difficile, diffidente, che non si fidava di nessuno. Il primo anno di affidamento era stato un disastro e, probabilmente, aveva influito negativamente sul piccolo. Proseguirono il resto del tragitto in silenzio, fino a quando non arrivarono dai truccatori. Eliza si guardò in giro. Non la vedeva. Forse Alycia aveva ragione, quella ragazza non era affidabile. Si diede mentalmente dell'idiota, quando, finalmente, la vide. Si aggirava per il set spaesata. Eliza la chiamò e Rachel la raggiunse.
«Scusi il ritardo, mi ero persa.»
«Tranquilla, capita a tutti la prima volta. E dammi del "tu", non amo le formalità.». Rachel annuì, pensierosa.
«Ehm... Io sono Lindsey, ci siamo viste al pub.» esordì la statunitense. Rachel allungò timida la mano e si presentò, ovviamente come Roxy. "Che nome ridicolo che ho scelto" rifletté.
«Allora, lo prendo e lo faccio restare qua in giro, poi all'ora di pranzo glielo... cioè te lo riporto.» comunicò. Eliza deglutì. Era la prima volta da quando aveva ottenuto l'affido stabile del bambino che si separava da lui per darlo a una perfetta sconosciuta.
«Non me lo porto via, non ti preoccupare.» sdrammatizzò Rachel. Da lontano, una disgustata Alycia osservava quella scena. Scosse il capo, facendosi vedere dalla ragazza. Il suo sguardo era carico di giudizio. Rachel la ignorò. Prese per mano Christian che, contro ogni immaginazione, non si scostò. Assunse comunque un'espressione piuttosto risentita e diffidente, ma la seguì lo stesso, senza fiatare. Eliza li guardò allontanarsi, sollevata. Lindsey era a bocca spalancata.
«Beh... Questa sì che è una sorpresa.» trovò la forza di dire. L'australiana sorrise. Era serena e carica di fiducia verso quella giornata. Non ricordava nemmeno da quanto tempo non si sentiva così.

*

Rachel era terrorizzata. Christian era per terra e stava giocando con un cumulo di neve. Da quando l'aveva preso a Eliza non si erano ancora scambiati una parola. Era chiaro che il bambino non riuscisse a ricollegare la ragazza alla sorella. Probabilmente, nemmeno sapeva di averne una. Tuttavia, era innegabile che, in qualche modo, non la ritenesse una totale estranea. Rachel, dal canto suo, iniziava a provare un enorme senso di colpa. E pensare che aveva giudicato Richard il giorno prima perché l'aveva perso. Quelle persone almeno c'erano state per lui negli ultimi tre anni. Lei, invece, era stata solo capace di sparire. E ora non aveva la più pallida idea di come dare il via a un rapporto che sarebbe dovuto durare fino alla fine delle riprese.
«Non è semplice come sembra, vero?». La ragazza si voltò. Riconobbe quel volto, era una del cast. Rachel si limitò a fare "no" con la testa.
«Jessica.» si presentò. «Tu devi essere la baby sitter, quella che ha salvato Christian ieri. Richard mi ha parlato di te.». le si sedette accanto, sorridendole. Si stiracchiò e schioccò la lingua.
«È un bambino in gamba. Eliza è stata brava, considerato anche tutto ciò che è successo durante il primo periodo.». Rachel assunse un'aria curiosa. Jessica si rese conto di aver parlato troppo.
«Sai, è stata la sorella a darglielo. Il secondo dopo si è gettata dalla finestra. Non hanno mai ritrovato il corpo. Che razza di sorella si comporterebbe così?». Rachel si morse il labbro fino a farselo sanguinare. Ma chi si credeva di essere? Chi diamine era quella lì per poterla giudicare? Strinse i pugni. Una lacrima le rigò il viso.
«Sì, lo so, storia triste.». Rachel tentò invano di ricacciare indietro le lacrime. Cominciò a muovere su e giù la gamba sinistra. Sentì il respiro farsi affannoso. Non poteva permettersi di stare così. Non in quel momento, in quel luogo.
«Harmon, sparisci.» disse qualcuno. Rachel non ebbe la forza di voltarsi per vedere chi era. Sentì due mani carezzarle i capelli. Alycia le si accucciò davanti, prendendole le mani. Rachel non resistette oltre e scoppiò a piangere, sotto lo sguardo stranito di Christian.
«Mi dispiace.» mormorò.
«Anche a me.» rispose Alycia. «Anche a me.»

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora