22.My Least Favourite Liar

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22.

If you were finally being honest
I promise it won't hurt all that bad
I'm just so worn out of all of this
If you don't mind I'd like to have my heart back
(Abandoning Sunday-My Least Favorite Liar)

Eliza si svegliò di soprassalto. Non ricordava bene che incubo aveva fatto, ma era stato orribile. Si adagiò nuovamente sul cuscino, mettendosi le mani sul volto. Udì qualcuno bussare alla porta della stanza, ma non rispose. Lindsey entrò con un vassoio su cui erano posate delle fette di pane tostato e marmellata e del latte caldo. Aveva ospitato l'amica e Chris per la notte. Dopo la cena, l'australiana era troppo sconvolta per tornare a casa da sola.
«È mattina, ora di alzarsi.» esordì. Per tutta risposta, Eliza si rigirò nel letto e si coprì la testa con il cuscino. Lindsey appoggiò il vassoio sul comodino e le si sedette accanto.
«Dormito male?» domandò. Eliza annuì da sotto al cuscino. Si mise a pancia in su, evitando comunque accuratamente di incrociare lo sguardo di Lindsey. L'incontro della sera prima con Alycia l'aveva turbata e non poco.
«Chris?» chiese. Lindsey le sorrise e le prese le mani fra le sue.
«Sta bene, gli ho fatto fare colazione e ora sta disegnando in sala.» rispose. Eliza tirò un sospiro di sollievo, non seppe nemmeno lei perché. Nessuno voleva far loro del male. O no? Dalle parole di Alycia sembrava che una minaccia imminente incombesse su di lei e il bambino.
«Terra chiama Eliza, ci sei?» la riportò alla realtà Lindsey.
«Sì, scusa, stavo pensando.». L'amica le carezzò una spalla.
«Non si sentono discorsi molto gradevoli su Alycia. Magari ieri era strafatta e ti ha detto quelle cose sotto l'effetto di chissà quale sostanza.» ipotizzò. Eliza negò, poco convinta.
«Era lucida, Lindsey. E mi stava nascondendo qualcosa. È stata vaga, non ha voluto darmi spiegazioni. Mi ha semplicemente detto di stare attenta a Franklin e di non parlare di Christian con gli sconosciuti.» raccontò per l'ennesima volta all'amica. racchiuse il mento con la mano sinistra. Si voltò verso Lindsey.
«So a cosa stai pensando, ma no. Non le andrò a parlare.» asserì.
«Come vuoi, ma sai anche tu che è l'unico modo per capirci qualcosa.». Eliza alzò gli occhi al cielo. Lindsey aveva ragione, ma non se la sentiva proprio. Era ancora troppo presto per rivederla e parlare come due vecchie amiche. Sospirò. La verità è che sarebbe stato sempre troppo presto. Alycia l'aveva ferita, aveva preso il suo cuore addormentato e l'aveva risvegliato solamente per poi gettarlo via. Le aveva mentito e lei non avrebbe mai potuto passarci sopra. Ma cosa stava pensando? Qua non si trattava più di lei, ma di Chris. Sbuffò. Si alzò di scatto, con un gesto stranamente atletico.
«Hai deciso cosa fare?» le domandò Lindsey, curiosa.
«Forse.».


*

«Mi voleva vedere, signor Franklin?» chiese Rachel, con una punta di strafottenza.
«Non fare la furba e siediti.» ordinò l'uomo. La ragazza si accomodò su una scomoda sedia di legno. Dietro di lei, due energumeni la controllavano.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato? Qualche cliente si è lamentato delle mie prestazioni?». Franklin si alzò, un ghigno stampato sul viso. Rachel deglutì. Era in guai grossi, ne era consapevole.
«Ieri alla cena di beneficenza ho visto la tua amichetta, Alycia. Sono contento si sia disintossicata, la droga annebbia il cervello.» disse. La ragazza trasalì.
«Quello che non capisco è come mai si sia  presentata alla serata e si sia messa fra me ed Eliza Taylor. Aveva annunciato che non ci sarebbe stata, ma immagino che tu questo lo sappia già.» continuò Franklin. Rachel cercò di rimanere il più calma possibile.
«Non la vedo da tre anni, non ho idea di cosa sia successo ieri.» mentì. L'uomo le posò una mano su una spalla, in
modo tutt'altro che amichevole.
«Rachel, Rachel. Ti sembro davvero così sciocco?». La ragazza fece di no con la testa. Franklin sogghignò.
«So per certo che tu e Alycia vi siete viste a Vancouver mesi fa. Così come so che ti sei intrufolata nella vita di Eliza Taylor e del suo bambino, ovvero tuo fratello.». Rachel simulò una risata.
«E chi ti ha raccontato tutte queste stronzate?»
«Io.» rispose una voce di donna. La ragazza la riconobbe subito. Jessica fece capolino dalla porta. Aveva l'aria colpevole e Rachel si chiese se non fosse stata costretta a lavorare per Franklin. Scacciò quel pensiero. Nessuno era davvero forzato a collaborare con quell'uomo, non a certi livelli almeno. Sicuramente Jessica non veniva nemmeno sfiorata. La ragazza accennò un sorriso di frustrazione.
«Dovevo immaginarmelo. Beh, qualunque sia il tuo piano, ti è andata male. Eliza non è una sprovveduta e Chris sarà al sicuro. Tu non avrai mai mio fratello!». Il pugno arrivò, inaspettato. Rachel sputò sangue, per poi incassare un altro colpo.
«Hai fatto male a coinvolgere Alycia in questa storia.». La ragazza sobbalzò.
«Non osare toccarla!» urlò. Franklin sghignazzava.
«Questo dipenderà da te. Fai la brava e non le succederà nulla. Sono un uomo di parola, lo sai.». Rachel sbiancò. Si dimenò, ma gli uomini di Franklin la tenevano ferma.
«Tuo fratello Richard deve essere fiero di te.» ringhiò la ragazza, rivolta a Jessica. L'attrice distolse lo sguardo e se ne andò via in fretta e furia.
«Hai fegato, Dowell. L'hai sempre avuto, sin dai tempi in cui cantavi. Ma ricorda: se giochi troppo con il fuoco, finisci per bruciarti.» sibilò Franklin. «E ora sparisci, ho perso fin troppo tempo con te.» aggiunse poi, spingendola via. 

Rachel rabbrividì al ricordo di ciò che era successo quella notte. La faccia le faceva ancora male. Fortunatamente, Duke non le aveva fatto domande. Ora era dentro un autobus puzzolente, con la certezza che gli uomini di Franklin le fossero alle calcagna. Decise di scendere qualche fermata dopo la sua e proseguì con lo skateboard ai piedi. Li vide. Erano due uomini tatuati dalla testa ai piedi, dall'aria per niente sveglia, ma decisamente assetata di sangue. Seguì la strada per un centinaio di metri, per poi lanciarsi con lo skateboard giù per una scalinata. Sentì le voci dei suoi inseguitori. Cominciò a correre, sfruttando la tavola. Si ritrovò ad un grande incrocio. Le macchine sfrecciavano all'impazzata e attraversare sarebbe stato da folli. Rachel si voltò. L'avevano quasi raggiunta. Guardò nuovamente la strada. Rischiare di finire spappolati sull'asfalto o venire pizzicata dagli uomini di Franklin?
«Ora o mai più.» esclamò per farsi coraggio. Si diede la spinta e sentì lo skateboard scivolare sull'asfalto. Una macchina si avvicinava sempre di più. Un'altra spinta. La macchina sempre più vicina. Il marciapiede opposto. Ce l'aveva fatta, era salva.


*

Alycia arrivò a casa dopo la sua solita corsa mattutina. Si avvicinò alla porta e inserì la chiave nella toppa. Aveva una strana sensazione. Fece spallucce ed entrò. Si voltò per richiudere la porta e andò a farsi una doccia. Si lavò e si cambiò e andò a prepararsi una bella colazione. Scrisse a Maia e le chiese se le sarebbe piaciuto uscire con lei per andare a fare shopping nel pomeriggio. Si era appena seduta sul divano, quando il campanello suonò. Alycia si alzò controvoglia, riflettendo su come, negli ultimi giorni, suonassero alla porta ogni volta che iniziava a rilassarsi. Aprì e con sommo stupore si ritrovò davanti Lindsey. Sembrava molto arrabbiata e Alycia non si sforzò poi molto per intuire il motivo.
«Ciao.» salutò, fredda. «Ti sei persa? Casa di Eliza e a quattro isolati da qui.». Stava esagerando, ne era consapevole. Lindsey la ignorò ed entrò. Un copione già visto.
«Ma insomma, qui a Los Angeles non chiedete mai il permesso prima di accomodarvi nelle case altrui?» sbottò Alycia. Lindsey la guardò con fare enigmatico. L'australiana realizzò di non poter parlare di Rachel. Non davanti ad una delle migliori amiche di Eliza.
«Lascia perdere, sono giorni un po' strani.» minimizzò. La statunitense fece spallucce e si appoggiò al muro, le mani ai fianchi. La guardava con ferocia. Alycia ebbe quasi paura.
«Vuoi del tè?» provò a stemperare la tensione.
«No, voglio parlare. Mi spieghi che cosa ti è saltato in mente ieri sera? Innanzitutto, cosa ci facevi alla serata di gala? Avevi espressamente dichiarato che non ci saresti mai andata.»
«Io...» cercò di spiegarsi Alycia, ma Lindsey la interruppe.
«Fammi finire. Passi pure che cambi idea, è un tuo diritto, ma strattonare Eliza mentre parla con l'organizzatore dell'evento, nonché uno dei più importanti e potenti uomini del Paese, beh, mi sembra davvero da folli. Ciliegina sulla torta, turbare la mia migliore amica con frasi evasive ed enigmatiche. Non ha chiuso occhio tutta la notte.». Era fuori di sé e Alycia non poteva di certo darle torto. Si sedette sul divano, pensierosa. Si passò una mano fra i capelli. Alzò lo sguardo. I suoi occhi incrociarono quelli di Lindsey e l'australiana vi lesse dentro la stessa preoccupazione che nutriva lei. Entrambe volevano solo il bene di Eliza, nient'altro. Sospirò.
«Ci sono cose che non posso dirti, Linz, ma Franklin è pericoloso. Eliza deve stargli alla larga.» affermò.
«Perché?» chiese la statunitense. Era determinata, voleva scoprire la verità. Alycia, però, non aveva intenzione di parlare. Lindsey le si avvicinò.
«Ascolta, io ho sempre fatto il tifo per voi due. Anche quando Jason ha fatto morire Lexa, beh, sono stata felice di sapere che eravate riuscite a mantenere un rapporto. Poi, di punto in bianco, Eliza decide di troncare quel principio di relazione che avevate visto nascere, forse per paura, non lo so nemmeno io. Finalmente, tre anni dopo, Jason ti richiama sul set e voi vi buttate nuovamente l'una tra le braccia dell'altra. Ero felice per voi due perché vi voglio bene, ma al diavolo, l'hai persa perché hai dovuto continuare a mentirle per coprire una ragazza che, onestamente, non ho ancora capito cosa significhi per te. Ed è palese che tu ora stia facendo lo stesso. Hai lo stesso sguardo di Vancouver, Aly. Penso che il tempo dei silenzi sia finito. Eliza si merita delle spiegazioni.»
«Franklin vuole Christian!» esclamò Alycia, dal nulla. Lindsey era rimasta a bocca aperta. Non era sicura di aver capito bene.
«Perché mai credi che Rachel l'abbia dato ad Eliza? Non aveva intenzione di liberarsi di suo fratello, ma di salvarlo. Non posso dirti di più, ma tu devi tenerli lontani da quell'uomo. A te darà ascolto!». Le parole di Alycia risuonarono come una supplica alle orecchie di Lindsey. La statunitense si colpì la fronte con una mano.
«Al diavolo!» imprecò. «Troppo tardi.»
«Che cosa significa?» si preoccupò Alycia. Aveva un orribile presentimento.
«Si vedranno a pranzo tra due ore.».

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora