47.Coma White

489 49 0
                                        

47.

A pill to make you numb
A pill to make you dumb
A pill to make you anybody else
But all the drugs in this world
Won't save her from herself
(Marilyn Manson-Coma White)

Alycia stava dormendo. Aveva preso sonno verso le sette del mattino, come spesso capitava negli ultimi giorni. Non tornava a casa sua da due settimane. Aveva affittato una stanza in uno squallido motel e ormai si era stabilita lì. Aveva conosciuto alcuni ragazzi e, ogni sera, li invitava da  lei a passare la notte. Si divertivano assieme, giocavano, ridevano, bevevano e si facevano. Alycia era riuscita a resistere. Almeno, così ricordava. Non aveva retto all'alcol invece, ormai la bottiglia era una sua fidata amica. Non ricordava più nemmeno come si vivesse senza post-sbronza.
Qualcuno bussò alla porta. L'attrice mugugnò qualcosa e provò a ignorare il tutto, ma lì fuori non si arresero.
«Siamo alle solite.» biascicò. Si alzò a fatica dal letto e si diresse ad aprire. Sgranò gli occhi.
«Maia!» esclamò sorpresa, abbracciando l'amica.
«Dio, hai un aspetto orribile.» commentò lei.
«Mi sono appena svegliata.» 
«Alle tre del pomeriggio?» chiese confusa Maia.
«Ho avuto una notte movimentata.» rispose prontamente Alycia.
«Lo vedo, sembra che sia passato un uragano in questa stanza.» osservò Maia, notando i cartoni della pizza e le bottiglie vuote sul pavimento. Alycia chinò il capo. Non avrebbe mai voluto che lei assistesse a quello spettacolo. Si sentì mancare, la testa le girava come una trottola. Maia la prese al volo, aiutandola a stendersi sul divano.
«Che succede, Aly? Parlami!»
«Perché sei qui, Maia? Avevamo impegni?» si innervosì Alycia.
«Mi eviti da due settimane, mi stavo preoccupando, tutto qui. Sono andata da Eliza per chiedere di te e mi ha detto che eri svanita nel nulla e che non ti trovava più. Non l'ho mai vista più spaventata di così. Perché non sei con Rachel? Che cosa sta succedendo? Non ti ho fatto domande quando ti hanno sparato e mi sono bevuta la storiella della rapina, ma ora non ne posso più. Sono tre anni che mi racconti stronzate.». Maia era fuori di sé. Si sentiva presa in giro. Alycia si morse il labbro. Decise di sputare il rospo.
«Io e Eliza siamo in pausa. Cioè, non è proprio così. Io me ne sono andata.» spiegò. Maia era impietrita.
«Tu sei un'idiota. Mi spieghi perché?»
«Ci sono cose che non sai, Maia. Non è così semplice.» ribatté Alycia. Maia non sapeva nemmeno cosa chiedere. Avvertiva che doveva trattarsi di qualcosa di grave, ma non riusciva proprio a immaginarsi cosa fosse successo. Alycia sospirò. Si alzò in piedi e si diresse nel cucinino della camera. Si ricordava bene, l'erba era rimasta lì. Si rollò uno spinello e se lo portò alla bocca. Maia glielo strappò dalle labbra, gettandolo per terra.
«Che stai facendo?» domandò, irata. Alycia chiuse gli occhi. Avrebbe voluto sparire.
«Era solo una canna.» mormorò. Il dolore alla guancia la fece sobbalzare. Maia la guardava dritta negli occhi, dura. Alycia non resistette oltre. Scoppiò a piangere e si gettò fra le braccia dell'amica. Maia ci stava capendo sempre meno. La fece sedere nuovamente e le carezzò i capelli.
«Perché non mi racconti tutto dall'inizio?» propose. Alycia distolse lo sguardo.
«Non posso.»
«Perché? Sono la tua migliore amica, non me ne vado.» la esortò Maia. Alycia non ce la faceva più. Possibile che fosse ancora schiava di tutte le menzogne che si era raccontata negli ultimi anni? Buttò la testa all'indietro e guardò Maia negli occhi. Inspirò profondamente e cominciò a parlare. Le raccontò della tossicodipendenza, della riabilitazione, di Franklin. Maia aveva i brividi. Non si aspettava nulla del genere. Sapeva che Alycia e Rachel andavano a feste spesso e volentieri poco raccomandabili, ma non si era mai accorta della droga.
«Non sentirti in colpa, non potevi saperlo.» la rassicurò l'amica. Maia la strinse a sé. Aveva gli occhi lucidi.
«Io avrei dovuto accorgermene.» mormorò. Alycia le sorrise.
«Non potevi. Non te ne ho dato la possibilità.». Maia parve crederle.
«Perché sei scappata da Eliza? Cosa è successo?» domandò poi.
«Ho combinato un casino, te l'ho appena raccontato. Lei è partita di corsa per consegnare il computer a Campbell e io, non so come, sono riuscita a raggiungerla.   Le ho strappato il computer dalle mani e l'ho distrutto, portando poi con me la chiavetta con la copia dei file. Non potevo permettere che facesse implodere il sistema.» raccontò. Le lacrime avevano preso nuovamente il sopravvento. Si sentiva così in colpa.
«Hai agito spinta dal desiderio di proteggere tutti noi da un caso dalle dimensioni immani. Eliza l'ha capito. Non c'era rabbia nei suoi occhi quando l'ho vista, solo preoccupazione. Torna da lei.» disse Maia. Alycia scosse il capo.
«Non posso. Non riuscirei a guardare negli occhi né lei, né Rachel. In fin dei conti, penso che a me piaccia sguazzare nel fango. Guardami.». Maia le accomodò con tenerezza una ciocca di capelli dietro le orecchie.
«Torna da lei. Ti sta aspettando. Ti ama, Aly. Non fuggire, non stavolta.». Alycia si asciugò gli occhi con il dorso della mano. Si alzò e studiò per bene il pavimento. Intravide una bottiglia ancora semipiena e la raccolse. Se la portò alle labbra e cominciò a bere. Maia era paralizzata. Non sapeva cosa fare. Decise di percorrere l'unica strada che le sembrava sensata.
«La chiamo.» annunciò. Alycia trasalì. Fece per strapparle il telefono di mano, ma era troppo tardi. Poteva sentire la voce familiare di Eliza dall'altra parte.
«Non venire!» urlò, gettandosi a terra. Maia la fece rialzare e cercò di riportarla sul divano, ma Alycia si divincolò, scappando in bagno. Si chiuse dentro e si sedette per terra. Si guardò intorno. Davanti a sé notò un sacchetto pieno di polvere bianca. Forse in quei giorni non si era limitata all'alcol. Scacciò quel pensiero. Non si era drogata. Lei era più forte di così. Chinò il capo. No, non era vero. Lei era debole.
«Aly, apri la porta!». La voce di Maia la riportò alla realtà. Ma cosa stava facendo? Perché era scappata di nuovo dalla felicità? "La felicità non esiste per me" rifletté.
«Aly, apri quella cazzo di porta!». Alycia ignorò l'amica. Si avvicinò al sacchetto e lo raccolse. Era così invitante. Un boato improvviso la costrinse a voltarsi. Avevano sfondato la porta. Non era pronta. L'azzurro la investì e lei non seppe scansarsi.

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora