21.Be The Same

521 51 3
                                        

21.

And I'm hoping to resolve all the things I've done and mistakes I've made
I'm sorry for the things that we can not work out, oh I know I know
It won't be the same, be the same
(Ravenscode-Be The Same)

Eliza si sentiva in profondo imbarazzo. Quante celebrità arrivavano ad una serata di gala tenendo per mano un bambino con un orsacchiotto di peluche? Cercò con lo sguardo qualche volto noto in mezzo a tutta quella folla. Intravide Lindsey e Marie e corse loro incontro.
«Non avevi detto che il soldo di cacio l'avresti lasciato a casa?» osservò Bob, raggiungendole. Eliza si sentì infastidita dal quel commento.
«Sì, almeno fino a quando la quarta babysitter che cambio in quattro settimane non ha deciso che non sarebbe mai
più venuta.» sbottò. Bob si rese conto di essere stato inopportuno.
«Stavo solo scherzando. Sono contento di vedervi.» si scusò. Eliza sorrise forzatamente.
«Ehm... Perché non andiamo a sederci? Richard ci ha tenuto i posti.» propose Marie, spezzando la tensione. Non appena arrivarono a tavola, Eliza notò che le sedie erano troppo basse per Christian. Come se l'imbarazzo non fosse abbastanza, si ritrovò costretta a farlo accomodare in braccio a sé.
«Wow, c'è la torta!» esclamò Richard, cercando di stemperare quel clima così negativo che era venuto a crearsi.
«Se chiedo un toast per il bambino, secondo voi me lo prepareranno?» domandò l'australiana al limite della disperazione. I quattro amici allargarono le braccia, segno che non potevano saperlo. Eliza si mise le mani fra i capelli.
«Dai Eli, rilassati. È solo una cena di beneficenza e Christian è un bravo bambino.» la consolò Marie. Eliza sembrò rilassarsi per qualche istante.
«Sapete? Avete ragione, è solo una stupida cena di beneficenza, noi tutti siamo qua assieme e, inoltre, Alycia non verrà. Quindi sì, potrebbe rivelarsi una serata piacevole.» asserì.
«Esatto. Niente Alycia Debnam-Carey. Ha ribadito proprio ieri la sua assenza.» confermò Lindsey, portandosi un bicchiere pieno d'acqua alle labbra. Bevve un sorso, per poi sputare e cominciare a tossire. Bob la soccorse tempestivamente, colpendola ripetutamente alla schiena.
«Ma che ti è preso?» chiese preoccupata Eliza. Per tutta risposta, Lindsey indicò con il dito qualcuno alle sue spalle. Marie alzò lo sguardo, rimanendo a bocca aperta.
«Ma quella è...» mormorò Richard. Eliza si voltò. Strabuzzò gli occhi.
«Alycia.» concluse la frase cominciata dall'amico. Non poteva crederci. La osservò camminare sicura di sé e dirigersi verso un tavolo poco lontano dal loro. Si sedette accanto a Sachin e Tasya, senza degnare Eliza di uno sguardo.
«Beh, a quanto pare ha cambiato idea.» osservò Richard. I suoi amici lo fulminarono con lo sguardo.
«Come non detto, me ne sto zitto.». Eliza non resistette oltre. Si alzò e corse in bagno, inseguita da Lindsey.
«Lasciami sola, ti prego.» supplicò.
«Eli...» provò a farla ragionare l'amica.
«Ti prego.» insistette l'australiana. Lindsey se ne andò, sospirando. Eliza si appoggiò con i palmi delle mani al lavandino, la sua figura riflessa nello specchio. Tirò un pugno contro il muro, soffocando un gemito di dolore. Non stava sognando, era tutto maledettamente reale. Mise la mano sotto l'acqua fredda, fino a quando non si sentì meglio, controllando con la coda dell'occhio che Alycia non entrasse. Fu sollevata nel non vederla. Dopo dieci minuti abbondanti si decise a rientrare nel salone. Si guardò intorno, cercando il proprio tavolo, quando qualcuno la chiamò. Eliza si voltò. Un uomo sulla settantina le porse un calice di vino. L'attrice lo accettò con diffidenza.
«Lei è?» chiese. L'uomo le sorrise. Aveva un modo di fare raffinato, di altri tempi.
«Bernard T. J. Franklin, signorina Taylor. Incantato di fare la sua conoscenza.». Eliza realizzò subito di aver fatto una figuraccia.
«Signor Franklin, il piacere è mio. Non l'avevo riconosciuta, mi scuso.»
«Non si preoccupi. Venga, l'accompagno al tavolo.» le propose, porgendole il braccio.
«Ho visto che è venuta con un bambino, non sapevo avesse messo su famiglia.» osservò  l'uomo.
«Non l'ho fatto. Chris è in affido. È una storia lunga.» spiegò l'attrice.
«Ho tempo, signorina Taylor.». Eliza sorrise. Le piaceva quell'uomo, sembrava molto gentile.
«La prego, mi chiami Eliza. Beh, Chris...». Non riuscì a terminare la frase. Alycia l'aveva afferrata per un polso, trascinandola dietro di sé.
«Aly, ma che stai facendo?». La mora le fece segno di tacere. Franklin sembrava contrariato.
«Alycia Debnam-Carey, sono felice di rivederla in ottima salute. Ho letto cose sgradevoli sul suo conto di recente.
«Il piacere è tutto suo.» replicò la mora. Eliza provò a spingerla via, ma Alycia le afferrò nuovamente il polso, stringendolo con forza.
«Stia lontano da lei.» sibilò all'uomo. Il signor Franklin accennò un ghigno.
«Vedo che non è un buon momento. Se mai avrà bisogno di qualcosa, Eliza, non si faccia problemi e mi contatti pure. Arrivederci.» si congedò, lasciando sul pavimento un biglietto da visita. Alycia aspettò che si fosse allontanato del tutto e lasciò andare Eliza.
«Tu sei pazza!» esclamò la bionda, con rabbia. Alycia sospirò.
«Tu lo sei! Ma cosa ti salta in mente? Non devi mai raccontare di Christian agli sconosciuti.» replicò. Eliza non capiva.
«Quindi, secondo te, dovrei nasconderlo per tutto il resto della vita? Ma si può sapere cosa stai dicendo?». Alycia chinò lo sguardo per qualche secondo. Lo rialzò poco dopo. I suoi occhi verdi esprimevano profonda preoccupazione. Eliza si ritrovò a pensare a quanto le erano mancati quegli occhi.
«Hai i tuoi amici, Eli. Bob, Lindsey, Richard e Marie sono bravissime persone. Fidati di loro, ma non aprirti a chiunque. Non tutte le persone sono oneste.»
«Quello lo so già, l'ho imparato a mie spese quattro mesi fa.» ribatté Eliza, velenosa. Alycia socchiuse gli occhi. Stava cercando di non scoppiare a piangere, era evidente.
«Il signor Franklin non è come sembra, Eli. Ti prego, credimi.»
«Ho smesso di crederti, Aly. Grazie a te, non mi fido più di nessuno.» affermò Eliza, lapidaria. Avrebbe voluto tirarle un pugno e farle provare una minima parte del dolore che aveva dovuto patire a causa sua.
«Fidati delle persone che ti vogliono bene, Eli. Tu lo sai chi sono.» si raccomandò. Eliza notò una tenerezza disarmante nella sua voce. Deglutì. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non fece in tempo. Alycia era svanita nella folla, forse se n'era andata. Ed Eliza rimase sola in mezzo a quella stanza piena, nella più totale confusione.

Angolo del disagio

Finalmente facciamo la conoscenza di Franklin. Alycia interviene appena in tempo, mentre Eliza rimane decisamente sconvolta dall'incontro con la mora.
Grazie a chi legge e vota, fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora