53.
When you go, I'll let you be
But you're killing everything in me
(Jimmy Eat World-Polaris)Eliza e Alycia erano in soggiorno, disperate. Erano passate ore dalla scomparsa di Christian e non c'era stata nessuna novità. Avevano provato a telefonare a Rachel, ma era irraggiungibile. Eliza non riusciva a realizzare. Si sentiva soffocare. Si alzò e corse in bagno. Vomitò. Osservò i succhi gastrici fondersi con l'acqua dello scarico. La sua vita non aveva più senso.
«Eli, posso entrare?» chiese timidamente Lindsey, aprendo piano la porta. Eliza mugugnò un sì e si lasciò cadere fra le braccia dell'amica. Non riusciva nemmeno a piangere. Lindsey la strinse a sé, senza dire nulla. Non sarebbe servito. Le carezzò la fronte e la cullò. Eliza chiuse gli occhi e strinse le mani a pugno, talmente forte da conficcarsi le unghie nella carne. Lindsey sapeva che il peggio doveva ancora venire.
«Torniamo di là?» propose. Eliza scosse il capo. Tremava. Lindsey le schioccò un bacio in fronte e la fece sedere per terra, accomodandosi poi accanto a lei. Eliza poggiò la testa sulle sue gambe e chiuse nuovamente gli occhi, come a voler difendersi da quella realtà che la stava ferendo a morte. Rimasero così per svariate decine di minuti, quando la porta si aprì. Eliza aprì gli occhi di scatto e alzò la testa. Davanti a lei, la Keplan e Alycia la osservavano, intenerite.
«Avete scoperto qualcosa?» domandò. Nella sua voce Alycia vi lesse disperazione e si sentì morire. Si accucciò, fino ad arrivare alla sua altezza. Lindsey spinse Eliza verso di lei. La bionda le si avvinghiò contro, come se avesse potuto affogare fra le mattonelle di quel bagno. Appoggiata al muro, la Keplan si mangiava le unghie, incapace di cominciare un discorso.
«Dica qualcosa, la prego.» supplicò Eliza. L'assistente sociale inspirò profondamente.
«La polizia pensa sia stata Rachel.». Alycia e Eliza sgranarono gli occhi. La più giovane si alzò in piedi. Era furiosa.
«È uno scherzo, vero? Non lo avrebbe mai fatto. E non avrebbe nemmeno avuto senso!» Sbottò.
«Non ho detto che credo a questa versione dei fatti.» si schermì la Keplan.
«Ma io sì.». Le quattro donne si voltarono. O'Bannon le squadrava dall'alto in basso, con sufficienza.
«È lui che si occupa del caso?» chiese Alycia, incredula, rivolta alla Keplan. La donna chinò lo sguardo.
«A quanto pare, signorina Debnam-Carey.» gongolò il poliziotto. L'attrice digrignò i denti e tirò una manata contro la parete. Se era un incubo, era ora di svegliarsi.
«È palese che Rachel abbia deciso di accelerare i tempi. Vi ha usate, signorine. Il suo unico scopo è sempre stato riprendersi il bambino.». Alycia si lancio contro O'Bannon, la mano pronta a sferrare un pugno. Lindsey le bloccò il polso e la tirò a sé.
«Aly, ti capisco, ma non è il momento.» sussurrò. Alycia si divincolò e tirò un calcio alla porta. Imprecò. O'Bannon sogghignava, divertito. L'avevano incastrata. Forse addirittura rapita.
«Se avete novità, non esitate a chiamare.» si raccomandò il poliziotto, con aria falsa. Si congedò e uscì finalmente da quella casa. Lo sguardo di Alycia trasudava odio. Eliza, invece, aveva gli occhi sempre più spenti.
«Io...» esordì la Keplan, ma un urlo di Alycia sovrastò ogni cosa. Eliza si accucciò al muro, incapace di reagire. Lindsey non sapeva cosa fare. Le due australiane non avevano voluto nessun altro in casa e lei non aveva la minima idea di come agire.
«Chiamo Campbell?» propose. Nessuno rispose.
«Lo prendo per un sì.» disse, digitando il numero. Il detective riuscì ad arrivare solo dopo due ore. Ormai fuori faceva già buio. Rachel non era ancora tornata. Magari O'Bannon aveva ragione. Rachel ne aveva fatte di cose senza senso. Lindsey scacciò immediatamente quel pensiero. Eliza e Alycia si fidavano ciecamente di quella ragazza e lei avrebbe dovuto fare lo stesso.
«Non mi hanno permesso di venire prima, mi dispiace.» spiegò. Alycia sentì una rabbia mai provata prima pervaderla. Avrebbe voluto distruggere tutto e tutti.
«C'è qualcosa che non avete raccontato alla polizia? Un dettaglio che potrebbe aiutarci a capire cosa è realmente successo?» chiese il detective, cercando di essere il più delicato possibile. La Keplan fece cenno di no con la testa.
«L'ho riportato all'istituto e, dopo pochi minuti, mi hanno telefonata per darmi la notizia. Erano addirittura convinti che non fossi passata, per fortuna hanno poi trovato la persona a cui l'avevo affidato. Non so cosa sia successo, non ne ho idea. Ho fatto il solito percorso e incontrato le solite persone.» raccontò. Campbell si grattò il capo. Si sedette di fronte ad Eliza. L'australiana aveva lo sguardo perso nel vuoto. Il detective si voltò verso Lindsey, come a volerle chiedere il permesso di parlarle. L'attrice fece segno di provare.
«Signorina Taylor, sono io. Le viene in mente qualcosa che potrebbe esserle sfuggito?». Eliza lo guardò. I suoi occhi erano quasi grigi. Campbell ebbe la sensazione che, se l'avesse sfiorata, si sarebbe rotta in mille pezzi.
«Qualche problema con Rachel?» insistette, rivolgendosi anche ad Alycia. Le due australiane negarono.
«Aveva trovato un lavoretto pomeridiano in un bar e la terapia stava funzionando. Con Christian sarebbe stata questione di tempo. È palesemente stato Franklin, sa già di essere spacciato e, probabilmente, sta giocando le sue ultime carte.» spiegò Alycia.
«Spiegherebbe perché O'Bannon mi ha impedito di venire qui con lui. Se solo riuscissi a dimostrare che lavora per Franklin!». Il detective si maledisse e sbuffò. Si sentiva così impotente. Si rimise in piedi e si appoggiò al muro, cominciando a riflettere. Calò un silenzio irreale. Quel bagno era diventato una tomba e le loro speranze erano cadaveri in decomposizione. Eliza provò ad alzarsi, ma le gambe le cedettero. Alycia la prese al volo, cingendole i fianchi. Solo in quel momento si accorse di un grosso livido sul polso sinistro. La mano era leggermente scorticata.
«Che hai fatto?» chiese, preoccupata.
«Un ragazzo mi ha urtata stamattina e sono caduta.» rispose Eliza. Alycia inarcò le sopracciglia. Aveva un brutto presentimento.
«Un ragazzo?»
«Sì, Aly, un ragazzo. Sai cosa sono i ragazzi? Avrà avuto la tua età, forse qualche anno di meno, era biondo e portava un orecchino nero. Contenta? Vuoi anche il codice fiscale?». Alycia trasalì, ignorando lo sfogo di Eliza. Deglutì.
«Io... Devo andare.» mormorò. Eliza rabbrividì.
«Aly, ti prego.» scoppiò a piangere, aggrappandosi al suo braccio.
«Signorina Debnam-Carey, sa qualcosa che noi non sappiamo?» chiese Campbell. Alycia non rispose. Appoggiò la fronte a quella di Eliza. La guardò negli occhi. Non avrebbe mai voluto arrivare a quel punto.
«Ricordati che ti amo.» sussurrò. La baciò, cercando di imprimere nella sua memoria tutto delle sue labbra. Fece scontrare i loro occhi un'ultima volta, poi la lasciò, spingendola con delicatezza verso Lindsey. Si voltò e abbandonò quella casa. Prese un bel respiro e cominciò a correre nella notte. Le lacrime le appannavano la vista, ma non se ne curò. Non aveva rimpianti. Era giunto il momento di affrontare il suo passato. Era giunto il momento di liberarsi di quelle catene che la soffocavano da troppi anni. Era giunto il momento di diventare libera.
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Crying Over You
Fanfiction«Ehi, no!» esclamò Eliza, ma non poté fare nulla. La vide gettarsi giù. «Eli, la polizia è qui. Ma che succede? Dov'è?» chiese Alycia, entrando improvvisamente. Quando intuì cosa era successo, si portò le mani davanti alla bocca, inorridita. Eliza s...