40.Anchor

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40.

You are my anchor
So steady me, steady me now
Come steady me, steady me now
(Skillet-Anchor)

Erano passate due settimane e mezzo dagli ultimi avvenimenti. Rachel era stata dimessa ed Eliza aveva insistito affinché si fermasse da lei. Non era in grado di badare a sé stessa, sia fisicamente, sia psicologicamente e, siccome anche Alycia ormai era più dalla bionda che a casa sua, invitarla da lei le era sembrata la mossa più logica. La ragazza aveva accettato con riluttanza. Non capiva come mai proprio Eliza la stesse aiutando. L'aveva tradita e le aveva fatto perdere Christian, quella gentilezza nei suoi confronti non aveva il benché minimo senso. Quanto al rapporto con Alycia, non riusciva a guardarla in faccia. Sapeva che la morte di Duke non era colpa sua, ma si sentiva comunque distrutta. Qualcosa le si era rotto dentro e non aveva la più pallida idea di come fosse possibile aggiustarlo. Così, passava le ore in camera, a letto, nella più totale apatia. Eliza e Alycia le portavano da mangiare, ma raramente riusciva a terminare i pasti. Quando passavano a ritirare il vassoio, le due attrici la trovavano sempre sotto le lenzuola, intenta a cercare di prendere sonno, inutilmente. Aveva spesso degli incubi e, più di una volta, le due australiane erano dovute correre in camera per tranquillizzarla.
«Come sta?» domandò Richard, riportando alla realtà una Alycia decisamente tra le nuvole. Passava spesso a trovarle insieme a Lindsey, Marie e Bob. Quest'ultimo, però, era assente quel giorno.
«Come al solito. Non dorme, non mangia, urla nel cuore della notte e non si alza dal letto. Non l'ho vista in questo stato nemmeno alla morte dei suoi genitori.» rispose Alycia. Lindsey le posò una mano sul polso, con dolcezza. L'australiana la guardò, confusa. Non si era di certo dimenticata ciò che le aveva urlato tre settimane prima. Non avevano mai chiarito quanto accaduto e un po' le dispiaceva.
«È una ragazza forte, ce la farà. E non è sola. Tu sei qui con lei e questo è l'importante.». Alycia alzò un sopracciglio. Non si aspettava un discorso del genere.
«Pensavo che non dovessi più scegliere lei.» replicò. Lindsey chinò il capo. Lo rialzò poco dopo.
«Ero arrabbiata, Aly. Non con te, sia inteso. È che avrei voluto fare di più. Me la sono presa con la prima persona che ho trovato e purtroppo eri tu. Mi dispiace. So che chiederti di scegliere tra lei e uno di noi sarebbe una mancanza di rispetto enorme, anche se dovesse trattarsi di Eliza. Se potessi, sceglieresti tutti ed è per questo che ti ho stimata sin da subito.» spiegò, tutto d'un fiato. Era paonazza e si sentiva completamente svuotata. Alycia l'abbracciò, senza preavviso. Richard ed Eliza si scambiarono un'occhiata complice.
«Bene, ora possiamo finirla con tutte queste smancerie?» esordì Marie, interrompendo quel momento.
«Devi sempre fare la guastafeste.» commentò Richard, con tono scherzoso. Marie lo ignorò.
«Bob dovrebbe arrivare a momenti.» asserì. Eliza era curiosa.
«In che senso? Non mi ha detto nulla.» chiese.
«Nel senso che... Oh, eccolo.» rispose Marie, sgambettando verso la porta. Qualcuno aveva suonato il campanello. La statunitense aprì. Bob entrò trafelato, seguito dal detective Campbell.
«Missione compiuta!» esclamò, schiacciando il cinque a Richard. Eliza e Alycia non ci stavano capendo nulla.
«Missione? Ragazzi, di cosa state parlando? E perché c'è Campbell?» domandò la bionda, sempre più confusa. Per tutta risposta, Bob le mostrò una busta gialla. Alycia sussultò. La riconobbe subito.
«Pensavo che dopo l'arresto di Eliza fosse tornata nelle mani di Jason!» esclamò, stupita.
«Esatto, proprio così. E non è stato per niente facile riprenderla.» dichiarò Bob. Eliza rimase a bocca aperta.
«Voi avete fatto cosa?»
«Idea di Marie. E poi, ci stavamo annoiando senza lavoro. Un po' di adrenalina serve, ogni tanto.» spiegò Richard. Dietro di lui, Campbell ridacchiava, divertito.
«Lei che ruolo ha in tutto questo?» gli chiese Alycia. Il detective alzò le mani.
«Quello del diversivo. Ho distratto io Rothenberg mentre il signor Morley rovistava tra le sue carte.»
«Non posso crederci.» commentò Eliza, sedendosi sul divano. Non capiva se essere agitata, felice o arrabbiata. Marie le si sedette accanto.
«Noi l'abbiamo fatto per te. Sappiamo quanto Christian fosse importante per te e lo era anche per noi. Si merita una famiglia vera, che gli voglia bene.» le disse. L'australiana annuì. Si voltò verso Richard.
«Lo sai che tra quei nomi c'è anche quello di tua sorella, vero?» domandò. Non voleva che l'amico soffrisse. Il canadese annuì.
«Non sono responsabile per le sue azioni. Ha fatto le sue scelte, posso solo sperare che decida di cambiare strada ad un certo punto. Voglio davvero andare fino in fondo, anche se ciò significherà sacrificare lei. D'altronde, non è possibile salvare tutti, no?». Lindsey gli sorrise, carezzandogli una guancia. Lo baciò, davanti a tutti.
«Sono fiera di te.» gli sussurrò. Marie si schiarì la voce, interrompendo quel momento.
«Visto? Sei proprio una guastafeste.» la prese in giro Bob.
«Non abbiamo tempo per questo. Ragazzi, dobbiamo capire come agire.» disse, ignorando l'amico. Gli prese la busta dalle mani e la appoggiò sul tavolo del soggiorno, attendendo che gli altri la raggiungessero. Diede la parola a Campbell, che ringraziò.
«Allora, come abbiamo già notato in precedenza, ci troviamo di fronte a delle transazioni bancarie. Purtroppo, non sono prove dirette di affari sporchi e traffici loschi. Queste persone potrebbero essere state pagate per qualsiasi cosa. Non è un caso che sia Rothenberg ad avere queste carte, essendo un produttore è facile per Franklin far credere che si tratti di comunissime transazioni fatte per onorare chissà che servizio.»
«Quindi è tutto inutile?» domandò Lindsey. Campbell si grattò il collo, nervoso.
«No, ma bisognerebbe trovare il modo per far cantare qualcuno ed è difficile senza un mandato, che non mi daranno mai. Il mio capo è dentro questo schifo e il suo nome è uno dei primi su quei documenti.» spiegò il detective. 
«E se provassimo noi? A lei serve un mandato, ma a noi no.» propose Richard.
«Non se ne parla!» esclamò a gran voce Alycia. «Non voglio che vi succeda qualcosa. Ho già perso abbastanza in questa storia.». Chinò il capo, mordendosi il labbro. Si sedette sul divano, affondando la testa fra le mani. Eliza la strinse a sé. Cercava di non darlo a vedere, ma la morte di Duke era una ferita aperta anche per lei. Richard si avvicinò alle due attrici.
«Non ci succederà niente, promesso. Non andremo direttamente nella tana del lupo. Penso che mia sorella non avrà nulla in contrario ad una chiacchierata tra fratelli.». Alycia alzò lo sguardo.
«Sei sicuro?» mormorò. Richard annuì. L'australiana lo abbracciò. Marie fece per dire qualcosa, ma Lindsey le tappò la bocca. Non poteva rovinare anche quel momento.
«Andiamo a riprenderci il soldo di cacio!» esortò Bob, con entusiasmo. Dall'altro lato della casa, chiusa nella sua stanza, Rachel ascoltava tutto. Si sentì così piccola e inutile e scoppiò a piangere, incapace di fare altro.

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora