55.Weight Of The World

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55.

Feel the weight of the world
Over me, tonight
If I break, if I break down this time
Hope you know I tried
(Citizen Soldier-Weight Of The World)

La macchina arrestò la sua corsa. Alycia aprì lo sportello e cercò di capire dove si trovasse. Erano abbastanza lontani da Los Angeles, in una tenuta sul mare. Probabilmente era una delle ville della famiglia Frazer. Max la spinse alla porta, posando una mano sul suo fondoschiena. Alycia non si ribellò, non volendo peggiorare la situazione.
«Te l'hanno mai detto che hai una bella carrozzeria?» esordì il ragazzo. L'attrice fece una smorfia e soffocò un conato di vomito. Non fu mai così felice di vedere Franklin in vita sua.
«Attento figliolo, non ti hanno mai detto che le fuoriserie si guidano solo dopo anni e anni di esperienza?» ammonì l'uomo, porgendo la mano all'australiana. Alycia si fece trascinare dentro la villa. Era abbastanza spoglia, segno che non veniva frequentata da parecchio.
«Posso vederli?» chiese improvvisamente l'attrice. Franklin annuì.
«Signore, non credo sia il caso.» protestò Max.
«E invece potrebbe essere interessante. Sono curioso di vedere la reazione di Rachel a tutto questo.». Alycia cercò di combattere le lacrime che, ormai, chiedevano insistentemente di fare capolino. Doveva essere forte. Per Christian, per Rachel e per Eliza.
«Bah, come vuole.» cedette Max. Invitò Alycia a seguirlo per il labirinto di stanze della villa. Giunsero a una scalinata e la discesero, fino ad arrivare alle cantine. Alycia realizzò di star trattenendo il respiro. Max aprì il pesante portone che li separava dai due fratelli. Alycia non resistette oltre. Rachel era seduta ad una sedia, legata con delle corde. Aveva il volto sporco di sangue e un occhio nero e sembrava molto intontita. Di fronte a lei, su un materassino, Christian dormiva beato e inconsapevole di ciò che stava accadendo intorno a lui. Alycia corse loro incontro. La ragazza non la riconobbe subito.
«Rachel, sono io, sono Aly.»
«Che ci fai qui?» domandò la ragazza. Alycia si morse il labbro. Chinò il capo, per poi rialzarlo pochi secondi dopo. Rachel cominciò ad agitarsi. Respirava in modo affannato.
«Mi dispiace, non c'era altro modo per portarlo via.» spiegò Alycia, stringendola a sé. Le baciò la fronte e la liberò delle corde. Max fece per bloccarla, ma Franklin fece segno di lasciarla fare. Alycia prese Rachel in braccio e l'accomodò sul materasso, accanto a Christian. Le carezzò i capelli e la ripulì del sangue.
«Eliza?» chiese la ragazza, senza preavviso. Alycia accolse quella domanda come una pugnalata allo stomaco.
«Non ho scelta, lo sai anche tu.»
«È una stupidaggine DC. C'è sempre una... Una scelta.» la contraddisse Rachel. Aveva la voce stentata. Alycia non riuscì a trattenere le lacrime. Uscivano senza controllo, impavide. Strinse Rachel a sé, cullandola. Le canticchiò una canzone, come faceva sempre anni prima nei momenti più difficili.
«Non devi annullarti mai più. Promettimelo.»
«Rachel.» provò a tagliare corto l'attrice.
«Promettimelo.» continuò la ragazza, dura. Alycia sospirò.
«Te lo prometto.» si arrese.
«Va bene, fine di questa scenetta patetica. Andiamo, su.» le interruppe Max. Costrinse Alycia ad alzarsi, trascinandola per un braccio. L'attrice si divincolò.
«I patti erano altri. Uno dei due viene con me.» obiettò. Franklin sogghignò.
«Hai detto che non te ne importa più nulla di Eliza, perché ci tieni così tanto che il piccolo torni da lei?» le chiese, non vedendo l'ora che si tradisse.
«Non mi interessa di lei, è così. Te l'ho detto, le voglio bene, ma ho bisogno di non avere limiti. Non lo faccio per Eliza, ma per Christian. Quindi rispetta i patti e fammelo portare da lei.» replicò Alycia, dura. Franklin si massaggiò il mento con la mano destra. Era pensieroso. Non si aspettava una risposta così pronta. Non si fidava di Alycia, ma quella situazione lo stava divertendo da matti. Si avvicinò all'attrice. Lanciò un'occhiata al materassino. Christian si era svegliato e si era accoccolato alla sorella. Rachel sembrava dover chiudere gli occhi da un momento all'altro. Alycia avrebbe voluto abbracciarla e portarla via, ma era consapevole di non poterlo fare.
«Prendi pure il bambino. Potrai portarlo a chi ti pare, ma non andrai da sola. Susan verrà con te. Mi dimostrerai che hai definitivamente tagliato i ponti con Eliza.». Alycia annuì, lo sguardo rivolto alla ragazza con i capelli rossi che era appena sbucata alle spalle di Franklin.
«Che ne sarà di Rachel?» domandò.
«Tornerà in Canada e ci resterà.» rispose Franklin, secco. Alycia rimase impassibile. Si chinò e prese in braccio il bambino, cercando di avvicinarsi il più possibile alla ragazza.
«Tornerò a prenderti.» bisbigliò, impercettibile. Si assicurò che Christian stesse bene e lo strinse a sé.
«Possiamo andare.» dichiarò. Lasciarono la cantina e tornarono alla macchina. Alycia si sedette sul sedile posteriore e accomodò il piccolo accanto a sé. Christian si appoggiò al suo fianco, il dito in bocca. Non piangeva, ma aveva l'aria terrorizzata.
«Adesso andiamo a casa.» lo rassicurò, baciandogli il capo.
«Che scena commovente, sto per vomitare.» commentò Susan.
«Non distrarti e tieni d'occhio la strada, non ho intenzione di morire.» ribatté l'australiana. La rossa sogghignò, divertita.
«Cosa si prova a tradire tutte le persone a te più care?» chiese. Sembrava curiosa.
«Non sono persone care. Eliza mi poneva troppi limiti, te l'ho detto.»
«Oh, andiamo, non crederai che me la sia bevuta.» replicò Susan.
«Credi a quello che vuoi. Io so solo che mi mancavano certe vecchie abitudini. Se vuoi, posso provatelo anche subito.» rispose l'attrice. La rossa non fece ulteriori domande. Forse la prima a non essere pronta per tanta audacia era proprio lei. Proseguirono il resto del viaggio in silenzio. Christian si era addormentato di nuovo. Giunsero a destinazione dopo una ventina di minuti. Alycia prese Christian per la manina e si avviò verso la casa di Eliza. Si fermò alla porta. Non si era mai sentita a casa come in quel posto. Rabbrividì. Ma cosa stava facendo?
«Vedi di non fare mosse strane.» minacciò Susan, poggiandole un coltello sulla schiena. Alycia si morse il labbro. Suonò il campanello. Fu Eliza ad aprire. Per poco non svenne.
«Eli, chi... Cazzo!» imprecò Richard
«Cosa ci fai tu qui?» urlò Marie. Dietro di lei, Lindsey e Bob erano increduli.
«Ho portato lui.» dichiarò Alycia, mostrando Christian. Lo lasciò andare e il bambino corse ad abbracciare Eliza. La bionda era paralizzata. Alycia avrebbe voluto rassicurarla, ma non poteva. Franklin la teneva in pugno. Era quella la sua vendetta, distruggere tutto ciò che di buono avevano creato.
«Bene. Tesoro, andiamo.» la richiamò Susan.
«Tu sei quella dell'altro giorno. Non ci posso credere che tu l'abbia portata qui.» esordì Lindsey, con un pizzico di delusione. Non aveva ancora capito del tutto a che gioco stesse giocando Alycia.
«E tu sei la pazza che l'ha aggredita. Non capisco perché tu non sia allo zoo.» ribatté Susan. Alycia serrò i pugni. Era stanca. Davanti a lei, Eliza annaspava, incapace di capire cosa stesse succedendo. Marie era scattata in avanti, trattenuta da Bob. Alycia la guardò negli occhi. Non aveva scelta. Eppure, aveva fatto una promessa.
«Allora, muoviti!» insistette Susan, puntandole il coltello contro la schiena. Alycia scosse il capo, lo sguardo fisso verso Marie.
«Jomp em op.» mormorò. Marie sgranò gli occhi. Susan fece una faccia confusa.
«Jomp em op.» ripeté l'australiana. Marie scattò. Susan non ebbe il tempo di realizzare. Si ritrovò a terra, travolta dalla furia cieca dell'attrice. Marie la colpì al volto e allontanò il coltello con un calcio e lo raccolse. Susan fece per alzarsi, ma l'attrice le premette il pugnale alla gola.
«Stai ferma.» sibilò. La fece alzare e la trascinò dentro casa. La chiuse a chiave dentro uno sgabuzzino e sorrise, soddisfatta. Richard, Lindsey e Bob erano allibiti.
«Meno male che mi ricordavo come si dice "attacca" in trigedasleng. Bella idea Aly, anche se credo che tu ci debba qualche spiegazione.». Marie si voltò, preoccupata dall'assenza di una qualche risposta. Alycia ed Eliza erano immobili, una sull'uscio di casa e l'altra sul marciapiede.
«Ragazze?» le chiamò Bob, inutilmente. Eliza allungò il braccio, sfiorando la guancia di Alycia. Poi, tutto ciò che vide fu il buio.


Jomp em op: attaccala

Angolo del disagio

Buonsalve, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Non manca molto alla fine di questa storia, solo quattro capitoli e l'epilogo. Vi avverto che, da domani, comincerò a postare una nuova fic, questa volta a cadenza settimanale. Spero la leggiate e che possa essere di vostro gradimento.
Intanto, grazie mille per seguire questa storia e per votarla!
Alla prossima!

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora