30.Given Up

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30.

You've given up
Given up
Given up on love
But I still feel the same
[...]
I pray you found your calling
And I hope you feel that it was worth the pain
(Boyce Avenue-Given Up)

Eliza era andata a prendere Christian e ne aveva approfittato per invitare Marie e Lindsey a pranzo. Non aveva la benché minima intenzione di restare da sola, non dopo la discussione che aveva avuto con Alycia. Lindsey insistette per portare anche Richard ed Eliza cominciò a sospettare che ci fosse del tenero fra i due, ma non lo diede a vedere. Non erano fatti suoi, in fin dei conti. Aprì la porta ed entrò. Solo in quel momento realizzò che aveva lasciato Rachel in casa. Fece segno ai suoi amici di attendere un attimo fuori e si avviò verso la stanza degli ospiti. Di Rachel nessuna traccia. La finestra era aperta, probabilmente era uscita da lì. Sospirò sconsolata. Si diresse in cucina e constatò che non doveva nemmeno aver letto il biglietto che aveva lasciato sul tavolo. Si era svegliata e se l'era data a gambe, semplicemente. Un orribile sospetto l'assalì. Si diresse verso camera sua. Esplorò attentamente gli scaffali della libreria di fronte al letto. Scostò un paio di libri e prese una scatola. La scoperchiò e si diede della stupida. Rachel aveva trovato i soldi e ne aveva di certo rubati un po'. Contò quelli rimasti e si sorprese nel notare che, in realtà, aveva preso solamente trecento dollari. Rachel aveva prelevato la quantità di denaro pari al valore che Franklin aveva deciso fosse il suo ed era scappata via. Eliza aveva un nodo in gola. Come poteva un essere umano avere un prezzo? Come era possibile che una vita valesse appena trecento dollari? E come era possibile che Rachel si fosse arresa a quella enorme e svilente menzogna a tal punto che l'unica cosa che aveva deciso di fare era stato scappare via? Possibile che quella ragazza sapesse solo fuggire? Esattamente come Alycia. Perché non provavano a restare? Chi aveva fatto credere loro di non avere un futuro? Chi poteva essere stato così crudele? E cosa poteva fare lei per aprire loro gli occhi, mostrare loro che un'alternativa a quel dolore e a quella disperazione c'era?
«Eli, tutto a posto?» domandò Richard, riportandola alla realtà. Eliza si apprestò a riporre la scatola al suo posto e annuì, poco convinta.
«Stavo solo controllando un paio di cose. Vi aiuto a cucinare, c'è del pollo in freezer e potremmo panarlo.» propose.
«Non ci pensare nemmeno. Tu ora riposi, pensiamo a tutto noi.» la fermò Lindsey. Eliza cedette di malavoglia e si accomodò sul divano. Christian si mise ai suoi piedi, giocando con delle macchinine. Marie la raggiunse poco dopo e le si sedette accanto.
«Sei sicura di stare bene?» esordì. Eliza si grattò il capo, nervosa. Sospirò.
«Mi passerà, Marie. Io ho preso una decisione tre anni fa e ora Alycia ha preso la sua. La vita è questo, un alternarsi di scelte. Giuste o sbagliate che siano, sono prese in totale libertà e non si può fare altro che accettarne le conseguenze. Quattro mesi fa l'ho allontanata senza nemmeno provare ad ascoltare ciò che aveva da dire.»
«Quattro mesi fa Alycia si è comportata molto male, Eli. Non è stata colpa tua. Tu hai una grossa responsabilità nei confronti di Christian e hai il dovere di proteggerlo. Mi sarei comportata esattamente come te.» asserì Marie. Eliza annuì. Il suo sguardo cadde su Christian. Il bambino stava giocando spensieratamente. Sospirò di nuovo. Già, aveva il dovere di proteggerlo, ma come? Franklin gliel'avrebbe sottratto, era solo questione di tempo. Rabbrividì al pensiero. Davvero per quell'uomo Christian non era nient'altro che la riscossione di un debito, un mero pagamento in carne di una somma altrimenti espressa in denaro? Non riusciva a capire come un essere umano potesse diventare così abbietto. In The 100, Clarke aveva affrontato personaggi spregevoli e privi di qualsiasi empatia e umanità nei confronti delle altre persone, ma Eliza non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi di fronte a gente del genere anche al di fuori della finzione televisiva. La malvagità che circondava Franklin era così reale, da risultare impensabile. Quell'uomo era il male incarnato e lei si era fatta abbindolare dalle sue buone maniere, come Eva con il serpente. Si ritrovò a chiedersi se era sempre stato così o se, per caso, qualche evento traumatico non avesse reso quell'uomo così cattivo. Non aveva risposta alla domanda. Dicono che i bambini siano tutti puri e che il male non esista nei neonati. Eliza non sapeva se ciò fosse vero o meno. Il male fa parte dell'uomo, questa era la sua unica certezza. Forse il nocciolo della questione era un altro. Forse era di nuovo la scelta. Ripensò all'incontro di poche ore prima con quel poliziotto. Sembrava una persona onesta e sincera. Forse lui avrebbe potuto aiutarla. Scosse il capo. Alycia non lo avrebbe mai permesso. Rachel non si sarebbe mai fidata e l'avrebbero persa per sempre. Eppure, doveva esserci un modo per convincere sia lei, sia Alycia. Un compromesso, forse. Sorrise, nervosa. Solo fino a due giorni prima, avrebbe giurato odio eterno nei confronti di Rachel ed Alycia. Era cambiato tutto, così all'improvviso. O, forse, nulla era davvero cambiato. Forse, e questa era la verità, quei quattro mesi erano stati una bolla, un'illusione, un tentativo disperato di fingere che non fosse possibile fare i conti con ciò che provava e con ciò che aveva vissuto. Aveva provato a nascondere qualsiasi tipo di sentimento, si era annullata completamente in nome del dolore. Non aveva più intenzione di farlo. Mai più. Doveva fare una scelta, prendere una decisione tra molte possibili. Ne avrebbe avuto il coraggio?

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora