23.Conspiracy

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23.

Where can I turn? 'Cause I need something more
Surrounded by uncertainty, I'm so unsure
Tell me why I feel so alone
'Cause I need to know to whom do I owe
(Paramore-Conspiracy)

Eliza si sentiva inquieta. Pur di non affrontare Alycia, aveva deciso di accettare un invito a pranzo da parte di Franklin. L'uomo l'aveva fatta chiamare verso metà mattina e l'idea di capirci qualcosa in più in quella storia l'aveva allettata troppo, ma ora l'angoscia stava prendendo il sopravvento. "Il signor Franklin non è come sembra, Eli. Ti prego, credimi.", quelle parole dette da Alycia continuavano a risuonarle nella testa e non la lasciavano per niente tranquilla. E poi, come facevano quei due a conoscersi? L'uomo si era rivolto ad Alycia in un modo così informale, come se si frequentassero da una vita. "Ormai sei in ballo, Eliza, non puoi tirarti indietro." si fece coraggio. Ringraziò mentalmente Marie per aver accettato di tenerle Christian e attraversò la strada. Davanti a lei si stagliava uno dei più alti grattacieli di Los Angeles. Si guardò intorno. Nessuna traccia di Franklin. Estrasse dalla giacca un pacchetto di sigarette e se ne accese una. Per la prima volta in quattro mesi, si ritrovò a desiderare che Alycia fosse lì con lei. "Almeno saprebbe dirmi cosa sta succedendo." rifletté. L'arrivo di una limousine nera attirò la sua attenzione. Lo sportello si aprì e ne uscì Franklin in persona, seguito da due grossi energumeni. All'attrice vennero i brividi.
«Eliza, carissima. Mi scuso per il ritardo. Contrattempo di lavoro.»
«Non si preoccupi.» rispose Eliza, allungandogli il braccio. Entrarono nel ristorante. Era un locale di lusso e l'australiana non ci aveva mai messo piede.
«È un mio ristorante, non pagheremo niente, non deve preoccuparsi.» spiegò Franklin, intuendo i pensieri di Eliza. Si sedettero al tavolo e ordinarono.
«Mio nipote adora The 100. Il suo personaggio preferito è Ble... Bell...»
«Bellamy.» lo aiutò l'attrice.
«Esatto, proprio lui! Ah, mio nipote è un ragazzo in gamba. Farà strada.»
«Non sapevo avesse dei figli.» confessò Eliza.
«Una figlia. Non parliamo molto da quando è morta sua madre. Sa, me la ricorda molto. Avete la stessa luce negli occhi, quella della determinazione. Entrambe siete donne forti. Da quello che mi ha detto, ha cresciuto un bambino da sola, non è da tutti.». Eliza non sapeva se sentirsi lusingata o inquietata da quei complimenti. Franklin sembrava sapere così tante cose su di lei. Troppe.
«Christian è un bambino forte. Ce l'avrebbe fatta anche senza di me.» disse, senza pensarci troppo. Calò il silenzio per qualche attimo. Franklin sorseggiò del vino ed Eliza lo imitò.
«Da quanto conosce Alycia?» chiese a bruciapelo. L'uomo sembrava aspettarsi quella domanda.
«Oh, la signorina Debnam-Carey e io ci conosciamo da almeno cinque anni. Abbiamo avuto un rapporto, come si può dire... Travagliato?» rispose. Eliza fece per chiedere altro, quando il cameriere portò il cibo. I due cominciarono a mangiare, senza spiccicare parola. Si stavano studiando.
«Conoscendo Alycia, deve aver combinato qualche grosso guaio.» ipotizzò poi Eliza, riprendendo la conversazione. Franklin ghignò. La ragazza intuì che stava cercando di decidere se scoprire o meno le sue carte.
«Quando la conobbi, Alycia era solo una ragazzina. E non sempre i ragazzini finiscono per frequentare buone compagnie. Sa Eliza, c'è una regola di buonsenso alla base del vivere: mai giocare con il fuoco. Mai cercare di essere più furbi di chi detiene il potere.». L'attrice aggrottò la fronte.
«Non capisco.» mormorò. Franklin le sorrise, ma in quel gesto Eliza non trovò affatto la cordialità della sera precedente.
«Lei conosce i Prune?». L'attrice trasalì. Era la band di Rachel. Annuì lentamente.
«Non so se ha seguito le vicende di quel gruppo. Rachel, la cantante, e Alycia strinsero amicizia. Quelle due ragazzine si misero in testa di poter cambiare il mondo. Denunciare con la musica quelli che loro credevano essere abusi subiti dalla comunità locale, un intento nobile, quanto sciocco. Si sono infilate in un gioco più grande di loro e si sono scottate, Eliza. Hanno provato a seguire le loro regole, ma il banco il banco lo teneva qualcun altro.» raccontò l'uomo. Bevve altro vino.
«Loro mi hanno portato via qualcosa che mi spettava di diritto. Qualcosa che ora ha lei, signorina Taylor.». Eliza rabbrividì.
«Christian.» mormorò. Si alzò di scatto, ma i due energumeni le si pararono davanti, costringendola a sedersi nuovamente. Era nel panico, ma cercò di non darlo a vedere.
«Che cosa vuole da mio figlio?» ringhiò. Franklin arricciò il naso.
«Ma Christian non è ancora suo figlio.» sibilò l'uomo. Eliza era paralizzata.
«Lo sarà.» replicò, cercando di mostrarsi il più calma possibile. Franklin bevve altro vino.
«Christian mi serve, Eliza. Rachel ha provato a sfidare la sorte. Le è andata bene per tre anni, ma alla fine prevarrò io. Lei ha due opzioni: opporre resistenza ad un ineluttabile destino o consegnarmi il bambino, rinunciando all'adozione. Se imboccherà la strada giusta, nessuno si farà del male, è una promessa.»
«Mi sta minacciando?» sbottò Eliza.
«Non lo farei mai, mi creda. No, la mia non era una minaccia nei suoi confronti.». L'attrice non riuscì a trattenere oltre le lacrime. Scoppiò a piangere, nascondendo il volto dietro le mani.
«Lei deve semplicemente scegliere, signorina Taylor. La vita è costellata da decisioni e lei deve solo prenderne una. Con la scelta giusta non sarà costretta a chiedersi qual è la persona a cui tiene di più. Ci pensi, ha due giorni per rispondermi.» concluse l'uomo, alzandosi e andandosene. Eliza aspettò che se ne fosse andato, per poi correre via. Aria, ne aveva bisogno. Si appoggiò alle pareti del grattacielo. Aveva il respiro corto e il cuore le batteva all'impazzata. Prese il telefono e cercò in rubrica qualcuno a cui scrivere. "È giunto il momento di parlare faccia a faccia." realizzò tra sé e sé.

Crying Over YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora